Inizialmente previsto per inizio dicembre, The Wicked Gift arriva alla sua attesissima meta: l'uscita in sala dal 5 aprile. Un traguardo ottenuto con sacrificio, ma anche tantissimo entusiasmo che è dato da una sconfinata passione per il cinema che chi conosce Roberto D'Antona e il suo gruppo di lavoro può notare quotidianamente.
Dopo l'esperienza di The Reaping, disponibile anche in Italia su Amazon Prime Video, il suo primo lungometraggio è un horror che lo vede anche protagonista insieme alla socia della L/D Production Annamaria Lorusso ed un team di collaboratori affiatati.
Il film racconta la storia di Ethan, timido e riservato designer afflitto da incubi e insonnia, che scoprirà che questi problemi sono causati da qualcosa di molto più oscuro e pericoloso di quanto potesse immaginare. Un primo assaggio di quello che D'Antona può proporci, visto che è già pronto un secondo film, Fino all'inferno, il cui trailer è stato presentato in anteprima al recente Cartoomics tra l'entusiasmo del pubblico presente. Anche su quest'ultimo nuovo progetto abbiamo interrogato l'autore e Annamaria Lorusso, cominciando però la nostra chiacchierata dal film che arriva ora in sala.
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The Wicked Gift, traguardo e punto di partenza per il futuro
Come è nata l'idea per The Wicked Gift?
Roberto D'Antona: L'idea è nata da me e Anna, dalle nostre paure più profonde, che sono anche quelle di tante altre persone: essere soli in casa di notte, il terrore che gli incubi si riversino nella realtà al momento del risveglio, perdere i denti, essere osservati da qualcosa di "non-umano" nel buio... difatti, le scene di terrore del film presentano situazioni che, personalmente, mi spaventerebbero a morte. E quindi posso dire che The Wicked Gift è nato dalle nostre paure.
Annamaria Lorusso: Si stava cercando, insieme a Roberto, un'idea originale da sviluppare. Così, come spesso abbiamo fatto, ci siamo incontrati e abbiamo cominciato a parlare delle varie idee che avevamo riguardo a come ognuno di noi avrebbe voluto che la storia e i personaggi si evolvessero. Una volta stabilito questo, Roberto si è occupato della stesura della sceneggiatura.
Il film non è solo un horror, ma ha anche momenti più leggeri a spezzare la tensione. Siete stati più in difficoltà a girare le scene di tensione o quelle più spensierate?
Roberto D'Antona: Ogni scena da girare, che sia di terrore, drammatica e/o addirittura comica richiede molta concentrazione e attenzione al dettaglio, il che significa tanta tensione e tanta pressione per la troupe e per il cast. Per quanto mi riguarda, in cabina regia, entrambi i momenti sono stati davvero complessi e intensi da girare per diversi motivi. Inoltre, non avendo mai girato un film prima di The Wicked Gift, sentivo su di me anche la responsabilità di non dover sbagliare, di riuscire a far paura e a far sorridere lo spettatore con i mezzi che avevamo a disposizione.
Per quanto riguarda invece la parte attoriale, io e Francesco Emulo abbiamo in comune un passato da attori teatrali nella stessa compagnia e da cabarattisti, se poi aggiungiamo che il mio idolo è Jim Carrey e il suo Leslie Nielsen, allora possiamo tranquillamente dire che le sequenze più spensierate per noi erano le più semplici in quanto abbiamo un ottimo feeling e, se a qualcuno capitava di improvvisare, l'altro non veniva mai colto impreparato.
Le sequenze di tensione e quelle più drammatiche ed emotive, invece, hanno richiesto un grande sforzo non solo mentale ma anche fisico per via delle temperature nelle sequenze girate in montagna, ma anche per altri motivi secondari che adesso non posso svelare per non fare spoiler e che scoprirete con il film.
Annamaria Lorusso: C'è sempre tanta tensione quando si gira una scena che sia essa di tensione o spensierata. Devo ammettere però che, nella realizzazione di questo film, le scene di tensione sono state davvero complesse perché richiedevano notevole concentrazione per tutta la lunga durata delle riprese e che a volte sembravano essere interminabili. Le riprese seguivano un iter molto serrato ed è stato estenuante dal punto di vista fisico, tanto che , dopo aver terminato, ho avuto la sensazione di non aver vissuto quei giorni poiché essere Ada richiedeva, appunto, il distaccarsi completamente da me stessa.
