Se la notizia fosse vera sarebbe davvero succulenta. Paolo Sorrentino che segue le orme di Emir Kusturica e gira un documentario su Paolo (o Fabio) Cannavaro. "Giustamente Kusturica lo ha fatto su Maradona, io faccio qualcosa di diverso". Una battuta che ha scatenato risate convinte tra i giornalisti e ha infranto l'atmosfera seriosa della conferenza stampa dei giurati del 30mo Torino Film Festival. Del resto, e c'è da capirli, il lavoro che li attende fino a sabato prossimo, giornata della premiazione, è impegnativo. "Ancora dobbiamo discutere con calma i criteri dei nostri giudizi, lo faremo tutti assieme - ha spiegato Paolo Sorrentino -. Prima di essere giurati siamo cinque teste pensanti". Affiancato dal produttore tedesco Karl Baumgartner, dal compositore Franco Piersanti, dal regista rumeno Constantin Popescu e dall'attrice francese Joana Preiss, il regista partenopeo, che ha appena concluso le riprese del suo ultimo film, La grande bellezza, ha subito messo le carte in tavola, riempiendo di elogi la manifestazione torinese e il suo direttore artistico, Gianni Amelio.
"E' vero ho finito da poco di girare, ma non solo qui solo distrarmi vedendo i film degli altri - ha detto - ma soprattutto perché nella mia vita Torino era ed è un punto di riferimento. Venivo qui da spettatore, ho presentato alcuni documentari, sono stato accettato e giustamente sono stato anche respinto. Ora per me è uno strano sogno essere qui in una veste così importante. E poi Gianni è uno dei più importanti conoscitori del cinema ed ero curioso di vedere i film che aveva selezionato. Non ho un approccio specifico, mi auguro di essere sorpreso da un film, cosa che è sempre più difficile, perché stiamo invecchiando e cominciano ad essere tanti". "Il Torino Film Festival - ha proseguito - ha un'identità certa. Qui c'è sempre stato del grande cinema ed un pubblico meraviglioso".Diplomatico sulla decisione di Ken Loach di non ritirare il Gran Premio ("Ognuno è libero di fare quello che vuole, mi sembra fuori luogo dire la mia"), Paolo Sorrentino rifiuta categoricamente l'ipotesi di poter succedere l'anno prossimo a Gianni Amelio alla direzione artistica della rassegna cinematografica. "Penso di avere l'età giusta per fare il regista, un lavoro che richiede molte energia, e di mio ne ho poca - ha aggiunto -. Non sono un candidato, la questione è totalmente astratta". L'ultimo pensiero lo ha rivolto ad un tema che gli sta particolarmente a cuore. "Mi preoccupa la chiusura delle sale cittadine - ha concluso - Non sono pessimista sulla distribuzione, le cose belle arrivano sempre, ma la sfida per noi registi è quella di fare film intelligenti e tra virgolette d'autore, che possano colpire anche pubblico diverso. I festival come questo sono un ottimo ponte per vedere la reazione del pubblico e sapere se vorrà andare nelle sale".