Con Tulsa King, Sylvester Stallone ha dimostrato di essere sempre il boss. Alla prima esperienza con la serialità, il divo si è cucito addosso un personaggio che, per sua stessa ammissione, gli somiglia più di ogni altro mai interpretato e il pubblico ha gradito. Episodio dopo episodio, la trama di Tulsa King si è fatta sempre più avvincente, mescolando drammi personali e plot criminale. Il tutto arricchito dalla presenza di un nutrito cast di personaggi curiosi e caratteristici, anche se rigorosamente secondari, perché l'unico protagonista possibile è lui, Dwight Il Generale Manfredi, l'ex detenuto con l'anima del boss, il criminale dotato di etica, il bad boy affascinante anche a 75 anni.
Dopo la scarcerazione, Dwight Manfredi viene spedito a Tulsa, Oklahoma, con la scusa di ricostruirsi una posizione espandendo i tentacoli della mafia italoamericana. In realtà il carisma del personaggio di Sylvester Stallone è talmente ingombrante da mettere a rischio gli altri capetti, così gli viene detto esplicitamente che nel Bronx non c'è più posto per lui. Quella cittadina nel deserto popolata da cowboy, nativi e operai petroliferi che dovrebbe "diventare la sua tomba", quantomeno a livello di carriera criminale, si trasformerà in un'incredibile opportunità di rinascita.
Il passato torna a galla
Come spiega la recensione del finale di Tulsa King, disponibile su Paramount+ da 12 febbraio, il primo nodo da sciogliere riguarda il cliffhanger mozzafiato con cui si era chiuso l'ottavo episodio. Mentre si corteggiano alla loro maniera davanti all'ingresso dell'hotel dove lui risiede, Dwight e l'agente Stacy Beele (Andrea Savage) sono vittima di un agguato da parte di Caolan Waltrip (Ritchie Coster), in cerca di vendetta contro il rivale in affari. Stacy resta a terra, ferita gravemente, e Dwight viene fermato dalla polizia. A sorpresa, però, l'inizio del nono e ultimo episodio non riprende da lì, ma si apre con un flashback che fa chiarezza sul motivo per cui Dwight Manfredi si è fatto 25 anni di galera. Siamo a Brooklyn, nel 1997. Un Dwight più giovane e con i capelli neri interviene nel tentativo di salvare un membro della "famiglia" di nome Ripple ammanettato da Chickie (Domenick Lombardozzi) e dai suoi scagnozzi al termosifone di una casa abbandonata. Alla scena è presente anche Armand (Max Casella), che Dwight ritroverà a Tulsa, luogo da lui curiosamente scelto per rifarsi una vita lontano dal crimine.
All'improvviso scoppia un incendio e Manfredi, impossibilitato a trovare le chiavi delle manette per liberare Ripple, lascia l'appartamento non prima di aver sparato al prigioniero per evitargli una morte lenta e dolorosa. Mentre gli altri fuggono, Dwight viene fermato dagli agenti fuori della casa e si prende la colpa dell'accaduo, evitando di fare i nomi dei veri colpevoli. Il flashback chiarisce che, con il suo sacrificio, Manfredi ha salvato Chickie. Invece di ringraziarlo, quest'ultimo cova rancore perché non riesce a liberarsi del senso di inferiorità nei suoi confronti. Con un salto in avanti nel tempo lo ritroviamo a Tulsa, dove si è recato in gran segreto per liberarsi di Dwight una volta per tutte. Ma lui lo sorprende mentre si trova a bordo piscina e se ne libera in quattro e quattr'otto mostrandogli qualche indiano armato e convincendo perfino uno dei suoi a passare dalla sua parte. Questa scena chiarisce che non è Chickie il vero villain della prima stagione, ma lo scontro tra Dwight e la mafia è solo rimandato alla seconda stagione, già confermata, di Tulsa King.
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Resa dei conti in salsa country
Il fatto che Dwight si liberi di Chickie usando solo la sua autorità, e lasciando intravedere un paio di pistole da lontano, non ci priva della scena madre nel gran finale, che vede la sgangherata posse di Dwight affrontare Caolan Waltrip e la sua gang di motociclisti. Caolan è furente perché ha visto sparire l'intero ammontare del suo conto corrente grazie al sapiente hackeraggio di Bodhi (Martin Starr), ma è ancora una volta Dwight ad avere la meglio perché la rabbia che cova proviene dal desiderio di proteggere i suoi cari: la figlia Tina, con cui sta faticosamente ricostruendo un rapporto, e soprattutto Stacy, che ha rischiato di morire per mano di Waltrip.