The Wicked Gift ha una forte componente soprannaturale. Avete fatto delle ricerche specifiche in questo ambito, o avete dato spazio all'immaginazione?
Roberto D'Antona: Avrei voluto basare la storia sul demone Lorusso, ma Anna non mi ha ceduto i diritti d'immagine, così feci delle ricerche su quali demoni e/o presenze non fossero stati ancora utilizzati nei cinema.
Trovai questa presenza molto inquietante, chiesi ad Anna se ne fosse a conoscenza, ma a quanto pare negli inferi non si conoscono tutti (ride, ndr.).
Così, trovai una breve descrizione su questa figura ma era davvero troppo poco per poter basare un'intera storia, così chiesi ad Anna (l'esperta) di fare delle ricerche più approfondite. E chi meglio di lei avrebbe potuto trovare tutte le informazioni a riguardo? E difatti fu così, trovò un bel po' di roba e io tornai a scrivere. Vedete, quando dicono "mai fidarsi del Diavolo", si sbagliano alla grande (ride, ndr.). Ovviamente sono ironico eh? Ma sono convinto che il demone Lorusso sarebbe stato molto più inquietante (ride, ndr.).
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Annamaria Lorusso: Roberto ha scelto il nome del demone, informandosi preventivamente su di esso. Dopo c'è stato lungo periodo di ricerche sul soprannaturale al fine di poter inserire nel film le giuste frasi e immagini e poter creare gli oggetti di scena con la maggiore fedeltà possibile a quello che era la sensazione di terrore ed impotenza che si voleva trasmettere allo spettatore.
In cosa è stato diverso dal lavoro fatto in precedenza su The Reaping?
Annamaria Lorusso: The Wicked Gift differisce senza dubbio da The Reaping per la professionalità, maturità, talento e continuo impegno riscontrati da parte di tutti i membri che ne hanno fatto parte. The Wicked Gift è stato il principio di una crescita volta al raggiungimento di obiettivi comuni, insieme e in armonia di intenti.
Roberto D'Antona: Credo che ripeterei le stesse e identiche parole dette da Anna. The Wicked Gift è stato il vero inizio di qualcosa di molto più grande, la nascita di una grande famiglia e di una meravigliosa realtà. Adesso siamo una vera casa di produzione cinematografica, con un team fantastico e due fondatori perfettamente in sintonia e con le idee chiare.
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Il cinema, tra sogno e passione
Più volte hai ribadito che dirigere un film - e vederlo uscire in sala - è per te un sogno diventato realtà. In The Wicked Gift hai inserito qualche elemento a cui avevi pensato già da bambino, o è frutto del tuo immaginario attuale?
Roberto D'Antona: In The Wicked Gift ci sono vari elementi che fin da ragazzino avrei voluto inserire nel mio primo film e così è stato come per esempio la scena al cinema. Ma non è stata l'unica, difatti, inserisco sempre una sorta di "firma" in ogni mio prodotto e la potrete notare attraverso le sequenze che ritraggono il cibo (amo il cibo), i denti (la paura di perderli e la fobia di lavarli sempre), i gatti (da buon gattaro) e poi, con questo film, ho realizzato uno dei miei più grandi sogni nel cassetto: Girare una scena con le capre! Non posso dire in che modo e che ruolo ha ricoperto Neve (la meravigliosa capretta) nel film, ma lavorare con lei è stato divino e non nego che secondo me potrebbe anche dare lezioni di recitazione (ride, ndr.).
Nel cast ci sono tanti volti che vi hanno accompagnati nel vostro percorso, che rapporto c'è tra tutti voi?
Annamaria e Roberto: Con alcuni di loro si è creato un legame molto solido di profonda stima e amicizia sincera. Alcuni fanno e faranno parte della nostra quotidianità e non cambieremo tale stato per nessun motivo.
Durante le riprese avevi in mente altri film o altri autori come riferimento o "guida" se vogliamo? E per The Reaping a chi o cosa ti sei ispirato?
