Il revisionismo cinematografico colpisce ancora. Inesorabilmente, in un senso o nell'altro. Film ritenuti pessimi, oggi vengono rivalutati; film ritenuti belli, oggi scricchiolano sotto il peso degli anni, mostrando qualche ruga di troppo. Succede spesso, soprattutto da quando lo streaming è l'alternativa diretta al grande schermo. Videoteche infinite a portata di telecomando (o peggio, di smartphone), aperte su un catalogo che, volutamente, fa leva sulla nostra memoria. Allora, ci ritroviamo a (ri)affrontare i fantasmi del passato, tracciando un parallelo che, all'epoca, sembrava impossibile anche solo considerare.
Scorrendo il catalogo di Netflix, ecco il colpo al cuore. Il sussulto, la vibrazione che (ri)accede i colori di un'adolescenza consumata pensando già di essere adulti. Ecco che, senza troppe fanfare, nel catalogo troviamo uno dei titoli miliari della generazione nata alla fine degli anni Ottanta, e prontamente stabile nella top 10 di Netflix. Quel titolo che ci ha fatto vergognare, che ci ha fatto sognare, che ci ha fatto arrabbiare. Noi, bravi ragazzi che non potevamo essere come l'oscuro Step. Noi, brave ragazze come Baby, che avremmo voluto di più oltre che un buon voto in matematica. Avremmo voluto uno slancio: il vento tra i capelli, i brividi nascosti dietro il pensiero proibito. E adesso, dopo quasi trent'anni, è arrivato il momento che mai avremmo immaginato: chiedere scusa a Tre metri sopra il cielo.
Adolescenti di ieri, e di oggi
E lo facciamo con l'onestà di chi, in un modo o nell'altro, è stato colpito dal fenomeno letterario inventato da Federico Moccia (si può dire tutto e più di tutto, ma non che non sia stato un precursore) e portato al cinema da un bravo regista come Luca Lucini, con la sceneggiatura firmata dallo stesso Moccia insieme a Teresa Ciabatti. Sì, la stessa Teresa Ciabatti che avrebbe poi sfiorato il Premio Strega, divenendo una delle scrittrici più influenti. Attenzione, però: il nostro perdono, pur tardivo, non è dettato solo dalla nostalgia di quel periodo storico (che c'è, non lo neghiamo), bensì da un'analisi oggettiva dei fatti. Bisogna chiedere scusa a Tre metri sopra il cielo (o se volete, possiamo chiamarlo con l'acronimo 3msc) perché aveva previsto e anticipato l'epoca contemporanea, segnata dai teen movie e dalle serie teen. Del resto, ce lo dice pure Boris 4: non può esserci sceneggiatura di successo, senza una storia teen all'interno.
Il problema, però, se di problema si può parlare, è che noi teen-ager di inizio Millennio, non volevamo essere teen-ager. Ci sentivamo adulti, arrivati. Ragionavamo con distacco rispetto a ciò che il momento storico ci offriva (musica, moda, cinema), senza soffermarci troppo sul momento, sull'attimo da vivere prima di perderlo per sempre. Il futuro appariva più bello e più accessibile, all'apparenza meno complesso: avremmo finalmente avuto una moto come quella di Step, e finalmente avremmo fatto colpo sulla ragazza dei nostri sogni. Ci saremmo induriti, saremmo diventati più stronzi. Ci saremmo fatti notare, fuori scuola, con la giacca di pelle e lo sguardo da duri. Tuttavia, guai a dirlo. Guai provare invidia per Step. Guai provare invidia per Baby. Non volevamo essere quello che eravamo, piuttosto proiettavamo le nostre inquietudini verso un domani apparentemente imminente.
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L'amore analogico e l'influenza di Moccia sulle serie teen
Per questo, Tre metri sopra il cielo, nella sua ingenua e analogica narrazione, era materiale interdetto: le frasi ad effetto, le quotes di Radio Caos da scrivere sul diario, le canzoni da scaricare tramite eMule (da Nina dei Comedy of Life a Gabriel di Lamb, che grande soundtrack ha 3msc!), dopo aver visto il film, di nascosto, su un Divx personalizzato con l'uniposca. E il concetto di poster, quelli da appendere vicino Leo DiCaprio e Brad Pitt: Riccardo Scamarcio da una parte, e Katy Saunders dall'altra (che fine ha fatto? Non fa più l'attrice, ma si è sposta con Song Joong-ki, uno dei più grandi interpreti sudcoreani). Insomma, Federico Moccia con la storia impossibile tra Baby e Step aveva irrimediabilmente turbato e alterato le nostre relazioni amorose (tanto che si può parlare di Generazione 3msc), prevedendo in qualche modo il marcato filone odierno, che per sfumature, dinamiche, e sensazioni si rifà esattamente a Tre metri sopra il cielo.
Se il tempo è ciclico, e ripropone, sotto un'altra luce e un altro colore gli stilemi che abbiamo detestato, adesso invece finiamo per amarli (e riconsiderarli), riportandoci a quando eravamo inconsapevolmente felici. Forse, se non fossero esistiti Step e Baby, oggi non avremmo Skam Italia, non avremmo Prisma, non avremmo Summertime, non avremmo Baby, non avremmo Shake, non avremmo Mare fuori. Quelle serie teen che si accalcano nei cataloghi delle piattaforme streaming, e che fotografano in modo preciso la dimensione adolescenziale attuale.
Perché, se tutto torna, tutto torna in base alla naturali differenze sociali: generalizzando, gli adolescenti di ieri avevano fiducia nel futuro, e di conseguenza evitavano di specchiarci palesemente nel presente; oggi invece il futuro appare sfocato, e di conseguenza i ragazzi fanno totale affidamento sull'attimo da vivere, sulle emozioni da liberare. Positive o negative che siano. Anche per questo Tre metri sopra il cielo si è trasformato in un (ex) fenomeno che lega diverse generazioni, mettendole in contatto (grazie a Netflix, in questo caso) per un confronto in grado di rimettere insieme "i pezzi dei ricordi", sparsi su quel pianeta da cui poter "guardare le stelle".