Oltre a essere uno più osannati, probabilmente è stato anche uno dei film più osteggiati della storia del cinema: non va dimenticato infatti che le copie sono state mandate al rogo per decisione della magistratura italiana nel 1976, fino alla definitiva riabilitazione del film nel 1987. Adesso, come vedremo nella recensione del blu-ray di Ultimo tango a Parigi, è possibile vedere il discusso film di Bernardo Bertolucci come non si era mai visto prima, grazie al prodotto targato CG Entertainment, che dopo la limited edition numerata realizzata grazie al crowdfunfing, ora ha fatto uscire anche l'edizione normale.
Per questa edizione, la scandalosa storia parigina tra Jeanne e Paul, interpretati da Maria Schneider e Marlon Brando, ha beneficiato della versione restaurata nel 2018 da Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale, in collaborazione con Metro Goldwyn Mayer Studios e Alberto Grimaldi Productions, a partire dai negativi originali 35mm e dal sonoro originale. Un progetto che ha avuto anche la supervisione di Vittorio Storaro per il colore, e di Federico Savina per il suono. Il salto di qualità rispetto alle precedenti edizioni di Ultimo tango a Parigi è netta, e inoltre anche la parte dedicata agli extra è importante.
Il video: master straordinario, ma un po' di compressione c'è
Per quanto riguarda il video, il risultato del restauro è quello di un master davvero eccellente, e non a caso abbiamo detto che il film non si era mai visto così bene. Le immagini, oltre a regalare una bella sensazione cinematografica, offrono un dettaglio più che buono, addirittura molto incisivo in alcuni primi piani, mentre dove emerge una maggiore morbidezza (scene in condizioni di luminosità critica o particolari sullo sfondo), tutto sembra imputabile al girato, non certo al riversamento. La grana è molto evidente in alcune sequenze, più soft in altre, ma a parte i momenti di cui ora parleremo, sembra tutta naturale.
Non tutto comunque fila liscio: nelle sequenze più critiche la compressione fa capolino in maniera evidente, con qualche leggero blocking o piccolo artefatto che si ripercuote anche sull'omogeneità della grana, comunque nulla di particolarmente allarmante. Forse la scelta di mettere 70 minuti di extra assieme al film già lungo si è fatta sentire, ma va detto che il bitrate è comunque generoso: insomma qualche difetto c'è, ma questo resta finora di gran lunga la migliore versione del film.
Il croma: la garanzia di Storaro sulla tonalità giallastra
Sul fronte cromatico nulla da dire. La netta tendenza al giallo di alcune scene è puramente voluta e fa parte dell'idea iniziale, e come detto al restauro ha collaborato lo stesso direttore della fotografia Vittorio Storaro, una garanzia a riguardo. Del resto la tonalità giallastra è una caratteristica di Ultimo tango a Parigi e viene evocata molto spesso nel luogo chiave della vicenda, dai muri della casa teatro dell'incontro fra Jean e Paul, alle luci riflesse fino ai volti dei protagonisti. Diverso il discorso per gli esterni, dove il croma diventa certamente più naturale ed equilibrato. Va detto anche che la tenuta del quadro nelle scene scure, difetti citati a parte, è ottima, con un nero solido e profondissimo.
Audio soddisfacente e pulito, solo qualche lieve sbavatura
L'audio è proposto nella tracce DTS HD 2.0 italiana (anche con sottotitoli) e originale (con sottotitoli). L'ascolto è pulito, i dialoghi escono in maniera discreta dal centrale, molto più naturali e piacevoli nella versione originale che ondeggia fra francese e inglese, più staccati in quella italiana. In quest'ultima c'è a tratti uno sbalzo evidente tra i dialoghi e la musica, che suona molto più alta, cosa meno percettibile nell'audio originale. L'ascolto comunque fila via liscio, senza particolari problemi, anche se giocoforza piuttosto chiuso privo di grande spazialità, anche per le tematiche del film.
Gli extra: la vicenda giudiziaria, la storia e il restauro
Per quanto riguarda gli extra, troviamo due soli contributi ma belli corposi. Il primo è Ultimo tango a Parigi: un film al rogo, un programma Rai del 1996 di Luigi Di Majo della durata di 27 minuti, a cura di Maria Pia Ammirati, con lo stesso Di Majo e Nicoletta Picchio, che era una puntata della serie Prometeo: la cultura alla sbarra. Si ripercorre il lungo e complesso iter giudiziario dal 31 dicembre 1972 quando la pellicola viene sequestrata, alla prima condanna del 20 novembre 1974, poi sancita il 29 gennaio 1976 da una sentenza della Cassazione, che ordinerà la distruzione delle pellicole. La puntata si apre con la lettera aperta che il regista Bernardo Bertolucci aveva inviato ai magistrati responsabili della condanna.
Il secondo contributo si chiama Un passato avventuroso, dura 38 minuti e riguarda la storia del film e il suo restauro, raccontati attraverso un'intervista a Felice Laudadio e Daniela Currò, della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia. Il contributo contiene anche inserti audio di conversazione tra Gideon Bachmann e Bernardo Bertolucci, risalenti al dicembre 1972.
Conclusioni
Come abbiamo visto nella recensione del blu-ray di Ultimo tango a Parigi, il restauro ha dato nuova vita al film di Bertolucci, che non si era mai visto prima così bene grazie a un master eccellente e un ottimo dettaglio, al netto di alcuni limiti del girato. Peccato per la compressione non proprio invisibile. L’audio è discreto, l’ascolto comunque fila via liscio, mentre nei contenuti speciali troviamo oltre un’ora di contributi spalmati in due speciali.
Perché ci piace
- Il video sfodera un master eccellente.
- Il dettaglio a tratti è molto incisivo, i momenti di morbidezza sono imputabili al girato.
- Molto interessanti i due extra proposti dall’edizione.
Cosa non va
- La compressione si avverte in alcune sequenze.
- L’audio è soddisfacente, ma c’è qualche lieve sbalzo. fra dialoghi e musica.