La cornice, stavolta, era insolita: parliamo dell'Autodromo di Vallelunga, struttura utilizzata dalla distribuzione di Turbo (nuovo lavoro della Dreamworks, in uscita il 19 agosto) per una giornata che, nell'ottica della promozione del film, sensibilizzasse al tema della guida sicura. Lo storico circuito sito in provincia di Roma ha infatti messo a disposizione il Centro Guida Sicura ACI, "dipendenza" dell'Autodromo attiva dal 2004, per una speciale trasferta dedicata alla stampa. La mattinata, torrida come da copione della stagione, è trascorsa all'insegna delle prove di guida: con colleghi, addetti stampa e curiosi che hanno potuto seguire un mini-corso su misura, costituito da prove che simulassero situazioni automobilistiche di pericolo (particolarmente impegnativa è risultata quella della pedana che provocava lo sbandamento dei veicoli). Nel primo pomeriggio, terminata l'insolita esperienza, abbiamo potuto fare una veloce chiacchierata con due membri del cast di doppiatori: parliamo di Marco Guadagno, direttore del doppiaggio, e di Claudio Bigagli, che nel film presta la voce alla simpatica lumaca Sbandone. Nell'incontro, i due hanno parlato della loro esperienza nell'affrontare il doppiaggio di un film d'animazione, nonché, più in generale, del loro approccio a quest'arte così discussa, ma tutt'ora così diffusa e apprezzata.
Ci raccontate la vostra esperienza nel doppiare un film di animazione?Claudio Bigagli: La mia è stata un'esperienza molto guidata dal signore qui presente, quasi da neofita. Da qualche mese a questa parte ho ripreso la veste di doppiatore, e l'ho fatto con un film d'animazione. È stata un'esperienza divertente, anche se faticosa: dovevo fare un sacco di urli! La recitazione, in questo genere cinematografico, va sempre tenuta "su". E' un campo del nostro lavoro che comunque mi piace molto, mi sono molto divertito a lavorarci. L'animazione rappresenta un po' la nuova creatività.
Avete preso come riferimento anche la versione originale, il modo di doppiare degli attori americani?
Marco Guadagno: Assolutamente sì. Noi abbiamo cercato di ricreare ciò che è stato fatto nell'originale, siamo partiti da quell'ascolto: su quello, una volta capita l'intenzione originale, nonché l'utilizzo di certe note, abbiamo cercato di ricreare quel tipo di verità. Su quella, abbiamo aggiunto la parte personale, che è il valore aggiunto del nostro lavoro: sempre, però, nel rispetto dell'intenzione dell'autore.
Qual è la maggiore difficoltà che avete trovato, nel doppiare un cartone animato, rispetto a un film con attori in carne ed ossa? Claudio Bigagli: La cosa interessante è che tutti i direttori di doppiaggio cercano di andare molto dietro alle intenzioni originali dell'autore: c'è una logica del rispetto dell'opera iniziale che, quando viene raggiunta, costituisce già un gran risultato. In più, in un cartone animato, c'è un ricreare un certo tipo di realtà cercando di esasperarne certi elementi: un cartone ricostruisce la realtà, ma al tempo stesso ne è anche una caricatura.
Per la vostra esperienza, quale dei due tipi di doppiaggio preferite? Claudio Bigagli: A me piacciono entrambi, anche se la mia esperienza in questo tipo di doppiaggio è limitata. Sono due cose diverse, anche se forse nelle mie corde c'è più l'idea di creare personaggi reali: che è poi quello che faccio nel mio lavoro normale, quando recito. Però, in un film di animazione per me c'è un elemento di novità, quindi una sfida: e forse, in questo senso, un divertimento in più.
