Era il Titanic dei cieli: enorme, maestoso e viene ricordato per una tragedia. È il 6 maggio del 1937 quando l'enorme zeppelin nazista Hidenburg prende fuoco, causando la morte di 35 persone. Le immagini fanno il giro del mondo, la radiocronaca del disastro, con il suo racconto freddo e impietoso, ispira persino La guerra dei mondi di Orson Welles. Timeless parte da qui e ambienta il suo episodio pilota assai classico in questo passato in cui tornare con urgenza. Perché? Perché nel presente un terrorista di nome Flynn ha pensato bene di rubare una macchina del tempo costruita dalla Mason Industries (in gran segreto e all'insaputa del governo statunitense) e tornare in quel fatidico 1937 per cambiare la storia in modi ancora peggiori, con effetti ancora più drastici sulla storia degli Stati Uniti e, di conseguenza, del mondo intero.
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Per tentare di fermarlo, viene assemblata in fretta e furia una task force ben assortita: la storica Lucy Preston, il soldato Wyatt Logan e il programmatore Rufus Carlin. Assieme a questa squadra complementare si torna indietro nel tempo ma anche alle vecchie domande a cui la serialità televisiva ci ha abituato da tanto tempo. Si può cambiare il corso degli eventi? Che impatto possiamo avere sulla storia? Il destino è una forza battibile? Timeless, però, non si preoccupa più di tanto di queste annose questioni e pensa soltanto ad andare avanti, a completare la sua semplice missione: intrattenere senza rischiare. Gli ideatori Eric Kripke (Supernatural) e Shawn Ryan (The Shield) hanno segnato la via: binari sicuri per evitare deragliamenti.
Partire per non tornare
Più del viaggio del tempo a noi spettatori interessa la sorte dell'equipaggio. Nonostante la "ciurma" sia composta da tre persone, Timeless ci fa subito capire che la sua protagonista è la brillante Lucy (Abigail Spencer, tra le tante amanti di Don Draper in Mad Men), una donna che con la storia è abituata a convivere, non solo perché è una stimata docente, ma perché vincolata alla storia di sua madre, grande storica di cui si sente obbligata a seguire le orme. Lucy è ancorata al passato, alle radici, al senso del dovere che forse ne ha soffocato la vera natura. E questo viaggio inaspettato potrebbe essere l'evento imprevedibile utile a sbloccarla, la scintilla per riscoprirsi.
Peccato solo che tutti i protagonisti (lei compresa) vengano presentati in modo approssimativo, attraverso dialoghi didascalici che ne svelano forzatamente il vissuto, oppure con legami o traumi intimi che ricattano emotivamente lo spettatore. Di certo nel corso di questi viaggi nel tempo non bisognerà salvare solo tappe fondamentali della Storia d'America (la seconda puntata è dedicata ad Abraham Lincoln), non soltanto salvaguardare la sorte del pianeta dai loschi piani (ammesso che lo siano) dei terroristi, ma soprattutto conoscere le implicazioni che queste avventure avranno sui protagonisti. Su queste donne ancora figlie e su questi mariti assai nostalgici.
Alla ricerca del cortocircuito
Storia globale e storia personale. Gli eventi del mondo e gli scossoni dell'animo. Timeless gioca su questo confine tra pubblico e privato, e finora, stando ai primi 45 minuti del pilot, di questo doppio filo si salva soprattutto il primo. Infatti, del salto temporale negli anni Trenta funzionano soprattutto i cortocircuiti tra la nostra epoca e quella dell'antico New Jersey. Le incomprensioni linguistiche con modi di dire non ancora nati, oggetti anacronistici, e la questione razziale di Rufus (per un nero non è certo prevista vita facile) trattata con la giusta ironia, in quella che è forse la scena più riuscita dell'episodio.
Il resto profuma tutto di già visto. C'è il dubbio di non essere affatto artefici del proprio destino, ma solo marionette nelle mani del Caso (o di qualche ente governativo), c'è la paura di cambiare in modo maldestro il futuro e il timore destablizzante di incontrare se stessi in altri epoche. Per poi arrivare ad un plot twist finale non memorabile, ma che riesce comunque a dare a Timeless una seconda possibilità. Laddove molti capisaldi della serialità televisiva hanno trovato nel tempo l'unità di misura della loro rivoluzione (pensiamo a 24 o a Lost), Timeless non vola in alto come il suo dirigibile tedesco, non punta a cambiare la storia della serialità, ma si accontenta di seguire la mappa scritta da altri. Rigorosamente a bassa quota.
Movieplayer.it
2.0/5