Avvicinandoci alla recensione di The Wilds 2, la serie Prime Video, disponibile dal 6 maggio, non possiamo che parlare di Lost. È stato evidente da subito come l'ispirazione della serie fosse l'opera di J.J. Abrams e Damon Lindelof. E una scelta simile ci è sembrata, a seconda da come la si voglia guardare, piena di coraggio oppure di follia. Perché, se il survival drama è un genere a sé, che in teoria permette svariate variazioni sul tema, l'idea di riprendere così chiaramente l'idea e la trama di quella che è stata una pietra miliare della serialità televisiva vuol dire inevitabilmente predisporsi a un inevitabile confronto. Gli autori di The Wlids, evidentemente, non lo temono. Una delle svolte narrative più importanti, nella storia dell'Isola di J.J. Abrams, era stata la scoperta degli "Altri", che ribaltava completamente la premessa dei protagonisti di essere da soli in quel luogo. A modo suo (non crediamo di fare spoiler, anche perché la cosa è introdotta dai primi minuti della nuova stagione) anche The Wilds introduce un elemento simile, e allora il confronto è ancora più inevitabile. E, come dicevamo a proposito della stagione 1, va a scapito di The Wilds. Che nasce da una buona idea, riproporre l'archetipo narrativo di Lost in chiave teen drama. Ma risultato non è all'altezza. Perché di Lost manca la cosa principale: l'empatia con i protagonisti e la forza delle loro storie.
Nel frattempo, sull'isola
Le ragazze adolescenti che si sono ritrovate su un'isola deserta stanno cercando di adattarsi. Il che vuol dire due cose: adattarsi all'ambiente, che è paradisiaco e ostile allo stesso tempo. E anche adattarsi l'una all'altra. Pian piano di stanno creando delle relazioni. Ci sono ragazze unite dall'amore, sbocciato proprio sull'isola. E ci sono ragazze unite dalla letteratura, dalla lettura di un libro. C'è chi ha subito un lutto, e lo sta elaborando, e chi sembra non farcela più. Nel frattempo, scopriamo che sull'isola, con le stesse modalità, è capitato anche un gruppo di ragazzi, della stessa età delle ragazze. Sono da soli, in un'altra parte dell'isola. Ma, dai racconti delle ragazze, capiamo che sono destinati a incontrarsi. Come saprete, se avete visto la stagione 1, c'è chi sta osservando tutto dall'esterno, e che, alla fine di tutto, ha recuperato i ragazzi.
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Un gioco di scatole cinesi
Come nella stagione 1, anche la stagione 2 di The Wilds è raccontata con la stessa struttura. La storia inizia dopo che tutto è già accaduto, in un centro di recupero, spartano e inospitale, fatto tutto di cemento, a metà tra un ospedale, una caserma e un centro di detenzione. La storia prende vita come un lungo flashback, seguendo il racconto delle ragazze, e ora dei ragazzi. Ai fatti dell'isola, si aggiungono quelli delle vite precedenti (stavolta conosceremo quelle dei protagonisti maschili). È insomma un lungo gioco di scatole cinesi. E la cosa che interessa di più, proseguendo la visione, è la scatola più grande, trovare la risposta alla domanda: perché i ragazzi sono su quell'isola? È stato evidente, fin da subito, che non si è trattato di un incidente.
Storia di ragazzi e ragazze
Nella recensione della stagione 1 vi avevamo raccontato tutte le affinità e divergenze tra The Wilds e Lost. La serie Amazon Prime Video, in effetti, prova ad avere una sua originalità. Ma, allo stesso tempo, non ha evidentemente paura del confronto, visto che, con la seconda stagione, riprende uno dei punti di svolta storici di Lost. La presenza degli "Altri". Secondo la struttura narrativa, lo scopriamo sin dai primi minuti della nuova stagione, grazie al racconto, o interrogatorio, di una delle ragazze, mentre in Lost assistevamo direttamente alla scoperta. Coerentemente al posizionamento della serie, "survival drama + pigiama party distopico" e al target young adult, gli "Altri" sono un gruppo di ragazzi adolescenti. In questo senso, la serie perde il suo carattere esclusivamente femminile e prova a raccontare anche l'universo maschile. Come il gruppo delle ragazze, anche quello dei ragazzi sembra costruito a tavolino, vista la varietà dei ragazzi. C'è il macho, l'intellettuale e nerd, il timido, il gay, l'iracondo, e così via.
