È di qualche giorno fa la notizia che Gomorra - La Serie ispirata all'omonimo romanzo di Roberto Saviano, prodotta da Sky e diffusa oltreoceano da Sundance Tv, è stata inserita nell'edizione 2016 di The Best Tv Shows, celebre classifica del New York Times dedicata alle migliori serie televisive internazionali. Prima volta per una produzione italiana, che si aggiudica il terzo gradino del podio preceduta solo dalle inglesi Happy Valley e Detectorists. Un riconoscimento prestigioso, riconferma di come una parte coraggiosa della serialità italiana, libera da strutture narrative convenzionali e capace di guardare oltre i confini della fiction generalista, stia riuscendo ad imporsi, grazie anche a titoli apripista quali Romanzo criminale - La serie e 1992.
Un traguardo che, ne siamo certi, non resterà il solo ancora a lungo. A metà gennaio, infatti, la HBO inizierà la programmazione di The Young Pope, la serie scritta e diretta dal Premio Oscar Paolo Sorrentino che l'emittente televisiva statunitense ha co-prodotto insieme a Canal +, Wildside e Sky. Un film lungo dieci episodi - "un'ambizione felice" come l'ha definita Giuseppe Piccioni, Direttore Artistico del Roma Fiction Fest 2016 e moderatore dell'incontro dedicato alla serie - incentrato sul controverso Pio XII (Jude Law), il giovane Papa americano ossessionato dal tarlo dell'abbandono e del dubbio. Un successo inedito fatto di ascolti record ed istantanei personaggi iconici, da Lenny al Cardinale Voiello (Silvio Orlando), passando per Suor Mary (Diane Keaton) fino ad arrivare al contadino fautore di un tentativo di scisma, Tonino Pettola. Se The Young Pope ha riscontrato un tale entusiasmo da parte di stampa e pubblico, il merito è anche della somma dei talenti orchestrati da Sorrentino. Non solo quindi le indistintamente ottime performance attoriali, la regia pittorica o la sceneggiatura ma anche fotografia, scenografia e costumi realizzati, rispettivamente, da Luca Bigazzi, Ludovica Ferrario e dalla coppia Carlo Poggioli e Luca Canfora che hanno incontrato il pubblico del Roma Fiction Fest, insieme a Fabio Mollo, regista di The Young Pope - Behind the Scenes, per parlare del loro lavoro sul set della serie firmata da Paolo Sorrentino.
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"Survivors"
Un nutrito numero di spettatori si è riunito con largo anticipo in una delle sale del The Space Moderno di Piazza della Repubblica per presenziare all'incontro dedicato ai protagonisti invisibili quanto fondamentali della serie del regista partenopeo. Appuntamento che Giuseppe Piccioni ha introdotto presentando un estratto di The Young Pope - Behind the Scenes, documentario mandato in onda da Sky prima del finale di stagione. Un dietro le quinte che ben testimonia l'intenso lavoro che ha coinvolto ogni reparto produttivo. "Lo abbiamo girato per raccontare l'impresa compiuta da Sorrentino e da questi grandi professionisti", racconta Mollo, " e per me è stato un regalo poter stare sul set. Un'esperienza dalla quale ho imparato molto". Proprio a loro si rivolge Piccioni per scoprire cosa ha significato prendere parte ad una produzione così maestosa. "Eravamo impauriti dalla lunghezza e della preparazione che un lavoro del genere richiedeva", confida Carlo Poggioli, "abbiamo filmato per ventiquattro settimane ma il nostro lavoro è iniziato a gennaio, anche se le riprese hanno preso il via da luglio".
Esperienza che ha li inghiottiti per mesi sui set di mezzo mondo. "Mi sento un sopravvissuto, è stato uno sforzo inaccettabile, una produzione che non sembrava finire mai" racconta tra il serio e l'ironico Luca Bigazzi: "Non era immaginabile sbagliare perché non c'era il tempo per rifare nulla. Abbiamo dodici ore di filmato e ce ne avevano chieste otto. Inoltre il fatto di avere un così grande budget a disposizione non aiutava perché aumentava le aspettative. Girare una serie come se fosse un film è impensabile. Lo si può fare solo grazie al genio di un regista come Paolo capace di lavorare con più camere contemporaneamente". Scene complesse, tempi serrati ma anche attenzione maniacale ad ogni dettaglio e centinaia di persone sul set. "A Paolo non sfugge assolutamente nulla", sottolinea Poggioli, "guarda fino all'ultima comparsa".
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Un lavoro corale
Nel corso delle dieci puntate di questa prima stagione di The Young Pope abbiamo seguito l'evoluzione di Pio XIII attraverso l'intesa prova di Jude Law, capace di modulare alla perfezione il cambiamento interiore del suo Lenny. "Jude è un genio straordinario, umanamente e professionalmente", ci tiene a sottolineare un Bigazzi che ha voluto condividere con il pubblico un particolare delle riprese: "Abbiamo girato il discorso di Pio XIII a Piazza San Parco durante le seconda o terza settimana di lavorazione a Cinecittà ed erano previste scene di commozione. Dopo venti settimane ha filmato i controcampi a Venezia. Era di spalle ed io ero vicino a lui. L'ho ascoltato recitare le stesse battute con lo stesso trasporto e le stesse lacrime per aiutare le comparse". Oltre alla sequenza finale nella quale Papa Pio XIII si mostra per la prima volta ai fedeli, tra i tanti momenti che hanno contribuito al successo della serie, ce n'è una ambientata nella Cappella Sistina durante il duro discorso del pontefice ai Cardinali.
Una delle tante sfida vinte da Ludovica Ferrario, che ha saputo rievocare il mondo celato dietro le mura vaticane. "La scena della Cappella Sistina è stata girata in due giorni ma la lavorazione è stata molto più lunga e senza il nostro gruppo di lavoro non avremmo potuto nulla", ricorda la scenografa: "Paolo ti affida un compito che è una grande sfida ed ha le idee molto chiare, fa richieste precise e questo denota una grande consapevolezza". Una Roma papale ricostruita, solo per citare alcune delle numerose location, tra Villa Medici, il giardino botanico, Villa Pamphili, Palazzo Braschi e Cinecittà non avendo la possibilità di filmare in Vaticano. "Sono andata come turista ai giardini vaticani", racconta ancora la Ferrario, " e mi ha colpita il coesistere di tradizione e modernità unito ad elementi di umanità che è proprio quello che Paolo ha raccontato nella serie**".
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