Non sappiamo mai davvero cosa passa per la mente della gente o quello che fa, giusto? Trascorri ogni secondo con qualcuno e c'è ancora una parte di mistero, vero? Non bisogna sapere ogni cosa per amare una persona...
Subito prima di pronunciare queste parole, una ventata di sofferenza attraversa il volto di Daphne Sullivan. Il miglior amico del marito Cameron, Ethan Spiller, le ha appena confessato che probabilmente c'è stato qualcosa fra sua moglie Harper e Cameron: per una manciata di secondi, la gaia leggerezza di Daphne sembra dissolversi, un velo di tristezza offusca i suoi occhi celesti, le labbra si piegano in una smorfia di rammarico. Ma nell'animo di Daphne evidentemente non c'è posto per il rammarico, né tantomeno per il dolore; qualche secondo più tardi, il volto della donna è tornato ad essere una maschera di serenità. "Non hai nulla di cui preoccuparti", è il suo rassicurante invito nei confronti di Ethan. E non perché Daphne sia un'ingenua: chiudere gli occhi, per lei, è una strategia ben precisa, un modus vivendi in grado di tenerla al riparo dagli "strali dell'avversa fortuna". E non a caso in The White Lotus - Sicilia, disponibile su Sky e Now, lei è fra i pochi personaggi a potersi considerare 'vincenti'.
Era stata del resto proprio Daphne, interpretata da Meghann Fahy, ad aprire la seconda stagione della serie di Mike White, in quel flashforward iniziale in cui decantava le meraviglie della propria vacanza mediterranea, per poi inoltrarsi tra i flutti di un mare da cui affioravano - letteralmente - dei cadaveri. Nel corso dei sette episodi di The White Lotus 2 Daphne potrà esserci apparsa frivola, vacua, superficiale, eppure su una cosa si è sempre dimostrata più che certa: non voler rendere se stessa una vittima. Di contro la Harper di Aubrey Plaza, altro esponente femminile della "doppia coppia" formata dai Sullivan e dagli Spiller, è un personaggio determinato a mantenere gli occhi ben aperti: fin dall'inizio ci ha offerto una visione lucidissima - e impietosa - dei coniugi Sullivan, ma anche del proprio ménage con Ethan (Will Sharpe), contrassegnato da un affievolirsi del desiderio e, in seguito, dai reciproci sospetti di tradimento. Quei sospetti che diventeranno un viatico per la riscoperta della passione e per la ridefinizione di un rapporto dirottato verso territori più ambigui.
Attrazioni fatali e guerra dei sessi
L'ambiguità, del resto, è un tema-chiave di The White Lotus: un racconto volto a scardinare convinzioni e certezze, mettendo alla prova i tenui equilibri dei legami familiari, sentimentali e sociali fra i comprimari. L'aspetto sociale, nello specifico, costituiva il nucleo fondante della stagione originaria, trasmessa da HBO nell'estate 2021 e ricompensata con ben dieci Emmy Award: un'analisi del privilegio, della mentalità borghese, delle odierne gerarchie che finiscono per condizionare le relazioni umane. Ma in questa seconda stagione, ambientata fra le spiagge di Taormina, ad assumere maggiore rilevanza sono state le dinamiche sentimentali e soprattutto sessuali, adoperate come strumenti di potere o addirittura di coercizione. Sulle colonne di Variety, Daniel D'Addario rileva che "White ha creato - in coincidenza con il film Tár di Todd Field [...] - uno dei primi grandi prodotti audiovisivi sulla politica del sesso ad essere trasmessi dopo l'inizio del movimento #MeToo". Senza intenti didattici, tuttavia; al contrario, rivelando l'intrinseca fragilità delle prospettive che ciascuno di noi ha su di sé e sugli altri.
Da tale approccio deriva in fondo il senso intimamente tragico di questa commedia nera in cui l'umorismo si vena di dramma o di grottesco. Harper, certa della propria superiorità intellettuale e morale rispetto ai Sullivan, finirà per riversare su Ethan gelosie e frustrazioni; mentre la direttrice dell'hotel, Valentina (un'ottima Sabrina Impacciatore), dall'atteggiamento autoritario e talvolta quasi sprezzante, dovrà prendere atto dell'illusorietà dei propri vagheggiamenti amorosi, nonché di un'omosessualità in cui ancora fatica a riconoscersi. Ma capire la realtà, e dunque sapersi adattare alle circostanze, è l'unica maniera per non soccombere; e Mike White non perde occasione di ricordarcelo, con il suo stile spesso sarcastico ma mai privo di empatia per i personaggi. È così per Valentina, disposta a dare la propria 'benedizione' ai dipendenti Rocco e Isabella e ad andare oltre il suo disprezzo per l'escort Mia, scoprendo forse una nuova amica; ed è così per Portia, la scombinata assistente a cui presta il volto Haley Lu Richardson, pronta ad abbandonarsi fra le braccia del bad boy di turno, ma con l'istinto di fiutare il pericolo un attimo prima che sia troppo tardi.
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La morte in tacchi a spillo
Emblematico, a tal proposito, appare il ritratto trans-generazionale della famiglia Di Grasso: l'anziano Bert di F. Murray Abraham, incapace di ponderare con obiettività il proprio passato da donnaiolo, ma a suo modo consapevole di appartenere a un'epoca ormai tramontata; il Dominic di Michael Imperioli, un (ex?) marito fedifrago in cerca di redenzione, ma non abbastanza coerente da meritarsela sul serio; e infine il giovane Albie di Adam DiMarco, che tiene in altissima considerazione il rispetto della dignità delle donne, ma nella propria ingenuità vede stesso come un romantico cavalier servente, senza accorgersi della facilità con cui invece si lascia raggirare dalla 'donzella' di turno. E poi c'è il caso-limite di Tanya McQuoid, il personaggio che funge da trait d'union con la prima stagione: la ricchissima ereditiera approdata in Sicilia per una nuova luna di miele, ma troppo assorbita dalle proprie fantasie (il look alla Monica Vitti, i tragitti in Vespa) e troppo assuefatta al proprio statuto sociale per avere una visione sufficientemente limpida di ciò che le gravita intorno.
Non a caso Tanya è la figura che ha attirato il maggior interesse fra il pubblico di The White Lotus: e gran parte del merito va attribuito, manco a dirlo, alla perfetta caratterizzazione fornita da Jennifer Coolidge, in cui si mescolano egocentrismo, stordimento e una dimensione disperatamente patetica. Inesorabilmente buffa (e infatti è l'autentica forza comica della serie), a tratti Tanya ci si mostra invece in tutta la sua drammatica inadeguatezza: come la "signora imbellettata" di Pirandello, suscita un riso che un istante più tardi si tramuta in una smorfia di compatimento. Una contraddizione che, in un supremo sberleffo, contraddistingue pure l'uscita di scena della donna: un vortice di paranoia declinato in parodia ("Questi gay stanno cercando di uccidermi!") che prenderà il sopravvento su di lei, per sfociare in un bagno di sangue; e un bislacco incidente quando è letteralmente a pochi metri dalla salvezza, laddove un passo falso in tacchi a spillo basta a fare la differenza fra la vita e la morte.
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