È l'appuntamento, insperato o quasi fino a un anno fa, a cui ci stiamo approssimando con un'attesa spasmodica: il ritorno in TV, a ben nove anni dalla sua conclusione, della serie che ci ha regalato la coppia madre/figlia più tenera e divertente del piccolo schermo. Il 25 novembre è la data fatidica (il giorno seguente per il pubblico italiano): il momento in cui Netflix metterà a disposizione del proprio pubblico i quattro macro-episodi (novanta minuti di durata ciascuno) di A Year in the Life, in italiano Di nuovo insieme, l'ottava stagione di Una mamma per amica, per raccontarci come sono cambiate le vite di Lorelai e Rory Gilmore da quando le avevamo salutate, nove anni fa.
Su Gilmore Girls, del resto, non abbiamo mai nascosto il nostro amore spassionato, un amore che prosegue ormai da oltre quindici anni e centocinquantasette episodi. Perché, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, la serie creata da da Amy Sherman (che torna come autrice per A Year in the Life insieme al marito Daniel Palladino) rappresenta probabilmente il più autentico e toccante racconto di formazione della TV americana: un racconto condotto sul filo dell'ironia, ma anche di un minimalismo in grado di rendere le vicende delle "ragazze Gilmore" lo specchio limpidissimo di esperienze e sentimenti che appartengono in forme analoghe a ciascuno di noi.
Oggi dunque, in attesa di rituffarci nell'idilliaca atmosfera di Stars Hollow e di ritrovare i meravigliosi personaggi dell'universo di Gilmore Girls, torniamo a parlare di Una mamma per amica rivolgendoci sia ai fan di lungo corso, sia ai potenziali neofiti interessati a recuperare quella che non esitiamo a definire una delle migliori serie del nuovo millennio. Insomma, perché Gilmore Girls riesce ad esercitare una tale empatia sul proprio pubblico? Perché, parlando di rapporti familiari e storie di coming of age, non ci sono Dawson's Creek, The O.C., Parenthood o altri dramedy che tengano, perlomeno nella memoria recente, in termini di solidità narrativa, di capacità di scrittura e di tenuta nel tempo (senza traccia dei cosiddetti "salti dello squalo")? Quello che segue, pertanto, è un elenco di sette ragioni (ma ce ne sarebbero parecchie altre) per cui non potremo mai smettere di amare le Gilmore Girls...
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1. Lorelai e Rory: una coppia di protagoniste straordinariamente ordinarie
Potrà apparire ovvio, ma è impossibile non partire da loro due, la vera anima della serie. Lorelai (Lauren Graham), giovane madre single che dirige un albergo a Stars Hollow, fittizia cittadina del Connecticut, incarna in sé la vivacità, lo spirito di indipendenza, un pizzico di anticonformismo e soprattutto l'ironia (e l'autoironia) che costituisce la principale cifra narrativa dell'intera serie. Rory (Alexis Bledel), teenager studiosissima e super-diligente, è contraddistinta dalla passione per la lettura e per la conoscenza, da un'iniziale timidezza che saprà sciogliere via via con il passare degli anni, dall'altruismo e la gentilezza nei confronti di qualunque essere umano incroci sulla propria strada. Eppure, Lorelai e Rory non potrebbero essere più lontane dal concetto di stereotipo: a renderle così 'vere' e credibili, infatti, sono proprio la naturalezza dei loro comportamenti e delle loro reazioni, gli aspetti contraddittori, le piccole e grandi fragilità dei momenti più difficili, e di contro la forza di carattere che le accomuna come un codice genetico. Oltre, manco a dirlo, a quell'umorismo capace di estendersi dall'arguzia più sofisticata al puro nonsense, e al legame meraviglioso che le unisce: un legame in cui i rispettivi ruoli di madre e figlia sono contaminati da una complicità assolutamente unica e speciale.
