Dopo il buon successo di critica di N (Io e Napoleone) e a dieci anni dal mitico Ovosodo, Paolo Virzì torna con una commedia all'italiana che racconta con agrodolce ironia il precariato dell'ultima generazione.
Storia di una neolaureata in filosofia con il massimo dei voti, Marta (Isabella Ragonese), che, vedendo chiudersi ogni porta da parte del mondo accademico, senza alcuno spazio e opportunità nel suo campo, è costretta a ripiegare su un lavoro in un call center.
Spaccato della triste realtà dei nostri tempi, il film Tutta la vita davanti è stato presentato dal regista e dal cast in una conferenza stampa eccezionalmente allestita sul set, presso la nuova Fiera di Roma.
In uno spazio volutamente asettico e spersonalizzante, circondate da agghiaccianti slogan motivazionali alle pareti - del tipo "L'orgoglio di essere persone speciali" oppure "Coccolare il cliente" sotto la foto di una soffice piuma bianca - le postazioni delle centraliniste si delineano davanti una scrivania sopraelevata dalla quale è controllato il lavoro. Da questo palchetto inquisitore, ad assegnare applauditi elogi e umilianti demeriti, c'è la capo centralinista Daniela (Sabrina Ferilli).
A completare il quadro di surreale fascinazione ipnotica per il new marketing, un venditore esaltato (Elio Germano), il capo dell'azienda (Massimo Ghini) e un sindacalista sfigato e appassionato (Valerio Mastandrea).
Paolo Virzì: Il nostro scenografo, Davide Bassan, ha creato questa sala ispirandosi ai veri luoghi di lavoro di questo genere. Le postazioni hanno un sacco di oggetti strani, tra tutti i post-it con frasi da ricordare (ancora slogan incentivanti) e uno specchio. Perché uno specchio? Per costringere o incoraggiare le centraliniste a sorridere sempre durante la conversazione. Il sorriso obbligatorio è rappresentativo di questo lavoro, al confine tra l'incertezza per il futuro e il tragico stato di precariato.
Come trova questa location alla nuova Fiera di Roma? Le scene sono girate interamente al suo interno?
Paolo Virzì: Devo dire grazie al sindaco Veltroni per averci messo a disposizione quest'ambiente. Invece di andare in Nord Europa, abbiamo trovato qui quell'architettura moderna che proietta sulla commedia all'italiana di oggi questo mondo futuribile dei nuovi lavori.
Il film è girato anche in una villa sulla Bufalotta e in un misero appartamento vicino a Parco Leonardo, nuova zona di Roma dalla scenografia aeroportuale.
Ci presenta il suo cast e soprattutto la giovane protagonista, attrice emergente?
Paolo Virzì: La protagonista non è stata presa per la strada o da un centro sociale, cosa successa per altri miei film. Isabella Ragonese è una ragazza palermitana che ha studiato, è molto brava, oltre che attrice è anche scrittrice e drammaturga, una persona di grande profondità e intelligenza. Un mistero buffo e dolente che si porta dietro un suo sofferente passato. Sul set si è trovata avvantaggiata nel lavorare con un cast di grandi attori a cui può giornalmente rubare trucchi e tecniche... come le ho visto fare spesso, soprattutto a Sabrina, qui nei panni della capo centralinista, grande interprete che in questo film vi sorprenderà.
Un'altra giovane attrice è Micaela Ramazzotti, che interpreta un'altra centralinista, ragazza madre in lotta con gli assistenti sociali. E un altro attore emergente romano è Valerio Mastrandrea...
Nonostante tutto non è un film di denuncia?
Paolo Virzì: È un film sul nostro tempo, sui ragazzi alle prese con i primi lavori, bravi giovani laureati che si ritrovano in sottoccupazione. È un film dallo sguardo civile, ma non è pesante. Non credo nel film che dà ragione a se stesso, che si piange addosso. Lo sguardo del cinema dev'essere vigile ma senza pregiudizi.
Sabrina Ferilli: Il film rappresenta una gioventù molto unita, ma diversa. Unita dalla necessità di uno stipendio e di mantenersi. Per quanto riguarda il mio personaggio, rigido e perfezionista, è l'incitatrice costante delle ragazze del call center, fa di tutto e le plagia anche. Tutte fanno riferimento a lei, ma c'è da capire se una persona che vive nella perfezione e nel rigore viva in modo sano e il suo sistema nervoso regga a tutto lo stress cui è sottoposto.
Girano voci che il film sia una sorta di musical, in che senso?
Paolo Virzì: Il film non è propriamente un musical. È una commedia all'italiana che incontra la pratica della canzoncina aziendale danzata e cantata tutti insieme prima che inizi la giornata lavorativa. È buffa e commovente, concentra la gioia incosciente di queste anime innocenti che ricercano il loro minuto di celebrità come se fossero in un reality show. Il motivetto è stato composto da mio fratello Carlo.
Sabrina Ferilli, come si sente a lavorare di nuovo con Paolo Virzì dopo tanti anni?
Sabrina Ferilli: Ammiro Paolo e devo tutto a lui. Bisogna ricordare chi ha puntato su di te all'inizio. Questo film per me è un po' come La bella vita, il mio lungometraggio di esordio.