A volte, nel doppiaggio si usano dei trucchi "fisici": per esempio, il doppiatore che si sdraia per terra per dare un certo timbro alla voce, o espedienti simili. Voi ne avete usati? Marco Guadagno: Ricordo il famoso aneddoto tra Laurence Olivier e Dustin Hoffman ne Il maratoneta: Hoffman correva, Olivier lo guardava incuriosito e gli chiedeva perché stesse correndo. L'altro rispondeva che doveva interpretare una scena di corsa, e Olivier, a quel punto, gli chiedeva: ma non puoi recitare? La verità, quindi, chissà dov'è. L'importante è che una cosa sia fatta bene. Ciò che conta è che si faccia un buon lavoro, che sia in carne ed ossa o in animazione. Certo, a volte ci sono anche dei piccoli trucchi che si possono usare: ad esempio, in Million Dollar Baby, in tutta la parte in cui la protagonista era in ospedale, ho chiesto alla doppiatrice di indossare il collarino, così come le ho fatto indossare la dentiera durante le scene degli incontri di boxe. Alcuni espedienti possono aiutare, ma non bisogna mai dimenticare l'effetto finale: l'attore/doppiatore è colui che agisce, ma non deve dimenticare che quello che fa serve allo spettatore.Quanto conta avere il budget per avere un buon doppiaggio? Marco Guadagno: E' un fatto di equilibri. Stabiliti accordi di natura fiduciaria, artistici ed economici, il costo dipende dal dare il tempo a chi interpreta di raggiungere un buon risultato. Vita di Pi, per esempio, non è costato molto, ha poco dialogo ma presentava più difficoltà per via delle caratterizzazioni; Turbo, invece, è costato di più. Ogni film ha il suo prezzo. A volte, ci si deve invece scontrare con un budget limitato e con la necessità di avere più tempo. Con la Fox, comunque, dopo tanti film, abbiamo ormai trovato un punto di equilibrio che risulta soddisfacente per entrambi.
Alcune produzioni hanno utilizzato un talent molto famoso, da attaccare a un personaggio animato, pensando di farne un veicolo promozionale. Non sempre lo stratagemma ha funzionato. Dal tuo punto di vista, quello di direttore del doppiaggio, questa è una strada percorribile? Marco Guadagno: A me è capitato di trovarmi con dei talent. A volte ci sono sorprese fantastiche: ad esempio, Josè Altafini in Rio, pur non avendo mai fatto doppiaggio, ha capito il "gioco" ed è stato straordinario. Altre persone, invece, magari arrivano un po' più "chiuse" e rigide, e restano nel loro mondo. La cosa importante, comunque, è parlarsi prima, anche con il marketing: a volte le esigenze di marketing impongono di utilizzare un certo nome, ma magari io non ho il personaggio giusto, e lì si rischia di fare un danno. L'importante è che ogni doppiatore sia messo sul personaggio a lui adatto.Secondo voi un bravo doppiatore dovrebbe comunque essere in grado di dar vita a personaggi dalle caratteristiche diverse? Ad esempio, superando barriere come quella dell'età dei personaggi.
Marco Guadagno: Un minimo di "gioco", i doppiatori ce l'hanno sempre: poi, ce ne sono alcuni che riescono a lavorare di più con la voce, ed altri meno. Più in generale, e allargando il discorso, un attore interpreta sempre un personaggio: troppe volte, invece, in Italia si tende a scegliere un attore solo perché ha la faccia giusta. A volte, all'apparenza, si può non andare bene per nessun ruolo: ma poi, quando si inizia a recitare, si scopre di avere le caratteristiche giuste per quel tipo di personaggio.
Marco Guadagno: Il miglior doppiaggio, in effetti, è quello che non si nota: quello che ti permette di seguire un film senza farti rendere conto che, su quel personaggio, c'è la voce di qualcun altro.
C'è stato un pizzico di divertimento in più, da parte vostra, nel lavorare a un film come Turbo? Marco Guadagno: Certo. Ma il tipo di film ci ha anche portato qualche difficoltà in più: ad esempio, c'erano personaggi che avevano accenti spagnoli o francesi, che abbiamo dovuto riprodurre usando forme dialettali. Oppure, scambi di battute che magari, in lingua originale, avevano un certo ritmo e producevano risate, ma che in italiano andavano aggiustate per ottenere lo stesso risultato. A volte ne sono venuti fuori risultati validi, ma a volte abbiamo ottenuto anche degli obbrobri: ovviamente, questi ultimi noi li teniamo nascosti!