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2. Dialoghi esplosivi alla velocità della luce
Strettamente correlata al primo punto è una delle caratteristiche distintive delle interazioni fra Lorelai e Rory, nonché della serie stessa: i suoi dialoghi. Oggi, del resto, non parleremmo ancora di Una mamma per amica se non fosse per la penna sopraffina della Sherman-Palladino e del suo team, perché le conversazioni fra le ragazze Gilmore surclassano senza difficoltà ogni confronto nel campo dei dramedy: per la già citata spontaneità, certo, ma pure per la quantità impressionante di citazioni e riferimenti culturali (dalla cultura più 'elevata' a quella schiettamente popolare), per le esilaranti incursioni nel nonsense, per quelle punchline da antologia che vorresti appuntarti e imparare a memoria. E poi, per la velocità: perché Gilmore Girls, con quegli scambi di battute pronunciate a raffica, è in tal senso l'erede più degno della screwball comedy classica americana. Ascoltare per credere, sempre se riuscite a star loro dietro...
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3. Gilmore's friends: i comprimari
Se Lorelai e Rory sono due protagoniste magnifiche, altrettanto si può dire degli altri personaggi che popolano l'universo di Gilmore Girls: dai comprimari di maggior importanza a quelli usati principalmente in chiave comica (ma dotati comunque di una personalità ben definita), la "galleria umana" di Una mamma per amica risulta pressoché irresistibile. Citarli tutti, o anche solo una degna percentuale, richiederebbe troppo spazio, ma alcuni meritano quantomeno una menzione: oltre naturalmente a Luke Danes (Scott Paterson), burbero proprietario di una tavola calda e inguaribile spasimante di Lorelai, abbiamo la frizzante chef Sookie St. James (la futura star della commedia Melissa McCarthy), il concierge francese snob Michel Gerard (Yanic Truesdale), la migliore amica di Rory, la musicofila coreana Lane Kim (Keiko Agena), e la sua nevrotica nemica/amica Paris Geller (Liza Weil). Senza dimenticare il bizzarro, bislacco ma insostituibile Kirk Gleason (Sean Gunn), per il quale sembra impossibile elaborare una definizione adatta.
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4. Our little corner of the world: Stars Hollow
La maggior parte dei personaggi appena citati, insieme a tantissimi altri (la severissima signora Kim, il pedante amministratore comunale Taylor Doose e perfino una guest star illustre quale la cantautrice Carole King nella parte di Sophie Bloom, proprietaria di un negozio di musica), animano la località in cui tutti noi vorremmo vivere o, senza esagerare, quantomeno trascorrere un piacevole soggiorno: Stars Hollow. Perfetto modello della cittadina idilliaca della provincia americana, Stars Hollow rappresenta in un certo senso il lato opposto di Twin Peaks: ovvero un microcosmo variopinto e talvolta sopra le righe, ma in cui non c'è traccia di malvagità o di violenza (come scoprirà la povera Paris, che tenterà invano di sfruttare Stars Hollow per un'inchiesta sugli aspetti torbidi della vita in provincia).
Stars Hollows, al contrario, simboleggia un'America ancora immersa nella propria "età dell'innocenza": un luogo quasi fiabesco, nella sua natura ridente e placida, ma contrassegnato da bizzarre manifestazioni pubbliche (impossibile tenere il conto delle diverse "feste di paese" che si susseguono nel corso della serie), dalle imperdibili riunioni cittadine nella scuola di danza dell'eccentrica Miss Patty, presiedute da un Taylor quanto mai dispotico, e dagli innumerevoli eventi che animano le giornate di questa piccola comunità... un "piccolo angolo di mondo", corredato addirittura del proprio 'menestrello' di strada, che è entrato nel cuore di tutti gli spettatori della serie.
