Una distribuzione difficoltosa ha spinto Federico Zampaglione a seguire passo passo la sua ultima creatura, l'horror The Well, in un lungo tour promozionale tra Italia ed estero. Tour che ha permesso ai fan di scoprire una pellicola che affonda le sue radici nel genere e in un certo cinema artigianale. Fin dal titolo, la nuova regia di Zampaglione tradisce la sua natura di omaggio alla tradizione italica anni '60 - '70, ricollegandosi idealmente a quel fil rouge che va da Mario Bava e Lucio Fulci a Dario Argento e al Pupi Avati de La casa dalle finestre che ridono, con una strizzata d'occhio agli horror Hammer anni '50 e a Roger Corman (innegabili gli echi de Il pozzo e il pendolo nel terrificante pozzo degli orrori concepito da Zampaglione e dal co-sceneggiatore Stefano Masi).
Da appassionato cinefilo quale è, Federico Zampaglione dimostra di aver digerito alla perfezione la lezione dei grandi nei pregi (e nei difetti), ma al tempo stesso cerca una via personale verso l'orrore sforzandosi di costruire una pellicola che cammini con le proprie gambe grazie alla presenza di temi che gli stanno a cuore. In primis il tormento di chi non si sente all'altezza nel "maneggiare" un'opera d'arte - che sia un dipinto da restaurare o una canzone da arrangiare - e la riflessione sulle responsabilità della maternità/paternità, tema incarnato - in un gioco di specchi - dalla presenza di sua figlia Linda nei panni della misteriosa Giulia e della ex compagna Claudia Gerini in quelli dell'arcigna madre della ragazzina.
The Well: nel castello degli orrori
Attratto dal fascino del passato e dalle atmosfere sospese, con The Well Federico Zampaglione confeziona una favola nera retrò ad altissimo tasso di gore. Intuiamo di trovarci in una dimensione fuori dal tempo non appena Lisa (Lauren LaVera, star della saga di Terrifier) scende dall'autobus che la porta a Sambuci, sperduto borgo del Lazio dal sapore medievale. La quasi totalità del film si svolge all'interno del palazzo della duchessa Malvisi (Claudia Gerini), maestosa location dominata da un affresco annerito dalla fuliggine.
Il compito di Lisa, proprio come quello del protagonista de La casa dalle finestre che ridono, è riportare alla luce l'affresco attraverso un delicato restauro tassativamente entro due settimane. La permanenza di Lisa nel castello in cui la duchessa vive insieme alla figlia dodicenne Giulia (Linda Zampaglione) è avvelenata da oscuri presagi, ma quello che la donna ignora è che poco sotto di lei, nei sotterranei, un sadico gigante tortura e uccide vittime inconsapevoli dandole in pasto a un mostro che vive in fondo al pozzo e che ogni volta, in cambio, versa un po' del suo sangue in un secchio calatogli dall'alto.
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Il sangue scorrerà a fiumi
Già in Shadows e Tulpa, Federico Zampaglione aveva mostrato la sua propensione per uno stile registico accurato e vigoroso. Dalla macchina a mano di Shadows alle angolazioni atipiche e ai contrasti cromatici di Tulpa, niente è lasciato al caso; la consapevolezza stilistica è ciò che impressiona nei lavori di Zampaglione, cantautore prestato al cinema le cui pellicole trasudano amore per la settima arte, ma anche conoscenza del mezzo. La scelta di omaggiare un cinema genuino e artigianale, a tratti perfino raffazzonato, lo spinge a ricorrere a effetti speciali artigianali mentre le scene ad alto tasso di gore permettono al regista di sfogare la sua passione per l'horror estremo, costringendo gli stomaci più sensibili a tapparsi gli occhi spesso e volentieri.
La fine è un nuovo inizio?
Intriso di omaggi e citazioni, The Well cerca una sua originalità mentre segue le orme dei grandi modelli del passato. La problematicità del personaggio di Lisa, i suoi tormenti psicologici e la relazione con Giulia rappresentano il tentativo di Zampaglione di non limitarsi a costruire un horror efficace e spaventoso, ma di filtrare i personaggi attraverso la lente della modernità. Come i modelli a cui guarda, il film si concentra sulla dimensione orrorifica generata dalla fusione tra horror gotico e torture porn, sacrificando in parte logica e coerenza. Mente l'attenzione si focalizza su atmosfere, location, costumi ed effetti speciali (low cost, ma efficacissimi grazie al mestiere di Carlo Diamantini), alcune performance risultano troppo cariche e sopra le righe. Lo svelamento della natura del dipinto e di ciò che contiene affretta la storia verso un ultimo atto concitato e confuso, ma c'è ancora una sorpresa in serbo per gli spettatori.
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Il marchio di fabbrica di Zampaglione arriva nel finale, che conferma la sua visione "pessimistica", anche se non priva d'ironia, del mondo. La scelta di raccontare una storia ambientata in un passato vicino - il 1993 - permette al regista di liberarsi degli orpelli tecnologici per concentrarsi su un orrore emotivo collegato all'ossessione di chi è pronto a tutto per perseguire un ideale di bellezza e gioventù. Un po' come nel caso di The Substance, ma qui l'intento di Zampaglione non è sociologico, anzi. Con la sua opera, il regista ci ribadisce che l'horror, come e meglio di altri generi, può essere usato per raccontare qualcosa del mondo che ci circonda. Oppure può esser sperimentato unicamente per amore della paura, il sentimento più puro e primordiale che ci sia.
Conclusioni
Federico Zampaglione ha digerito la lezione dei maestri come Dario Argento e Lucio Fulci riproducendo atmosfere gore fuori dal tempo in The Well, fiaba nerissima che fonde horror gotico e torture porn dimostrando il tentativo del regista di omaggiare i grandi del passato realizzando una pellicola che cerca una sua originalità esplorando il genere nella sua dimensione emotiva. Suggestioni esoteriche e alto tasso di sangue e violenza che turberanno gli stomaci più sensibili.
Perché ci piace
- La maestria di Federico Zampaglione nel fondere tradizione gotica e torture porn in una pellicola rispettosa della tradizione, ma capace di una sua originalità.
- La presenza fresca e vivace di Lauren LaVera.
- L'ambientazione e le location decisamente suggestive.
- I costumi e i trucchi accuratissimi così come gli effetti speciali, artigianali, ma efficaci.
Cosa non va
- L'attenzione all'effetto gore e all'impatto emotivo distrae da alcune incongruenze presenti nello script.
- Alcune performance risultano troppo cariche e sopra le righe.