Uno di noi sta mentendo, la recensione: Pretty Little Gossip

La recensione di Uno di noi sta mentendo, il nuovo teen mystery drama che strizza l'occhio a Pretty Little Liars e Gossip Girl, disponibile dal 18 febbraio su Netflix.

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Uno di noi sta mentendo: il cast in un'immagine della serie

Non possiamo non pensare ai "fantasmi" delle serie del passato che aleggiano sul nuovo arrivato e ne condizionano inevitabilmente la resa, scrivendo la recensione di Uno di noi sta mentendo, il nuovo teen mystery drama che da Peacock arriva in Italia su Netflix dal 18 febbraio.

Pretty Little Gossip

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Uno di noi sta mentendo: una foto di scena

Con un incipit che omaggia Breakfast Club e basato sull'omonimo romanzo young adult di Karen M. McManus adattato per la tv da Erica Saleh, Uno di noi sta mentendo mette da subito le proprie carte in tavola. Solo che la punizione a cui sono costretti i cinque protagonisti non li renderà più uniti o più forti ma finirà inaspettatamente con una morte prematura: un epilogo - anzi un prologo - estremamente crudo. Da qui inizieranno una serie di plot twist e colpi di scena che ricordano moltissimo come meccanismo narrativo Pretty Little Liars, lo show che ha fatto la fortuna (e la sfortuna) di ABC Family, mescolato a Gossip Girl.

Uno Di Noi Sta Mentendo Scena
Uno di noi sta mentendo: una scena della serie

Al centro della storia c'è infatti Simon (Mark McKenna), uno studente della Bayview High che attraverso un blog di gossip scolastico, svela i più reconditi segreti degli studenti insieme all'amica Janae (Jessica McLeod), per vendicarsi di come viene trattato giornalmente dai suoi compagni di scuola. Tutti però sanno chi sia, e questa è una delle possibili motivazioni dietro la sua morte misteriosa, ufficialmente definita "un incidente". Tutti avevano un possibile movente e quindi, proprio come dice il titolo, Uno di loro sta mentendo: agli altri, alla scuola, alla polizia, ai propri genitori. Ma chi aveva davvero da guadagnare dalla morte di Simon? Chi lo odiava a tal punto da essere disposto a rischiare il tutto per tutto pur di toglierselo dai piedi? Otto episodi per svelarlo agli spettatori e agli stessi protagonisti.

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Vedi alla voce guilty pleasure

Uno Di Noi Sta Mentendo Mark Mckenna
Uno di noi sta mentendo: Mark Mckenna in una scena

Se una serie mystery young adult come Cruel Summer aveva trovato uno strumento anche tecnico (le tre gradazioni di colore e le estati di tre anni diversi) per raccontare una storia, Uno di noi sta mentendo, oscillando pericolosamente tra il guilty pleasure, l'intrattenimento trash e la detective story che strizza l'occhio a Veronica Mars, purtroppo mostra un teen drama che appassiona e allo stesso tempo esaurisce questa sua intrigante premessa nel tempo stesso del suo svolgimento. Molti dei plot twist risultano già visti e soprattutto i personaggi sono fin troppo monodimensionali e legati agli stereotipi che sono chiamati a rappresentare.

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Uno di noi sta mentendo: un'immagine della serie

I ragazzi che erano con Mark hanno tutti un movente e sono tutti sospettabili, come dicevamo: la cheerleader Addy (Annalisa Cochrane) tradisce il proprio ragazzo, il più popolare della scuola (Barrett Carnahan) e vive alla sua ombra avendo paura di fare o dire qualsiasi cosa possa turbarlo; Cooper (Chibuikem Uche) non sa come dire al padre che l'ha allenato fin da piccolo e alla famiglia che è gay; Bronwyn (Marianly Tejada) è la studentessa modello che sembra avere qualcosa da nascondere proprio sulla sua carriera scolastica; infine Nate (Cooper Van Grootel) è il ripetente più grande con dei precedenti penali e un passato misterioso, nonché una situazione familiare difficile.

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Denuncia

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Uno di noi sta mentendo: il cast in una scena

C'è nuovamente - dopo Tredici - una denuncia della jock culture - ovvero il "potere" degli sportivi verso gli altri studenti fuori e dentro il luogo scolastico - della mascolinità tossica e della necessità dei ragazzi della società contemporanea di basarsi su quei gossip che stuzzicano il palato adolescenziale ma forse bisognerebbe fermarsi a riflettere che non sono più dei tabù, come il coming out o il tradimento. Già rinnovato per una seconda stagione, Uno di noi sta mentendo anche nell'epilogo del ciclo inaugurale si incarta su se stesso e su quegli schemi che avevano fatto la fortuna (e la sfortuna) degli show venuti prima di lui: la "presenza" costante di Simon anche dopo la sua morte, il pressante senso di oppressione e mistero che i protagonisti portano con sé e che non li abbandona mai, nemmeno quando vanno a dormire. Una vita adolescenziale costantemente sul 'chi va là' che vuole far crescere i protagonisti prima del tempo ma non sempre ci riesce davvero.

Conclusioni

Lo “spettro” delle serie passate continua ad aleggiare anche a chiusura della recensione di Uno di noi sta mentendo, confermando come sia un nuovo teen mystery drama che prova a portare qualcosa di nuovo al genere, omaggiando classici come The Breakfast Club e mescolando esperimenti riusciti per il target di riferimento come Pretty Little Liars e Gossip Girl ma incartandosi nei suoi stessi schemi e plot twist, in tematiche e strade già battute, e nell’appiattimento dei personaggi, fino all’epilogo, sorprendente e deludente allo stesso tempo.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.7/5

Perché ci piace

  • Le premesse accattivanti del mistero al centro della storia
  • Le tematiche di denuncia della jock culture, della mascolinità tossica e così via…

Cosa non va

  • …già analizzate però da altre serie venute prima di lei
  • I personaggi sono prigionieri degli stereotipi che devono rappresentare e virano troppo sul monodimensionale
  • I plot twist e la struttura narrativa finiscono per essere vittime di se stessi