Uonderbois: dietro le quinte della serie con l’autrice Barbara Petronio

I luoghi, il folklore e la magia di Napoli al centro dello show. Ne abbiamo parlato con la sceneggiatrice, che ci ha raccontato com'è nata la serie Disney+.

I giovani protagonisti di Uonderbois

Ci siamo avvicinati a Uonderbois con curiosità e un pizzico di scetticismo, ma dopo aver iniziato la visione in occasione delle interviste realizzate alle Giornate Professionali di Cinema di Sorrento è stata la prima sensazione ad aumentare, lasciando scivolar via i dubbi. Ci ha in più fatto sorridere la coincidenza della data di distribuzione su Disney+, nella stessa settimana con la nuova serie di Star Wars, Skeleton Crew, con cui condivide alcuni punti di contatto, sia nello spunto narrativo che nel tono.

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Una scena della serie Disney+

Una curiosità che abbiamo voluto approfondire con Barbara Petronio, coautrice insieme a Gabriele Galli, per farci raccontare i retroscena della genesi della serie, ma soprattutto indagare uno dei misteri della serie che si nasconde nel suo backstage: perché a Napoli e su Napoli, visto che la Petronio non è originaria della città campana? "No, non sono napoletana e nemmeno ci vivo" ci ha infatti confermato a inizio della nostra chiacchierata, "ma sono da sempre una grande appassionata da Napoli. Da quando la conoscono, non da abitante ma da turista, mi considero tale."

Napoli e le origini della serie

Napoli lo fa, potremmo dire parafrasando la citazione di Un mondo a parte, ti accoglie, ti fa sentire a casa. E fa nascere idee, stuzzica la creatività. "L'idea nasce" ci ha raccontato infatti la Petronio, "perché un mio caro amico, che è Giorgio Romano, uno dei due registi della serie, mi invitò a fare un weekend a Napoli insieme a Gabriele Galli. Era il 2016, ci fece stare a casa sua, facemmo un giro, vedemmo la Napoli Sotterranea, ci porta alla Gaiola, facemmo addirittura il bagno perché all'epoca si poteva fare." Un tuor nei luoghi che poi sono finiti anche nella serie, insomma.

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I protagonisti in una delle location della serie

"Abbiamo fatto un giro nei luoghi della sua infanzia, perché essendo napoletano li conosceva molto meglio di noi. E mentre facevamo giri, ci raccontava non solo le leggende note come il Munaciello, la Sirena Partenope, la Bella 'mariana, ma anche lo stile di vita, della sua vita e della sua infanzia e adolescenza in quella città. Ci venne quasi naturale il collegamento con un cinema americano degli anni '80, in particolare Steven Spielberg, I Goonies, ma anche Mamma, ho perso l'aereo e altri titoli. È nato questo mix, questa scintilla, di unire la bellezza di questi posti, che è una bellezza assolutamente non replicabile, a questa atmosfera avventurosa di amicizia in un gruppo di ragazzini."

La passione per Napoli e lo sguardo neutro

Una prima scintilla, una prima idea, che è stato necessario condire di altri ingredienti che hanno contribuito a formare la Uonderbois che è arrivata su Disney+. "È stato necessario arricchire la trama, ci siamo inventati l'espediente della statuetta e tante altre intuizioni che pian piano l'hanno resa un soggetto vero e proprio" e poi una serie quando l'idea è piaciuta ed è stata approvata dalla Disney. "Ho fatto il pitch in inglese a quello che era allora il capo della Disney, che non era mai stato a Napoli. Ma devo avergli trasmesso la passione per la città, perché se ne innamorò, così come se ne è innamorato il team italiano, che pure la conosceva bene."

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Uonderbois: Giovanni di Lorenzo con Nino D'Angelo

Passione, ma anche uno sguardo esterno e pulito alla città. Forse per questo non abbiamo trovato in Uonderbois alcuni eccessi e un certo autocompiacimento che nella serie Disney+ manca. "Forse sì, ma forse è anche merito del collegamento che abbiamo fatto tra cinema d'avventura e quei posti" e forse è vero, perché strizza l'occhio a storie che siamo abituati a vedere in contesti differenti. "Immagini le colline californiane o gli ambienti ricostruiti nei grandi studios e non ti viene in mente che a Bacoli possa esserci un posto dove si può girare una storia d'avventura."

Una storia magica che mancava

Un altro aspetto che colpisce guardando la filmografia di Barbara Petronio è l'attinenza alla realtà che ricorre in tante sue produzioni, da Romanzo criminale e ACAB a RIS e Alfredino, mentre in Uonderbois si esplora il fantastico e la magia, qualcosa di meno terreno e tangibile. "Questa era più un'esigenza mia e degli altri autori, anche dei registi. Sono stata fortunata perché ho avuto la possibilità di scrivere cose come Romanzo criminale, che raccontavano il periodo per eccellenza, quello che tutti avrebbero voluto raccontare, ma si finisce spesso a raccontare le stesse storie declinate in modo differente. Uonderbois me la sono costruita partendo dalla voglia di uscire dai soliti schemi della serialità del nostro mercato."

