Un sacco Carlo
"Mi hanno fatto anche uno sconto una volta, solo perché ho fatto un film con Verdone. Con Bertolucci questa cosa non è mai successa", parola di Laura Morante, che ha regalato una delle testimonianze più divertenti su Carlo Verdone, protagonista del documentario, Carlo!, scritto dal giornalista e critico del quotidiano Il Messaggero, Fabio Ferzetti e da Gianfranco Giagni e presentato al Festival Internazionale del Film di Roma nella sezione Prospettive Italia Documentari. Un lavoro semplice, puntuale e lineare che non è solo un omaggio ad uno dei registi più amati dagli italiani, ma anche un modo per rivelarne aspetti nuovi. Operazione ardua, va detto, perché di Verdone si ha la sensazione di sapere tutto. E non solo per i numerosi speciali televisivi a lui dedicati o per le interviste che nel tempo hanno contribuito a metterlo meglio a fuoco, ma per quello stranissimo meccanismo che lo ha reso davvero familiare al suo pubblico. Ogni buon fan di Verdone ne conosce il lato malinconico e fragile, il temperamento ansioso, così bene espresso in tante commedie, il rapporto particolare con il padre, il grande critico Mario Verdone e più in generale con tutte quelle figure che rappresentavano l'autorità, come Sergio Leone, suo mentore e pigmalione. Il percorso scelto dai due autori è canonico, ma non scontato; spezzoni di film si alternano ad una lunga serie di interviste agli artisti che con Verdone hanno compiuto un pezzo di strada, da Eleonora Giorgi, la bionda musa di Borotalco a Claudia Gerini, passando per Toni Servillo, che in virtù di una non meglio precisata affinità elettiva, riesce a catturarne lo spirito meglio di chiunque altro, intravedendo in lui quelle 'ferite' che lo hanno fatto diventare il Verdone di oggi.
Ci sono anche le voci discordanti, come quella del critico Goffredo Fofi che pur rimarcandone le doti attoriali lo bacchetta come regista, ponendolo alla stregua di altri autori come Massimo Troisi, incapaci, secondo lui, di essere cineasti fino in fondo. Un giudizio ingeneroso forse, che però non è stato eliminato dal lavoro proprio per allontanare lo spettro di un facile trionfalismo. La novità di un documentario godibilissimo come questo, quindi, è rappresentata dall'eccezionalità dello stesso Verdone. E' lui a saper rendere nuova una storia sentita in altre occasioni, a creare curiosità e interesse per un saltimbanco speciale; quando entriamo in punta di piedi nella vecchia casa d'infanzia, ormai in disuso, ci commuoviamo a sentire dalla voce dell'attore il racconto sui suoi primi spettacolini, allestiti dietro alle tende dell'ingresso. Che Verdone sia arrivato ad una 'svolta' umana e professionale è evidente; è un regista maturo, che sembra aver placato molti dei suoi demoni, in pace con se stesso ma non rassegnato, consapevole del lungo percorso artistico compiuto fino ad oggi e quanto mai pronto a proseguirlo. La forza di Carlo! è tutta nella trascinante bravura del protagonista, capace di far ridere senza bisogno di nascondersi dietro ai 'suoi' personaggi, ma solo rievocando i tempi felici dell'infanzia, parlando del confronto con quel padre burbero o con il professore di matematica che ancora lo tormenta negli incubi; del rapporto con una mamma dolce e protettiva, con la gente che osserva ancora oggi con la curiosità e l'umanità del grande uomo di spettacolo. O mostrando le mille maniere di fumare una sigaretta. Carlo Verdone è sia l'oggetto di uno 'studio' affettuoso e sincero che l'artefice, il co-autore, di un documentario di cui non si limita ad essere il legittimo proprietario. E alla fine per conoscerlo e amarlo basta solo il nome, il suo. Con un punto esclamativo, quanto mai liberatorio.
Movieplayer.it
3.0/5