Per tenere a galla una nave, soprattutto se grande e imponente, serve un ingranaggio che funziona al meglio ma soprattutto servono una guida e un coordinamento che facciano oliare il meccanismo a dovere. In Unwanted - Ostaggi del mare, la nuova serie Sky Original in onda ogni venerdì su Sky Atlantic e in esclusiva streaming su NOW con due nuovi episodi i capitani sono ben quattro, davanti e dietro le quinte che confermano la co-produzione internazionale messa in atto per questo progetto che prende spunto dal libro-inchiesta di Fabrizio Gatti Bilal per aggiungerci qualcosa di profondamente fiction e allo stesso tempo collegato all'attualità: una nave da crociera, la Orizzonte, che si ritrova a dover imbarcare 28 migranti ma è diretta proprio sulle coste del luogo da cui loro sono scappati, provocando disagio e agitazione tra passeggeri ed equipaggio.
Dietro la macchina da presa ci sono il creatore e sceneggiatore italiano Stefano Bises (già collaboratore del network satellitare in Gomorra, The New Pope, Il miracolo, Speravo de morì prima) e il regista tedesco Oliver Hirschbiegel, mentre davanti alla telecamera l'italiano Marco Bocci, che torna a Sky molti anni dopo Romanzo Criminale per interpretare il comandante della nave Arrigo Benedetti Valentini, e il congolese Dada Bozela, che è Tareq, colui che sembra gestire il gruppo di migranti arrivati a bordo e indesiderato come da titolo.
Leader nati
Nella nostra intervista ai capitani di Unwanted - Ostaggi del mare (qui invece trovate la nostra recensione) abbiamo chiesto a Marco Bocci e Dada Bozela cosa abbiano imparato su ciò che debba e ciò che non debba essere un leader dato il proprio ruolo nella serie. Risponde Marco Bocci: "Il ragionamento che fin dall'inizio, almeno a me, la sceneggiatura ha posto, è che il punto di vista di ogni cosa può stravolgere totalmente gli eventi da un momento all'altro. Oltre ad esserci due leader, non c'è un vero protagonista all'interno della storia, perché questi ruoli possono essere totalmente scambiati. È chiaro che Arrigo è protagonista di un viaggio che viene interrotto per salvare delle vite e poi da tutto quello che combina Tareq. Allo stesso tempo però c'è un altro protagonista (Tareq) che fa un viaggio che viene interrotto da Arrigo e quindi in questo caso il capitano della nave diviene l'antagonista distruggendo in qualche maniera tutti i suoi sogni. Ho imparato proprio questo: è fondamentale per avere un giudizio, un punto di vista, la conoscenza approfondita di ogni cosa, soltanto così si ha la possibilità di prendere delle decisioni e di ribellarsi a quelle sbagliate".
Dice la sua anche Dada Bozela: "Come leader devi vincere, o comunque perdere può diventare un'opportunità. O vinci o impari. È importante non essere disperati quando si è un leader e prendere decisioni, a volte le persone non le capiranno ma a lungo andare si dimostreranno giuste. Devi fidarti di te stesso e connetterti con te stesso, col tuo istinto".
Capitani coraggiosi
Unwanted, come abbiamo detto, è estremamente corale, internazionale e variegata visto il tema dei migranti che affronta. Però Marco Bocci si è sentito inevitabilmente un po' capitano anche sul set: "Ci sono stati effettivamente dei momenti durante i quali per tante dinamiche mi sono sentito tale, però c'è anche stato uno spirito di collaborazione e di unione con un cast internazionale fantastico, soprattutto quando giravamo in mare aperto all'interno della nave. Sarà forse perché a volte quando si gira fuori per tante ore insieme, ci si lascia condizionare tra attori dal ruolo che si interpreta. È chiaro che io ero il capitano, gli altri erano abituati a vedermi tutti i giorni con questa divisa che doveva dare sicurezza e certezza, e quindi è successo molto spesso che in qualche modo mi sono sentito un po' la responsabilità di tanti aspetti. È stato anche piacevole e mi ha aiutato ad interpretare questo personaggio".
L'unione sul set l'ha sentita anche l'interprete di Tareq: "Quando non giravamo abbiamo passato dei bei momenti insieme, ballavamo, cantavamo come dei ragazzini. Come una famiglia, abbiamo fatto squadra. Ma come membro del cast facevo semplicemente il mio lavoro, certo è che se qualcuno aveva bisogno di qualcosa facevo il possibile per aiutare. Parlavamo sempre con Oliver per sapere cosa volesse come regista. È stato un po' come un padre per me durante le riprese. Sono stato me stesso in fondo".
