Una notte a New York, intervista a Christy Hall: "Un taxi come utopia di libertà femminile"

New York, il finale (cambiato da Sean Penn!) e l'importanza delle parole. Mezz'ora con la regista, arrivata a Roma per accompagnare il suo film d'esordio. Al cinema.

Christy Hall sul set di Una notte a New York

"È la mia prima round table, sono molto emozionata!", dice Christy Hall, arrivata a Roma per presentare il suo esordio alla regia, Una notte a New York (Daddio, titolo originale). Un esordio che arriva dopo aver firmato lo script di It Ends With Us, nonché dopo aver co-creato la serie Netflix I Am Not Okay With This. Raggiante, e con una spiccata propensione alla metabolizzazione delle nostre domande - si prende il giusto tempo per riflettere -, la regista racconta cosa c'è dietro il film, interamente girato in un taxi newyorkese, nel tragitto che va dal JFK fino a Manhattan.

Daddio Dakota Johnson Sean Penn
Sean Penn e Dakota Johnson in Una notte a New York

Al centro di Una notte a New York, lo scambio tra due sconosciuti: una passeggera, Dakota Johnson, e un tassista, interpretato da Sean Penn. "È una storia inventata, ma ha aspetti personali, basata su sentimenti", spiega la Hall, sorseggiando un cappuccino. "Non mi è mai capitato di avere conversazione così, con un tassista, ma abitando a New York parlo spesso con sconosciuti. La parola, a New York, è importante. È un'esperienza universale, e spero che anche coloro che non hanno mai avuto esperienze del genere possano confidarsi. Parlare con gli sconosciuti è terapeutico".

Christy Hall: il nostro incontro con la regista

Luogo umano e geografico, cornice nonché spunto narrativo, l'abitacolo del taxi. Elemento metaforico, e altamente simbolico. "Sicuramente il taxi, l'abitacolo, è una metafora per riflettere sulla storia. Il taxi rappresenta l'umanità e la solitudine. Ti senti chiuso, in uno spazio circoscritto. Ma se siamo pronti ad aprirci e a condividere lo spazio con qualcun altro ci rendiamo conto che c'è tempo per collegarci con gli altri esseri umani. Dobbiamo però avere il coraggio di aprirci", prosegue la regista.

Christy Hall Una Notte A New York Set
Christy Hall sul set del film

Christy Hall, che rivela di vivere a New York da ormai dieci anni - "sono ormai ufficialmente newyorkese" - è riuscita a raccontare la città senza mostrarla praticamente mai. "Volevo essere precisa nel rappresentare quel tragitto, dall'aeroporto alla città. Per questo, evitando sfide logistiche, abbiamo girato in studio. È un film indipendente, e quindi abbiamo anche evitato li green screen. Abbiamo utilizzato dei pannelli a led, filmando l'intero tragitto più volte. Poi, abbiamo proiettato le immagini fuori dal taxi, diventando parte integrante. Sono riuscita a creare così dei capitoli all'interno delle pagine che intervallano la storia".

Una notte a New York, recensione: più che una confessione, un lungo giro di parole

Il taxi come uno spazio sicuro?

Dakota Johnson Una Notte A New York
Un primo piano di Dakota Johnson

Lo stesso taxi che può essere inteso come uno spazio sicuro per la protagonista, alle prese con una relazione dalle sfumature tossiche. "Per noi donne è difficile sentirci al sicuro. Inconsciamente dobbiamo sempre misurarci con un certo rischio", confida la Hall. "Magari, le donne vedranno il film in maniera diversa. La protagonista, all'inizio, cerca di flirtare, prendendo le misure. Sia Dakota che Sean hanno seguito la sceneggiatura passo per passo, certo, alcune sfumature vengono percepite in modo diverso rispetto al genere. Durante il racconto prende corpo l'utopia di una donna nell'essere libera".

Il finale di Una notte a New York

Una forte demarcazione miscelata dai discorsi incrociati tra la ragazza e il tassista, con un profilo maschile delle doppie letture. "La mia opinione sugli uomini? È la stessa che posso avere sugli esseri umani in generale. Ci sono uomini fantastici, e ci sono uomini che invece non hanno ancora risolto al meglio le loro dicotomie. Tra questi due personaggi doveva esserci una relazione tra adulti. Sono due sconosciuti, ma è poi il pubblico a decidere cosa sento verso il genere maschile. Li amo e li rispetto, e credo che nel film ci sia questa sfumatura".

Sean Penn Una Notte A New York
Sean Penn nel finale del film

Poi, un accenno sul finale, cambiato in corso d'opera: "Il finale, tra l'altro, era diverso: Mikey doveva provarci, tentare un approccio, poi respinto. Avendo girato in sequenza, poi, Sean mi ha consigliato di cambiarlo. In fase di montaggio, infatti, ho scelto di seguire il consiglio. Mi sono resa conto che quel finale non era più mio: il messaggio doveva essere diverso. Tra un uomo e una donna può esserci comprensione, amicizia e rispetto. Chiaro: se il sesso non esistesse molte complicazioni sparirebbero, ma sarebbe anche tutto molto meno interessante".