Paolo denuncia la società, ma senza mai essere pesante, con un finale pieno di speranza, di sentimento e umanità. Tenendo nel cuore anche le persone che sbagliano, senza stroncature e senza lasciare l'amaro in bocca.
Poi, Paolo sceglie il cast come lo sceglierei io stessa: mi piace tantissimo Isabella Ragonese e Massimo Ghini è come la mia coperta di Linus, mi piacciono tutti, a parte Mastandrea con il quale, per fortuna, non ho un rapporto particolare e non devo incontrare spesso nella storia (risate, ndr).
Che cosa ne dice invece il nuovo "attore emergente romano", Valerio Mastandrea?
Valerio Mastrandrea: Credo che questo sia un film necessario, ancora di più perché lo racconta Paolo che riesce, con ironia e comicità, a mandare un messaggio forte. Le sue sceneggiature sono fruibili a tutti.
Io amo il mio lavoro perché mi permette di vivere a pieno le mie emozioni. Quest'epoca offre ai ragazzi lavori che blindano del tutto l'emozione.
Invece, che ruolo ha il suo personaggio, il sindacalista?
Valerio Mastrandrea: È un sindacalista d'assalto, che crede in quello che fa. È onesto, non è un "traffichino". Nasce un rapporto particolare tra lui e la protagonista, ma non d'amore. Lui s'impegna molto ma nessuno sembra credergli.
Questo film è fatto di figure simboliche, tutti lottano per qualcosa, ognuno all'interno della sua storia personale. In tutto questo, gli occhi di Isabella sono a trecentosessanta gradi: rappresentano anche quelli del pubblico, innocenti e impauriti ma pieni di speranza.
Che rapporto s'instaura tra Daniela, il personaggio interpretato da Sabrina Ferilli, e Marta, la protagonista?
Paolo Virzì: Non voglio raccontarvi troppo, perché non mi piace svelare troppo della trama. Dico solo che questo è un romanzo di formazione e tra la "capa" e Marta c'è un rapporto molto forte. C'è di mezzo una maternità inespressa, due generazioni a confronto, due mondi lontani che vivono gomito a gomito.
Quando uscirà il film nelle sale?
Paolo Virzì: Febbraio 2008, prodotto da Medusa e dalla mia casa di produzione Motorino Amaranto.
Qual è il significato del titolo, ricorda in qualche modo il suo primo film La bella vita?
Paolo Virzì: C'è la parola "vita" come nel mio primo lungometraggio ed è come un suo proseguimento.
Il titolo è riferito all'espressione che spesso i genitori dicono ai giovani: "Hai tutta la vita davanti, beato te...". Qui la frase è usata in modo un po' sarcastico, perché questi ragazzi hanno sì una vita che li attende, ma la pensione non l'avranno mai.
Massimo Ghini, come può descrivere il suo personaggio?
Massimo Ghini: Il mio personaggio mantiene l'anima di un imprenditore aziendale con l'autoconvimento di far parte di un grande affare, un business di successo. Si proietta in una di quelle figure mediatiche che tutti vediamo alla televisione, dei grandi imprenditori intangibili e irraggiungibili.
Volevo dire una cosa sola, Paolo ha tranquillizzato tutti dicendo che questo film è una commedia all'italiana. La commedia all'italiana è l'unica cosa che siamo riusciti ad esportare nel mondo, è il veicolo dei grandi argomenti e delle grandi storie.
Micaela Ramazzotti, come si è trovata a lavorare con Virzì e qual è il suo ruolo nella storia?
Micaela Ramazzotti: Paolo è un regista capace, intuitivo e folle, perché così deve essere un artista.
Il personaggio che interpreto, Sonia, è una ragazza madre che lavora di giorno come centralinista e di notte come ballerina in discoteca. Ha un impatto visivo molto aggressivo: vestiti succinti, capelli sempre raccolti in una coda alta con una ricrescita che mostra vecchie tinture di biondo, camminata ancheggiante... razionalità latente e modi molto animaleschi. È immatura, chiede addirittura consigli alla figlia di cinque anni e lotta con gli assistenti sociali per non farsela portare via. È buffa, distratta e commovente. Vive in un piccolo appartamento insieme alla protagonista, senza pagare l'affitto.
Adesso la parola ad Isabella Ragonese, una promessa del cinema. Come ha vissuto questa prima esperienza da protagonista?
Isabella Ragonese: Paolo mi ha dato questa grande possibilità che è stata per me una scuola, perché lavorare con questi grandi attori, vuol dire ogni giorno rubare qualcosa da loro.
Come venticinquenne, come spettatrice, penso che questo film riempia un vuoto. È come se la mia generazione fosse stata dimenticata dal cinema. Io mi rivedo in questa storia, perché rappresenta una realtà che io vivo personalmente: sto ancora studiando filosofia all'università e molte mie amiche sono costrette a lavorare nei call center per guadagnare qualcosa. Questo personaggio poi permette di affrontare tanti aspetti di questa età così complessa. È un racconto che mancava.