Attenzione, l'articolo contiene spoiler sul quinto e sesto episodio della prima stagione di The Young Pope! Per misurare il grado di successo di un prodotto televisivo o cinematografico è spesso sufficiente, oltre ai più canonici indici di ascolto e box office, confrontarsi con la capacità dell'opera in questione di conquistare il pubblico nell'immediato grazie a personaggi, dettagli o brevi sequenze iconiche. Basti pensare al Marty McFly di Ritorno al futuro o ai waffles della Eggo tanto amati da Eleven in Stranger Things.
Il quarto episodio di The Young Pope, andato in onda la scorsa settimana, ne è solo la riprova più recente in ordine di tempo. Grazie ad un 45 giri di Senza un perché di Nada, portato in dono dal Primo Ministro della Groenlandia a Pio XIII (Jude Law) durante un'udienza papale, il singolo della cantautrice toscana pubblicato nel 2004 è tornato direttamente al primo posto in classifica dei brani rock più scaricati su iTunes. Un successo che a sua volta sottolinea quello della serie stessa, esempio della sua capacità di coinvolgere gli spettatori e affascinarli con parentesi surreali, come quella che ha concluso la scorsa puntata. Nel secondo appuntamento con la serie firmata da Paolo Sorrentino abbiamo avuto modo di conoscere aspetti inediti del passato di Lenny Belardo e scorgere con più nitidezza le trame cospiratrici del Cardinale Voiello (Silvio Orlando) impegnato a tessere una tela di pettegolezzi attorno all'amicizia tra il Papa ed Esther (Ludivine Sagnier) che nel corso degli episodi di questa sera si è ulteriormente infittita per poi disfarsi sotto il peso del senso di colpa e della consapevolezza della sua vacuità perché Pio XIII è "incapace di sopportare lo struggimento dell'amore, infelice come tutti i preti. Non un uomo ma un vigliacco".
"Toc-Toc!"
Inutile girarci intorno. Il quinto episodio di The Young Pope è, finora, narrativamente e visivamente il più intenso di questa prima parte di stagione. Nonostante i riferimenti all'abbandono da parte dei genitori di Lenny non abbiano goduto della medesima e costante potenza emotiva delle due precedenti puntate, la loro presenza/assenza è stata fondamentale per scorgere nuove sfaccettature del rapporto tra Papa Pio XIII e il Cardinale Dussolier (Scott Shepherd), amico d'infanzia e compagno di solitudine nell'orfanotrofio che li ha visti crescere insieme, accuditi da Suor Mary (Diane Keaton). In una passeggiata notturna tra i due per le strade di una Roma deserta, tra alberghi nei quali trovare la prova dell'esistenza di Dio e paninoteche ambulanti, il regista non ha inserito reminiscenze visive de La grande bellezza quanto un velato riferimento ad Habemus Papam di Nanni Moretti racchiuso in una breve "fuga" degli amici dai confini vaticani. Un bisogno di Lenny di ritornare al "famigliare" specchiandosi in chi come lui ha subito il trauma della mancanza anche grazie all'uso di flashback che li mostra bambini, con tanto di allusione ad un "miracolo" del quale il giovane Papa non si sente pronto a parlare né con lui né con Suor Mary.
Perché è Pio XIII a dettare le regole e lo sottolinea, dopo l'omelia/schiaffo con la quale ha scioccato fedeli e membri della Chiesa cattolica, con un discorso ai cardinali nella Cappella Sistina. Un appuntamento atteso e ritardato, dovuto e rimandato, con il quale Lenny dà la stoccata definitiva a quel concilio cardinalizio che l'aveva erroneamente e superficialmente sottovalutato. Qui Sorrentino raggiunge il momento più alto di scrittura e regia che The Young Pope ci ha regalato in queste prime sei puntate. Tra una vestizione papale accompagnata da "Sexy and I Know It" del duo dance-rap LMFAO che ricorda la Marie Antoinette di Sofia Coppola (dove c'erano delle Converse lilla troviamo delle calzature porpora) ed una brutale quanto lucida dichiarazione sulla quale fondare d'ora in avanti la Chiesa da lui guidata, il regista partenopeo, costruisce dipinti animati, giocando con angolazioni e primi piani suggestivi resi ancor più efficaci dall'incredibile prova attoriale di Jude Law. "Proibiti, inaccessibili, misteriosi" è il mantra che dovranno ripetersi d'ora in avanti i cardinali. Non più una Chiesa aperta e pronta alla tolleranza ma "senza finestre, di cemento" per tornare ad essere desiderabile. Esattamente come il suo Papa.
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"Non expedit"
Come il quarto episodio, anche la sesta puntata di The Young Pope torna a rievocare un'attualità verosimile. Lo fa attraverso la doppia vita, ecclesiastica e carnale, di Dussolier, il Caso Kurtwell affidato al neo Cardinale Gutierrez (Javier Cámara), le scarse entrate nelle casse dello Stato Pontificio e il rapporto Stato-Chiesa. Uno scontro che ha visto contrapposti il giovane e spavaldo premier italiano (Stefano Accorsi) al calcolatore pontefice americano. Un duetto fatto di botta e risposta, una gara a chi ha l'ultima e decisiva parola su unioni di fatto, divorzio, aborto, matrimoni gay, otto per mille e addirittura confini vaticani e revisione dei Patti Lateranensi. Temi sfruttati da Sorrentino per approfondire la sua riflessione sul potere, le tattiche mediatiche, la finzione politica e la filosofia del marketing. Come Frank Underwood (Kevin Spacey) e Will Conway (Joel Kinnaman) nella quarta stagione di House of Cards, Paolo Sorrentino, ci mostra il dietro le quinte (esagerato?) di stanze del potere al quale non abbiamo accesso. Ma questo sesto episodio ci racconta anche di un Papa sempre più fermo nella sua "caccia alle streghe" contro sacerdoti omosessuali o sessualmente attivi che ha deciso di allontanare dalla Chiesa con conseguenze tragiche che scopriremo presto quali ripercussioni avranno sul suo papato.
Due episodi colmi di spunti di riflessione, nei quali la figura di Pio XIII è ancora nebulosa ma sempre più ammaliante, capace di stupirci con le sue riflessioni spiazzanti e machiavelliche. Ma Sorrentino non dimentica un altro pilastro fondamentale di The Young Pope: il cardinale Voiello. A lui il regista regala sequenze toccanti (nel suo parafrasare le parole del Papa indirizzandole a Suor Mary) e parentesi esilaranti (dalla chiusa perfetta del quinto episodio diretta a Tonino Pettola ad un Dio dall'accento spagnolo da non pronunciare mai invano) che ce lo rendono amabile perché imperfetto come noi.
Movieplayer.it
4.5/5