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Non scatta l'empatia
Come scrivevamo lo scorso anno, il problema di The Wlids non è ispirarsi a Lost, e provare a variare sul tema. Come detto, la serie di J.J. Abrams è un archetipo della narrazione seriale e può essere in teoria oggetto di varie riletture. Il problema di The Wilds è che manca l'elemento chiave di Lost: i personaggi. La forza della serie di J.J. Abrams era infatti la costruzione dei caratteri, un grande lavoro di scrittura, prima, di scelta del cast, poi, e di direzione degli attori. Fin dai primi minuti della serie i personaggi ci tiravano dentro i loro mondi, con la loro avvenenza, o con la loro personalità, o la loro simpatia. Le loro storie erano drammatiche, singolari, buffe, tragicomiche. E riuscivano a portarle nella loro nuova vita, quella sull'Isola, in modo che fossero un tutt'uno con il loro passato, il loro presente e il loro futuro. Lost era fatta di personaggi intensi, ricchi, e l'empatia con loro era qualcosa di unico e immediato. In The Wilds l'empatia non scatta mai, e la cosa è stata evidente anche leggendo alcuni commenti degli spettatori alle recensioni della prima stagione. I personaggi di The Wilds sono respingenti, antipatici, poco carismatici. Non si sa fino a che punto la cosa sia voluta: la serialità ci ha abituato a personaggi non completamente positivi, ma qui l'idea è che, in fase di scrittura, ci sia una certa superficialità, e un ricadere dentro stereotipi.
Lo scarto tra naturale e soprannaturale
L'altro grande scarto tra Lost e The Wilds è negli accadimenti. Da subito, Abrams e Lindelof avevano deciso che l'Isola (per questo, quando parliamo di Lost, usiamo la lettera maiuscola) dovesse essere qualcosa di speciale, di soprannaturale, un vero e proprio personaggio della storia. Gli eventi, unici e inspiegabili, che accadevano sull'Isola, nella storica serie, lasciavano a bocca aperta. Qui si è scelto una maggiore aderenza alla realtà, ma il fattore del pericolo sull'isola, appare di volta in volta banale e scontato: un piede messo in un formicaio, o un ramo che cade, non ce ne vogliano gli sceneggiatori, non riescono a emozionarci. Se di misteri Lost ne aveva fin troppi, The Wilds, alla fine, ne ha solo uno. Perché quei ragazzi sono sull'isola? Se questo mistero vi intriga, The Wilds è una serie che si può seguire.
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Conclusioni
Nella recensione di The Wilds 2 vi abbiamo parlato di una serie che nasce da una buona idea, riproporre l'archetipo narrativo di Lost in chiave teen drama. Ma risultato non è all'altezza. Perché di Lost manca la cosa principale: l'empatia con i protagonisti e la forza delle loro storie.
Perché ci piace
- L'idea di partenza è molto interessante.
- L'intento di The Wilds è provare ad essere realistico, al netto della situazione surreale.
- Le attrici sono brave, convincenti, insolite.
Cosa non va
- Manca quel senso di mistero che, fin dalla prima puntata di Lost, ci ha tenuti incollati alla tv.
- i personaggi non ci sembrano abbastanza empatici da conquistare completamente chi guarda.
- Resta un teen drama, che non riesce ad elevarsi dal suo target per diventare universale e conquistare tutti.