Tomorrowland - Il mondo di domani, è uscito questo fine settimana in buona parte del mondo, per un incasso complessivo di circa sessanta milioni di dollari, compreso il quarto giorno del week end lungo del Memorial Day negli Stati Uniti. Un risultato al di sotto delle attese della Disney, ma meno di quanto si possa immaginare, perché la nuova creatura di Brad Bird e Damon Lindelof è un film dallo spirito vintage e sognatore non facile da apprezzare.
Brad Bird, d'altronde, ha sempre amato questo stile, come dimostrato dal look squisitamente retrò dato a Gli incredibili e la rielaborazione del liberty parigini di Ratatouille. Qui l'ispirazione sono gli anni Sessanta, epoca di forti contrasti in cui comunque la creatività e la spinta verso il futuro ha portato l'uomo sulla Luna, a dispetto dell'orrore che il mondo intero stava soffrendo, dal Vietnam agli omicidi di stato, fino allo spettro della guerra nucleare. Abbiamo parlato di tutto questo proprio con il regista Brad Bird, in occasione della presentazione del film a Londra. Una piacevole conversazione con un uomo che sembra davvero sempre rapito da quello che di meraviglioso il futuro ci può prospettare.
Mr. Bird, questa è la sua seconda esperienza nel live action dopo Mission: Impossible - Protocollo Fantasma. Quali sono le maggiori differenza tra il live action e l'animazione?
Avere a che fare con l'animazione significa lavorare a piccoli passi, perché paradossalmente tornare su quello che hai fatto è sempre molto difficile. Quando realizzi un film in live action, se c'è qualcosa che non funziona, lo puoi coprire con delle inquadrature da angolazioni diverse e lavorare poi in sede di montaggio, che è qualcosa che personalmente non faccio, ma che molti fanno. Quando realizzi un film animato, non puoi produrre qualcosa che poi non sarà usato. Quando sei su un set invece può succedere qualunque cosa che ti costringe a cambiare i tuoi piani ed è una cosa molto stimolante, perché ti permette di imparare a gestire la soluzione dei problemi. Personalmente è un processo che ho imparato grazie alla mia esperienza televisiva con I Simpson, dove ho lavorato per sette stagioni. Se in un episodio c'era qualcosa che non funzionava, sapevamo che potevamo rimediare e migliorarci la settimana dopo. Quando giri un film live action hai la stessa possibilità, solo in un arco di tempo molto più ristretto.
Uno storytelling imbizzarrito
Tomorrowland è protagonista solo per una piccola parte del film. Una scelta dettata dal budget o dallaa struttura del racconto?
No, è stata una scelta narrativa. Quello che ci stava a cuore era la ricerca del futuro, non il vivere nel mondo del futuro, di fatto si tratta di un road movie, Tomorrowland sarebbe stato comunque solo il punto d'arrivo. Se vuoi raccontare un'idea molto complessa in un film, la cosa migliore è farlo nella maniera più semplice e lineare possibile. Il futuro di cui parliamo non è adesso e qui, ma una prospettiva da rincorrere, in cui il sogno di un domani migliore è il primo passo, mentre il secondo è come far sì che il sogno si avveri.
In effetti la struttura narrativa di Tomorrowland è molto complessa. Immagino sia stato anche difficile da gestire.
Eccome, se dovessi considerare questo film un animale, sarebbe una creature estremamente capricciosa e difficile da domare. Ci siamo trovati di fronte a molti dilemmi, soprattutto perché temevamo che la storia potesse essere complicata e che spiegarla avrebbe rallentato molto il ritmo. Il dilemma era tra il dare troppe informazioni e non darne abbastanza, alla fine pensiamo di essere arrivati al giusto equilibrio, è stata molto dura, ma siamo contenti di quello che siamo riusciti a portare sullo schermo.
Visioni dal futuro
Il film parte nel 1964, solo un anno dopo l'omicidio di John F. Kennedy, in un decennio in cui il sogno americano si era trasformato in un incubo. È questo il messaggio del film? Dagli incubi possono nascere sogni meravigliosi da far avverare?
Una delle cose su cui con Damon Lindeloff e Jeff Jensen abbiamo molto riflettuto quando abbiamo cominciato a parlare del film, è stato come nel passato si percepisse il futuro. L'esposizione mondiale è un nodo cruciale, perché era l'occasione per visionari e creativi di tutto il mondo di riunirsi e dare uno sguardo a quello che sarebbe stato il domani. Ragionando su questo punto, ci siamo chiesti quando questo slancio sia finito e ci siamo accorti che ha coinciso proprio con il cambiamento dello spirito dell'Expo. Oggi possiamo facilmente comunicare in ogni istante da ogni parte del mondo, e condividere le nostre idee e le nostre scoperte, ma non è la stessa cosa. Quell'occasione di confronto, scambio e comunione metteva in moto dei meccanismi diversi. È vero, quel decennio fu terribile, non solo per noi, ma per il mondo intero, è stato importante guardare sempre avanti, nonostante tutto.
A proposito di guardare avanti, lei ha avuto l'occasione di conoscere e lavorare con una persona che il futuro lo ha creato, Steve Jobs.
Steve era un uomo eccezionale, capace di vedere cose che una stanza piena di persone teoricamente più competenti di lui su non erano in grado di cogliere. Era così quando facevamo le riunioni creative alla Pixar. Steve si sedeva, ascoltava tutti, poi interveniva dicendo "Allora, io non faccio questo lavoro e non sono come voi esperto di cinema, ma secondo me..." e ogni volta diceva la cosa giusta, trovando la soluzione al problema. Non sopportava gli idioti, li riteneva un freno al raggiungimento del passo successivo, che per lui non era mai fare qualcosa di grande per la settimana successiva, ma la costruzione di qualcosa che restasse nel tempo e che facesse la Storia.
Se lei potesse inventare qualcosa adesso, qual è la prima cosa che le verrebbe in mente?
Armi che feriscono solo le persone che le usano. Così forse chi oggi le adopera con grande facilità potrebbe finalmente capire che non è quella la soluzione a tutti i problemi del mondo.
Ovviamente glielo devo chiedere: quando vedremo nuovamente Gli incredibili in azione?
Stiamo lavorando alla sceneggiatura, ma è ancora presto per parlarne. In ogni caso sì, ci sarà una seconda avventura degli Incredibili. Poi ho un paio di progetti live action che mi piacerebbe portare avanti, ma anche per questi c'è tempo.