Roberto D'Antona: Mentirei se dicessi di non essermi ispirato al nuovo maestro dell'horror James Wan per alcune sequenze di tensione, ma sarei altrettanto falso nel dire che io non abbia avuto altre "guide" spirituali, perché posso confermare con certezza che forti ispirazioni sicuramente sono stati i miei "maestri" John Carpenter e Sam Raimi, così come il più recente The Witch diretto da Robert Eggers.
Per quanto riguarda The Reaping invece, un pomeriggio qualunque, mentre facevo una passeggiata in riva a un fiume, ho immaginato una delle scene chiave della serie. Quella visione fu talmente chiara che ho deciso che la serie si sarebbe dovuta aprire proprio con quella immagine. Corsi a casa e in tre giorni scrissi il trattamento di tutta la storia, nella settimana successiva scrissi la prima stesura del pilota, poi chiamai Anna e le proposi la serie. La Lorusso non ci pensò due volte, ne rimase affascinata e decidemmo così di dar vita a questa ambiziosa serie. Nello sviluppo dell'intera sceneggiatura, però, hanno anche influito alcuni fatti di cronaca nera attuale, non qualcuno in particolare, ma la base dei crimini che avvenivano nel 2016 e che purtroppo accadono ancora furono di grande ispirazione, come il femminicidio, l'omofobia e così via. Per quanto riguarda però la messa in scena, posso dire che le mie serie di riferimento all'epoca furono Breaking Bad, True Detective e Sense8.
Avete urlato più davanti alla macchina da presa o sul set?
Annamaria Lorusso: Ehm... chi ha urlato? Parlando di urla, Roberto è insuperabile! È un regista molto severo e preciso e sa come tirar fuori da ognuno di noi le giuste emozioni da mettere in scena. Gli sono molto grata per quello che fa e come lavora con la mia psiche per garantire il giusto risultato. Inoltre, come è giusto che sia, pretende puntualità e precisione da tutti e se questo non accade... beh provate ad immaginare.
Roberto D'Antona: Tutti coloro con cui collaboro dicono sempre che sul set io sia un regista pazzo e severo, ma secondo me non è vero, si sbagliano. Credo di essere molto buono, dolce e sinceramente non mi pare di urlare molto sui miei set. Ovviamente sappiamo bene che non è affatto così (ride, ndr.) ma devo pur fare la parte di non essere severo no? Ma a parte questo, posso garantirvi che la mia non è una severità ingiustificata. Quando siamo sul set, dal primo momento che si inizia a lavorare fino a quando si batte l'ultimo ciak, io non posso permettermi alcuna distrazione ed essendo (purtroppo) anche una persona molto meticolosa, sono sempre molto attento a non farmi sfuggire alcun dettaglio. Sono un po' come l'occhio di Sauron. Però, se io sono severo con la mia squadra e pretendo il massimo da ognuno di loro, non è per cattiveria, ma è per il bene del film e anche per il loro bene. Per me è una grandissima soddisfazione leggere che il film funzioni, che il cast funzioni e che la troupe funzioni. Un film è bello se tutta la squadra funziona bene, anche la semplice figurazione deve fare il suo dovere al 100%. La qualità in ogni reparto è importante per trasmettere le giuste emozioni e se io non mi emoziono sul set, allora stai certo che ti farò ripetere quella scena anche 70 volte (ed è successo).
Ciò non significa che io non sia severo con me stesso, anzi... io sono sempre tanto severo con me stesso, non potete immaginare quanti schiaffi mi do o quanti "bei complimenti" mi faccio quando sbaglio. Viviamo in un mondo dove è facile essere criticati per ogni minimo errore, quindi credo che sia giusto lavorare duramente per evitare più errori possibili. Ma io so, che prima o poi, la Lorusso e Francesco mi chiuderanno in una stanza, al buio, per pestarmi (ride, ndr.). Dopo il set però, me li coccolo tutti eh?
Roberto è per te socio, collega quando recita e guida quando dirige. In che ruolo lo preferisci?
Annamaria Lorusso: Per ognuno di questi ruoli mi ha dato nozioni importanti. Lavorare insieme è entusiasmante per l'energia che riesce a tramettere per il suo lavoro che ama profondamente. Si parla tanto di ciò che vogliamo ottenere, dei vari progetti e la strada da seguire, sempre con tanta grinta e determinazione. Quando siamo in scena è trainante vedere come vive il personaggio e, pertanto, è davvero bello recitare insieme. Quando mi dirige, come ho detto in precedenza, è molto severo ed esigente ma è per una giusta causa. Posso sostenere con certezza che ha la mia più grande stima in tutto.