Capitani dietro le quinte
Tocca passare ai capitani dietro le quinte nelle nostre interviste di Unwanted. Lo sceneggiatore Stefano Bises e il regista Oliver Hirschbiegel sono un po' gli Arrigo e Edith (il personaggio di Jessica Schwartz) di questa serie, che vengono da nazionalità e background diversi. Come trovare una lingua comune che tenesse a galla il progetto sia dal punto di vista della sceneggiatura che della regia? Ce lo racconta per primo Oliver: "In realtà non direi che veniamo da background diversi. Stefano è uno sceneggiatore, io un regista. Lui crea la storia, io sono lo storyteller. Se non ci odiamo, è l'accoppiata perfetta. Mi permetto di dire che lo siamo stati (ride)". Scherza invece Bises sulla sua somiglianza con il personaggio di Bocci: "Io mi sento definitivamente Arrigo, cioè una persona non all'altezza dei suoi principi, e quindi mi sono molto identificato con quel personaggio. Tutto il lavoro sulla serie è stato cercare un equilibrio tra mondi e sensibilità completamente diversi. Se lui è Edith e io Arrigo, poi ci sono i tedeschi e i napoletani, gli africani, gli inglesi ricchi, è stato tutto un tentativo di armonizzare punti di vista differenti sulla stessa situazione".
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Scrittura lostiana e regia claustrofobica
Il secondo episodio di Unwanted è monografico e racconta il background con i flashback di uno dei migranti. Questo schema narrativo continua anche negli episodi successivi, anche con i flashforward che ci mostrano un punto d'arrivo, un'indagine, degli interrogatori che inizialmente non comprendiamo appieno. Una struttura davvero lostiana. Viene da chiedersi quindi se è stata pensata come miniserie o per durare più stagioni, dato che su 28 migranti le storie sono potenzialmente tante.
Risponde Bises: "Prosegue in modo monografico, nel senso di illuminare un personaggio per ogni episodio. Non nell'idea di poter continuare all'infinito, perché ovviamente il viaggio è concluso. C'è tutto un pezzo di racconto che non è mai stato fatto da nessuno finora, ovvero che cosa succede a queste persone quando arrivano. Un pezzo c'è nel libro di Gatti quando riesce ad infilarsi nei centri di prima accoglienza, che sono dei luoghi infernali. Non è stato raccontato lo schiavismo se non parzialmente dal nostro cinema, a cosa vanno incontro queste persone quando mettono piede qui e non sono chiuse e rispedite indietro. Un'eventuale seconda stagione di Unwanted dovrebbe raccontare questo".
Hirschbiegel invece ci racconta le difficoltà del girare su una nave nel mezzo del Mar Mediterraneo, uno spazio chiuso ma aperto allo stesso tempo: "Gli esseri umani possono essere rinchiusi in una stanza due metri per due. Se ci sono più persone, inizieranno a parlare. Non appena iniziano a parlare, il mondo si apre e ci sono ricordi, emozioni, scambi di pensieri. Quando questo avviene tra due persone, accade lo stesso. Se sei su una nave così grande con tante stanze e tante persone diverse, si moltiplica in questo senso".
Unwanted come Titanic e David Foster Wallace
Durante la visione Unwanted - Ostaggi del mare ci ha ricordato Titanic di James Cameron solo che qui la terza classe non era proprio stata prevista a bordo della nave, e infatti nessuno li vuole. A quest'affermazione Bises risponde così: "In realtà le navi da crociera sono un mondo in miniatura, soprattutto se si guardano verticalmente. Ai piani alti anche solo a livello di equipaggio, comandante, ufficiali, sono tutti o greci o italiani. Quando si comincia a scendere si trova l'Est Europa con quelli che servono a tavola e fanno le pulizie in camera. Si scende ancora e si trova l'Asia. È veramente uno spaccato pazzesco del mondo."
Continua poi: "Io direi David Foster Wallace come riferimento, quel meraviglioso racconto che ha fatto su una nave da crociera perché lì dentro c'è tutta la follia del nostro mondo, il Nord ricco e il Sud povero, e improvvisamente su questa scena irrompono degli indesiderati, che evidentemente e legittimamente irritano chi si è pagato quella vacanza, e non solo necessariamente è ricco. Come ad esempio i napoletani che hanno risparmiato due anni per potersi permettere quella crociera e se la vedono guastare da quest'irruzione di irrealtà intollerabile. Però c'è anche la vita di coloro che su queste navi passano nove mesi senza mai vedere la luce del sole, perché vivono sotto la linea di galleggiamento. Il mio riferimento con le dovute proporzioni dato che quello è un capolavoro assoluto è stato sicuramente Foster Wallace".