Sono pochi i tentativi degni di nota, c'è riuscito Gabriele Salvatores sin da Nirvana, ma il fantastico è stato esplorato molto poco. E forse anche il nostro pubblico sente l'esigenza di qualcosa di diverso che sia raccontato nel nostro paese, in luoghi che può conoscere e riconoscere, con dinamiche anche culturali che gli sono vicine. Che sia Uonderbois a segnare una strada da poter percorrere? Anche per accompagnare e arricchire un percorso virtuoso che si sta costruendo, che vede eccellenze molto apprezzate dagli spettatori come Hanno ucciso l'uomo ragno in ambito Sky, che ha vissuto un grande 2024, o Qui non è Hollywood lato Disney. "Si è alzato il livello negli ultimi quattro o cinque anni, mi sembra di percepire che si comincia a lavorare di più sulla qualità e capita di vedere serie con una bella fotografia, ben recitate."

Le grandi storie per ragazzi

Facciamo notare a Barbara Petronio la coincidenza dell'arrivo su Disney+ insieme a Skeleton Crew e ci conferma che "nessuno ovviamente sapeva dell'altra, ma abbiamo scelto un genere, un tema, che è un fiore all'occhiello non solo dell'intrattenimento Disney, che se vuoi è l'intrattenimento per antonomasia." Si è lavorato sui temi, sulle atmosfere, su magia ed eventi strani, condendo il tutto con "il percorso di crescita dei ragazzini, che si confrontano con aspetti un po' più duri della vita." Un tentativo, tra i primi in Italia, ma "con la speranza che ce ne saranno altri." Anche perché Uonderbois con queste premesse ha la possibilità di raggiungere un pubblico ampio, anche in vista del Natale: "l'abbiamo sempre pensata come una storia natalizia, l'abbiamo ambientata in questo periodo sin dai primi soggetti."

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Giovanni Di Lorenzo sul set della serie

Storie che "negli anni '80 si facevano molto bene, poi forse si è un po' persa quella tradizione." E ne parlavamo anche con gli autori di Skeleton Crew, che ci raccontavamo come avessero cercato di riprodurre un aspetto in particolare di quei film: non guardare ai ragazzi dall'alto in basso, di mettersi alla pari con loro, un aspetto che ritroviamo anche in Uonderbois.

Napoli e il contatto umano in Uonderbois

"Abbiamo raccontato questi ragazzi in una città che dal punto di vista delle relazioni umani è molto particolari, un contesto in cui si cerca l'aggregazione, in cui il tuo vicino di casa è la tua famiglia. La volontà era quella di raccontare una storia in cui i bambini potessero non vivere davanti agli schermi, ai telefoni. Anche a questo è dovuta la scelta della Napoli Sotterranea, che ci ha facilitato tanto: perché lì sotto i telefoni non prendono e ci ha permesso di rientrare in una dimensione di rapporti umani e relazioni non mediate dai messaggini."

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Una scena della serie ambientata a Napoli

Questo è un altro aspetto che interessava a Barbara Petronio e gli autori: "è importante che i ragazzi crescano sapendo che l'amico esiste in carne e ossa, che a volte lo devi salvare, ti ci devi arrabbiare, ma sempre in carne e ossa. La voglia di fare un racconto di formazione attuale, ma lavorando su tematiche che non sono quelle che vedi abitualmente nelle serie teen. Non amo quando appare la chat sullo schermo, lo volevo evitare in tutti i modi, e Napoli mi ha aiutato" trovando un espediente narrativo che non è forzato per giustificare l'assenza degli smartphone e creare i presupposti perché sia naturale è un merito.

Il lavoro con i protagonisti

Una delle difficoltà è stata ovviamente di casting, perché quando si cercano giovani attori è necessario individuare ragazzi che siano simili ai rispettivi personaggi. E soprattutto, come ci spiega la stessa Petronio, creare il gruppo, cercare nuovi membri del cast che possano funzionare insieme a quelli già scelti. "È stato un processo lungo quello di creare il quintetto che volevamo", durante il quale il primo interprete scelto ha fatto da spalla nei provini degli altri. "Alcuni già si conoscevano, con gli altri si è creato un legame durante le riprese." E parte del merito va a Peppe Mastrocinque, l'actor coach che li ha seguiti, che "ha fatto loro da papà in tutto il tempo delle riprese."

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Serena Rossi in una scena di Uonderbois

Un'amicizia nata e ormai consolidata, che potrà servire anche in una eventuale Uonderbois 2, per la quale già si hanno idee: "se mi danno il via, io sono pronta" ci ha detto infatti Barbara Petronio, che ha immaginato già soluzioni per accompagnare la crescita dei giovani protagonisti. Ma è ancora presto per parlarne, perché al momento della nostra chiacchierata non erano ancora disponibili dati sull'accoglienza della serie e non ci resta che aspettare e vedere anche quanto se ne parlerà nel periodo delle feste. Perché, come dicevamo, è pur sempre una storia natalizia.