Ti piace ancora Dario Argento?
Concepito per essere il primo di sette film televisivi (girati da sette registi diversi) dedicati al genio di Alfred Hitchcock, Ti piace Hitchcock? di Dario Argento non ha assolutamente la pretesa di tradire i suoi scopi originari. Rispetto al pessimo esito de Il cartaio (dopo il sottovalutato Non ho sonno), qui il puro esercizio di stile è almeno apprezzabile seppur ben lontano dai classici del cinema argentiano. Il citazionismo (e l'autocitazionismo) postmodernista, sostanzialmente estraneo al nostro o che lo stesso regista aveva sempre abilmente eluso o occultato, qui costituisce il dato testuale della pellicola. E' forse in questo approccio così lucido che si deve vedere il massimo frutto della crisi di Argento. Un regista che ormai non si trova più a suo agio nella realtà artistica odierna e che imbocca la strada del pastiche televisivo-cinematografico con (inconsapevole?) disincanto.
Dobbiamo forse scorgere nello sterile gioco di Ti piace Hitchcock?, portato avanti con indubbia abilità (ed è questo che fa rabbia), una sorta di critica verso i pivellini registi horror-thriller di oggi giorno che non sanno far altro che citare, citare e ancora citare? Per il rispetto e per l'affetto che ci lega al maestro a noi piace vederla così. Perché è imbarazzante vedere una vecchia gloria come Dario Argento impelagarsi in progetti TV che sembrano patetici canti del cigno intonati da chi non ha il coraggio di fare un resoconto della sua grandissima carriera e tirare le somme. Così da non adombrare tutto quello che di magnifico ci ha donato il suo cinema.
Parlando propriamente del film, in Ti piace Hitchcock? troviamo tutto quello che possiamo rintracciare nei suoi film migliori o, magari meno agevolmente, in una qualsiasi monografia a lui dedicata: tutte le sue ossessioni cinefile (oltre ad Hitchcock anche Fritz Lang e F.W. Murnau), il suo mestiere di critico (il protagonista Elio Germano è un alter ego del regista), l'attenzione verso l'oppressività delle strutture urbane (Torino, la location preferita di Argento), nonché una storia con i soliti personaggi dalla psiche contorta e con il solito "bagaglio" famigliare complicato. Una delle poche cose oneste del film è il fatto di essere rivolto chiaramente ad un target televisivo, senza che ciò porti a scomodare ingombranti ambizioni cinematografiche, come nel caso de Il cartaio. Per cui dopo una partita a carte (troppo) scoperte persa malamente e un semplice esercizietto buono appena appena per l'ultimo della classe, ci sentiamo di chiedere al Dario nazionale: ti piace ancora fare cinema?