Teatro dell'agguato è il locale di Mitch Keller (Garrett Hedlund) che, a sua volta, ha un conto in sospeso coi motociclisti di Waltrip. Come da copione volano proiettili, ma alla fine i buoni hanno la meglio e Dwight si sbarazza di Waltrip con un atto di violenza estrema con cui Stallone sembra per un istante ritrasformarsi in Rambo, per poi riconquistare rapidamente l'ironia che contraddistingue il personaggio di Dwight Manfredi.
Chi dice donna dice...
Dopo aver sistemato i propri affari, Dwight Manfredi sancisce il suo nuovo ruolo di boss di Tulsa inaugurando il suo nuovo nightclub nato dalle ceneri del locale di Mitch Keller, il quale coglie l'occasione per sfoderare il suo talento musicale insieme alla sua band country (le doti canore di Garrett Hedlund sono note da tempo). Anche Tina (Tatiana Zappardino), la figlia di Dwight, sembra aver perdonato il padre e lo raggiunge a Tulsa insieme ai nipoti per festeggiare con lui. Il trionfo sembra ormai definitivo, ma qualcuno attende Dwight all'ingresso del locale. Si tratta di Stacy, che ha "venduto" l'amico incastrandolo per tentata corruzione (il denaro che lui le ha trasferito su un conto a suo nome per aiutarla dopo il ferimento), per riabilitare il suo nome e salvare la carriera in polizia. Vedere il padre di nuovo in arresto rappresenta una ricaduta nell'incubo per Tina e questa è la nota più amara su cui si chiude la prima stagione di Tulsa King.
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Cosa ci attende nella seconda stagione di Tulsa King?
L'annuncio dell'abbandono di Terence Winter come showrunner della seconda stagione per via di divergente creative (con il patron Taylor Sheridan?) potrebbe anticipare un cambio di passo nel proseguo di Tulsa King. Quel che è certo è che il finale di stagione ha lasciato molte vicende in sospeso. Il ritorno in carcere di Dwight potrebbe aprire una nuova crisi con la figlia Tina, con cui si era appena faticosamente riappacificato, anticipando una maggior centralità del personaggio di Tatiana Zappardino nei nuovi episodi. Non dimentichiamo, inoltre, che il conto con la mafia di New York - dove Tina risiede con il marito e i figli - è ancora aperto. Si prevede dunque che in futuro Chickie diverrà più feroce e determinato a liberarsi di Manfredi una volta per tutte (non dimentichiamo cosa ha fatto al padre).
Ma la trama che ci appare più promettente è quella che coinvolge Stacy. Dopo aver consegnato Dwight alla giustizia e aver salvato la propria carriera in polizia, la donna sarà davvero pronta a rinunciare a lui? Nonostante la differenza d'età, che lei per prima ha evidenziato, nel corso della prima stagione è sempre stata Stacy a cercare Dwight, dimostrando di non riuscire a starne lontana. La relazione sentimentale tra i due, a meno di clamorosi colpi di scena, è probabilmente destinata a evolversi. Non dimentichiamo, inoltre, che il personaggio di Stallone è esperto e astuto. Le prove per dimostrare il suo coinvolgimento in altre attività criminali sono davvero scarse e il suo fidato esercito è pronto a scendere in campo per salvarlo. Scommettiamo che la sua permanenza dietro le sbarre stavolta sarà breve e ben presto Dwight tornerà al controllo del regno criminale che si è costruito?
Conclusioni
Colpi di scena, cliffhanger e un Sylvester Stallone sempre più divo nel finale della prima stagione di Tulsa King. Non mancano sorprese, violenza e fuochi d'artificio, ma la sorte dell'amato Dwight Manfredi subisce una svolta che potrebbe non aver soddisfatto completamente i fan.
Perché ci piace
- Sylvester Stallone si dimostra un divo dal carisma inossidabile catturando il pubblico con un personaggio in evoluzione.
- Lo aiuta un cast variegato di curiosi personaggi secondari.
- La serie si fa più interessante episodio dopo episodio e scatta il conto alla rovescia per la stagione 2...
Cosa non va
- ... anche se alcune soluzioni adottate nel finale della prima stagione non soddisfano appieno. Troppi i nodi da sciogliere.