Cast umano a parte, il The Wicked Gift ci sono anche i tuoi gatti. Com'è lavorare con loro?
Roberto D'Antona: Con Kitana e Quinn ho lavorato su vari set, importanti e non, ma non su questo purtroppo. In questo film i miei cuccioli si vedono attraverso le foto, ma i meravigliosi gatti che vedrete nel film, sono i gatti di mia mamma. Ares, il British Shorthair grigio, è stato addestrato da lei e lavorare sul set con lui è stato fantastico, così come con Perseo e Atena (che sostituiva Perseo a volte come controfigura). Lavorare con loro è stato stupendo, riescono a fare quasi tutto al primo ciak e non nego che non ho mai avuto difficoltà né con i miei (che sono stati addestrati da me) né con quelli di mia mamma. Fanno il loro dovere, si divertono e si beccano pure tante coccole, anche se per gli "esterni" coccolare Kitana e Ares non è così semplice.
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L/D Production tra passato e futuro
The Wicked Gift in sala e The Reaping su Amazon Prime Video sono passi importanti, ottenuti con passione e sacrifici. Ci raccontate il percorso che vi ha portati fin qui?
Roberto D'Antona: Se c'è una cosa che ho amato particolarmente del primo capitolo di Transformers di Michael Bay, è stata la meravigliosa frase pronunciata da Optimus Prime: "Niente sacrificio, niente vittoria". Mai frase fu più veritiera. Non è stato affatto semplice il nostro percorso e proprio per questo con Anna abbiamo deciso che l'ottimismo deve essere la base della nostra azienda. In poche parole, non ci sentirete mai lamentarci (ride, ndr.).
Abbiamo attraversato momenti duri e che a volte ci hanno davvero messi a dura prova, ma non abbiamo mai e poi mai pensato di mollare, perché una cosa non è mai mancata: l'amore per il cinema. Io amo il cinema, io vivo di cinema. Guardo quattro film al giorno, ve lo giuro, senza di esso morirei e sono davvero felice di avere questo grande amore per il cinema in comune con Anna. Siamo due persone molto determinate, circondate da persone eccezionali e anche loro innamorate del cinema e quindi posso dire con fermezza, che ciò che ci ha portati fin qui, siano stati l'amore e la determinazione di voler fare grandi cose, sempre con tanta umiltà, con la voglia di migliorarsi e con tanta ambizione nel raggiungere una determinata meta che ci accomuna tutti.
Annamaria Lorusso: È proprio così, con grandi sacrifici e tanta passione siamo riusciti a coinvolgere, con il lavoro svolto, persone che hanno creduto in noi e che ci hanno appoggiato decidendo di puntare su The Wicked Gift e The Reaping. I risultati ottenuti sono maggiori di quanto ci si aspettava e questo mi rende orgogliosa di ogni singola tappa percorsa.
Avete appena presentato al Cartoomics il trailer del prossimo film, Fino all'inferno. Ci anticipate qualcosa?
Roberto D'Antona: Di Fino all'inferno posso dire che è il film dei miei sogni ed è sicuramente un passo fondamentale per la mia/nostra carriera e produzione. Sicuramente è il film che ha ricevuto maggiore budget e qualità sotto ogni punto di vista rispetto ai miei precedenti lavori e sposa decisamente di più il genere di cinema che io amo. Sangue, rapine, horror e sci-fi sono i temi che accomunano questo film. Sono cresciuto con il cinema degli anni 80 e 90, quello che sapeva mixare abilmente generi e linguaggi e che ha dato vita a pellicole iconiche come Grosso guaio a Chinatown, La casa e Pulp Fiction (giusto per citarne alcuni) ed è quello che ho voluto fare anche io. Sono pienamente soddisfatto del lavoro che è stato fatto da parte mia, di Anna e di tutto il team di lavoro.
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Annamaria Lorusso: Un momento davvero importante che verrà condiviso con tanti professionisti del settore e sapere che saranno presenti alcuni dei nomi più importanti della critica, giornalisti e rappresentanti di case di distribuzione e produzione, mi rende orgogliosa del percorso perseguito e naturalmente mi entusiasma non poco.