Tra le onde il corpo di un migrante affiora in cerca di salvezza. Sono le acque scure e increspate di Lampedusa, dove Salvo se ne sta in barca provando a dimenticare l'amore perduto. Il tentativo di salvare il migrante non riesce e Salvo si ritrova tra le mani il corpo inerme con indosso solo una ricevuta e una lettera scritta in arabo. L'uomo decide così di caricare il cadavere sul furgone del pesce del fratello e recarsi prima in Sicilia e poi in Sardegna per consegnare i resti alla moglie, anche lei immigrata. Ad accompagnarlo nel viaggio notturno una figura misteriosa che appartiene al suo passato.
Come rivela la nostra recensione di Tra le onde, questa è in sintesi la sinossi del film di Marco Amenta, opera seconda dopo La siciliana ribelle intrisa, anche in questo caso, di insularità. Tra le onde è un'avventura drammatica on the road e al tempo stesso un viaggio dell'anima, nella memoria del passato e forse perfino in un'altra dimensione. Col suo afflato poetico e la tendenza a rimescolare i piani temporali, confondendo verità e finzione, sogno e realtà, Marco Amenta non facilità il compito allo spettatore, stimolandolo costantemente a orientarsi in questa avventura intima che ha un fortissimo legame con la realtà.
Viaggio nella notte (in due)
Vincenzo Amato e Sveva Alviti sono gli unici protagonisti - quasi gli unici interpreti, a dirla tutta - di un film piccolo e suggestivo che nasce abbarbicato sugli scogli di Lampedusa, dove si apre la storia, in un locale abbandonato che rappresentava il sogno di Salvo. Da qui si dipana un'avventura fatta di mare, paesaggi, silenzi, nastri d'asfalto illuminati dai lampioni e apparizioni femminili (salvifiche?). Forte di una sceneggiatura firmata a quattro mani dal regista Marco Amenta insieme a Ugo Chiti, Roberto Scarpetti e Niccolò Stazzi, Tra le onde non necessita di molte parole per esprimere i sentimenti che animano il cuore dei personaggi, aspri e taciturni come le isole a cui appartengono. Con due eccezioni, l'autista che traghetta Salvo dal mondo dei morti a quello dei vivi, sorta di Virgilio dotato però di sense of humor, e la misteriosa Lea, interpretata da Sveva Alviti.
Salvo, il personaggio di Vincenzo Amato, si muove per lo più da solo. La sua è una solitudine che urla e a sottolinearla ci pensa l'interpretazione trattenuta dell'attore fatta di piccoli gesti e lunghi silenzi, dove la parola rarefatta diviene particolarmente pregnante nel momento in cui erutta. E poi c'è Lea, un misto tra una dark lady sensuale e una delle bionde misteriose di David Lynch, che si muove di notte, perennemente avvolta in un abito da sera di seta rosa, portandosi dietro tutti i suoi misteri. Questo duo improbabile, che attraversa Sicilia e Sardegna in compagnia di un cadavere, è l'anima del film.
Un film che oscilla tra realismo, ambiguità e mistero
Marco Amenta mescola generi e suggestioni nel suo noir sentimentale che da una parte guarda al mistero dei grandi modelli del genere internazionali, dall'altra rivendica le proprie radici meridionali a ogni piè sospinto. Un mix stimolante che invita lo spettatore a scoprire un prodotto di nicchia che però presenta un forte legame con l'attualità. Tra le onde è essenzialmente una (duplice) storia d'amore che vede il regno dei vivi e dei morti incontrarsi in un non luogo, ma il cadavere del migrante e il viaggio di Salvo nelle aziende agricole del Sud in cui i migranti sono impiegati ci catapulta immediatamente nel presente.
Il regista riesce a gestire con sapienza questa parte della storia nel tentativo di restituire dignità anche a chi affronta un viaggio disperato per mare in cerca di una vita migliore. Più incertezza negli intrecci temporali che caratterizzano la dimensione più "onirica". Qui la scelta del regista di non spiegare troppo, lasciando campo libero allo spettatore di ricrearsi la propria storia, risulta davvero troppo criptica, alimentando l'ambiguità e creando qualche confusione di troppo.
Conclusioni
Come visto nella recensione di Tra le onde, quello di Marco Amenta è un film intimo, girato con pochi personaggi e pochi mezzi, che mescola generi e suggestioni unendo realismo e sperimentazione. Una storia d'amore che si fonde nel noir, ma ha al contempo un forte legame con l'attualità visto che tocca il tema dei migranti. Convincente e affiatata al coppia di protagonisti formata da Vincenzo Amato e Sveva Alviti.
Perché ci piace
- L'ambientazione e la dimensione on the road ci conducono su e già per le strade di Sicilia e Sardegna.
- L'ottima interpretazione dei protagonisti, in particolare di un intenso Vincenzo Amato.
- La sicilianità del film, che emerge tratto dopo tratto.
Cosa non va
- La dimensione realistica e i legami con l'attualità sono più incisivi delle suggestioni metafisiche che affiorano a tratti.
- Qualche confusione dovuta ai continui salti temporali.