Nel 2011 era un bel dilemma: come integrare Thor nel Marvel Cinematic Universe, dato che gli altri membri degli Avengers erano scientificamente plausibili e lui decisamente no? Come renderlo parte integrante di un film corale a rischio di straniamento tonale? All'epoca, i Marvel Studios e il regista Kenneth Branagh optarono per una soluzione che minimizzava l'aspetto fantastico del materiale di base: Asgard, per quanto iconograficamente non troppo distante dai miti norreni, era sostanzialmente un pianeta alieno, e il Bifrost non era tanto diverso da tecnologie di teletrasporto viste in vari film di fantascienza. Gli stessi amici di Thor sottolinearono come il loro essere "dèi" fosse una superstizione umana, e lui disse a Jane Foster di venire da un mondo dove magia e scienza erano essenzialmente la stessa cosa, alludendo alla celebre massima di Arthur C. Clarke che Jane avrebbe citato apertamente qualche minuto dopo. Ma i tempi cambiano, e con essi anche il franchise Marvel, ora più folle che mai tramite Multiversi e altro. Com'è cambiato Thor negli undici anni in cui l'abbiamo visto sullo schermo? N.B. Questo articolo contiene spoiler per i film in cui appare il personaggio, fatta eccezione per Thor: Love and Thunder.
Energia, non magia
The Avengers mantiene la linea del primo Thor, riducendo al minimo la componente divina degli asgardiani. Difatti, quando il dio del tuono rivede Loki dopo averlo creduto morto per un anno, quest'ultimo gli chiede quanta "energia oscura" abbia dovuto usare Odino per mandarlo sulla Terra, essendo il Bifrost in fase di riparazione. E per tornare a casa i due si servono del Tesseract, oggetto cosmico che fa parte delle Gemme dell'Infinito, contenitori di energia primordiale che risale a prima della nascita dell'universo. Questo concetto rimane più o meno intatto in Thor: The Dark World, dove i nove regni sono ancora trattati come pianeti e l'arma misteriosa cercata dagli Elfi Oscuri, l'Etere, è anch'essa una Gemma, come esplicitato nel mid-credits che si ricollega a Guardiani della Galassia. Ma ci sono già prime allusioni a qualcosa di più mistico, con Frigga esplicitamente identificata come una strega.
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E alla fine arriva il Ragnarök...
Complice l'uscita di Doctor Strange, che formalizza la presenza della magia nel MCU, comincia a farsi meno presente il rigore scientifico a tutti i costi (anche se la stessa magia viene descritta come il padroneggiare energia proveniente dal Multiverso). E la cosa è evidente con l'uscita di Thor: Ragnarok, che già nel titolo evoca l'equivalente asgardiano dell'apocalisse, che avviene per mano dell'entità demoniaca Surtur. E ci sono i primi accenni al Valhalla, la vita dopo la morte per gli asgardiani, tramite una conversazione onirica tra il dio del tuono e il defunto padre, il quale sottolinea chiaramente la natura divina del figlio, dopo aver affermato nel film precedente che il suo popolo non ha nulla in comune con entità mitologiche di vario genere. E qualche mese dopo, con Black Panther, assistiamo a un'altra versione del regno ultraterreno, questa volta legata alla cultura del Wakanda.
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Potere alle capre
Arriviamo, quindi, a Thor: Love and Thunder, dove si parla nuovamente di Valhalla e più esplicitamente dei vari pantheon, riuniti in occasione dell'ascesa del villain Gorr che è dotato di una spada capace di uccidere qualunque divinità. Non ci sono più dubbi, complice anche il debutto su Disney+ di Moon Knight e il suo approfondimento della mitologia egizia: abbiamo effettivamente a che fare con degli esseri divini. Ma non manca, occasionalmente, l'ironia nei confronti dell'argomento: Eternals - adattando il fumetto fedelmente, a onor del vero - suggerisce che i miti greci e babilonesi derivino dalle gesta dei servi alieni dei Celestiali, mentre nel quarto film di Thor c'è una rilettura molto irriverente delle figure di Toothgnasher e Toothgrinder, le capre che trainano il carro del dio. Due personaggi che, come recentemente svelato su Twitter, gli sceneggiatori del primo film volevano includere già allora, ma la Marvel disse che era troppo presto...
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