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5. I grandi amori di Rory
Come in ogni racconto di formazione che si rispetti, un elemento cruciale può essere identificato nell'educazione sentimentale della protagonista più giovane, Rory Gilmore. Mentre a Lorelai, fra un ingombrante ex compagno e un paio di fidanzati più o meno ufficiali, serviranno quattro stagioni piene per iniziare a frequentare Luke, nei sette anni di Una mamma per amica Rory avrà in tutto tre relazioni, che in più di un caso però rischieranno di sovrapporsi l'una sull'altra con esiti imprevisti. E da sempre il pubblico si divide fra i sostenitori delle tre 'fazioni' sul ragazzo più adatto per Rory: il premuroso e romantico Dean Forester (Jared Padalecki), il suo primo fidanzato nel periodo del liceo; il bad boy Jess Mariano (Milo Ventimiglia), nipote ribelle di Luke, che condivide con Rory l'amore per la letteratura; e Logan Huntzberger (Matt Czuchry), ricco, affascinante e viziato rampollo dell'altissima borghesia e compagno di studi di Rory a Yale. In A Year in the Life li ritroveremo tutti e tre: si preannuncia forse uno scontro all'ultimo sangue per il cuore di Rory? E i fan della serie, che in maggioranza hanno sempre tifato per Jess, avranno la soddisfazione di vedere la loro coppia preferita finalmente ricomposta?
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6. Friday night fever: le cene del venerdì sera
È uno degli appuntamenti immancabili di ogni singolo episodio (o quasi) di Una mamma per amica: la cena del venerdì sera, celeberrima tradizione imposta fin dal pilot a una Lorelai tutt'altro che entusiasta dai suoi altolocati genitori, Richard (Edward Herrmann) ed Emily (Kelly Bishop), in cambio del pagamento della retta scolastica di Rory. Un rituale che, per i Gilmore, ha la priorità assoluta su tutto il resto, e che ha dato vita ad alcuni fra i momenti più tesi, drammatici, assurdi ed esilaranti nella storia della serie. Dall'apparizione di cameriere sempre nuove (e puntualmente maltrattate dall'impietosa Emily) all'aperitivo in salotto, per poi passare a cene di volta in volta buffe, imbarazzanti o potenzialmente esplosive, il venerdì sera dai Gilmore è una certezza su cui, salvo rari casi (i litigi più feroci fra Lorelai e i suoi genitori), noi spettatori abbiamo potuto contare di puntata in puntata. E per quanto, nella nuova stagione, si avvertirà l'assenza pesantissima di Richard Gilmore (Edward Herrmann, infatti, è scomparso due anni fa), già sappiamo che il venerdì sera le ragazze Gilmore avranno un impegno improrogabile.
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7. Where you lead, I will follow: voglia di tenerezza
Se siete già tra i fedelissimi della serie, sapete a cosa ci stiamo riferendo; per tutti gli altri, possiamo assicurarvi che, dietro la sua veste solare ed ironica, Una mamma per amica è anche una delle serie più commoventi in cui potrete avere la fortuna di imbattervi. Una commozione che, quando sopraggiunge, non è mai patetica, sdolcinata o 'urlata', ma arriva allo spettatore in maniera spontanea, con una naturalezza tale da renderla ancora più profonda. Perché al di là dei vari aspetti umoristici, Gilmore Girls è soprattutto questo: un duplice coming of age condotto su due binari differenti (quello di una madre e quello di una figlia), ma che avanzano inevitabilmente in direzioni parallele.
E durante il percorso in comune di Lorelai e Rory non tardiamo ad affezionarci ad entrambe, a percepire le loro emozioni e a condividerne gioie e frustrazioni, entusiasmi e sconfitte, giorno dopo giorno e anno dopo anno; e insieme a loro, quelle dei personaggi che le circondano e che si riveleranno pronti ad accorrere al loro fianco ogni qual volta ce ne sarà bisogno. E occhio, perché a tratti farete davvero fatica a trattenere le lacrime: vi basti (ri)vedere il discorso di Rory durante la cerimonia per il diploma, o il meraviglioso episodio finale della settima stagione, per capire di cosa stiamo parlando. E confidiamo che qualche brivido (e più di una lacrima) ci coglieranno anche durante il nostro imminente ritorno a Stars Hollow...
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