Ci sono universi narrativi che non finiscono mai per davvero. L'emblema in questo senso, scherzandoci a livello meta-narrativo dato che parla di zombi, è sicuramente The Walking Dead che, dopo Romero al cinema, ha riscritto la survival apocalyptic series in tv prima di The Last of Us.
In seguito alla sua conclusione (tirata per le lunghe) dopo ben 11 stagioni e la chiusura dei suoi spin-off prequel, Fear the Walking Dead e World Beyond, oltre alla parentesi antologica Tales of the Walking Dead, gli autori dovevano inventarsi un nuovo modus operandi per non far morire definitivamente un franchise così redditizio.
The Walking Dead: The Ones Who Live, una genesi travagliata
Complice l'idea di far tornare il personaggio di Rick Grimes, uno dei più apprezzati dello show che aveva lasciato durante la nona stagione, con un film poi diventato una possibile trilogia cinematografica, si è capito che la strada da percorrere era prendere alcuni dei protagonisti più amati e far avere loro dei progetti stand-alone, ma a coppie (perché si sa che le buddy series funzionano sempre meglio).
Non solo: l'idea di pensarle non come miniserie evento ma come serie brevi (sei episodi) di più stagioni permette agli interpreti di dedicarsi anche ad altri progetti senza abbandonare il ruolo che li ha resi famosi in tutto il mondo. Dopo un silenzio di un paio di anni - anche per questioni di diritti di messa in onda, divisi tra troppe piattaforme - questi tre spin-off arrivano anche in Italia grazie a Sky Atlantic e in streaming su NOW, che avevano trasmesso in esclusiva anche gran parte della serie originale.
Si parte dall'ultimo prodotto in ordine di tempo, forse perché ha come protagonista colui da cui tutto è nato - e che nella versione fumettistica originale di Robert Kirkman è rimasto fino alla fine. O forse per il sottotitolo simbolico, dedicato a coloro che vivono e vivranno in un mondo in cui tutto è destinato a morire (volendo addirittura cogliere i significati meta-narrativi della saga citati finora). Dal 30 dicembre si torna quindi con appuntamento settimanale, rivolgendosi agli appassionati di zombie series ma soprattutto ai fan (rimasti) della saga. Al centro non solo un ritrovato Andrew Lincoln alias Rick Grimes ma anche la "sua" Michonne (Danai Gurira), l'unica donna alla quale si era legato dopo Lori e che gli aveva dato un figlio.
Gli altri spin-off in arrivo sono The Walking Dead: Dead City, ambientato a Manhattan, con protagonisti Maggie (Lauren Cohan) e Negan (Jeffrey Dean Morgan), e The Walking Dead: Daryl Dixon, entrambi rinnovati per una seconda stagione. Quest'ultimo ci porterà in Francia con il personaggio titolare nuovamente interpretato da Norman Reedus, a cui si aggiungerà nel secondo ciclo la Carol di Melissa McBride con il sottotitolo quasi biblico The Book of Carol.
Collocazione temporale e personaggi della zombie series
Gli eventi di questo spin-off si svolgono a partire da cinque anni dopo il ponte in cui tutti erano convinti lui avesse perso la vita sacrificandosi per il gruppo. Entrambi, però, come scopriamo dai primi episodi dedicati specularmente alle due storyline separate destinate a riunirsi, non hanno mai smesso di credere che l'altra metà della coppia potesse essere ancora viva e vegeta - ancora una volta, potremmo dire, in modo quasi meta-narrativo. Una storia di sopravvivenza che è anche una storia d'amore epica di ricongiungimento tra mille difficoltà ed ostacoli, nella periferia militarizzata di Philadelphia.
Tra ritorni e new entry, The Walking Dead: The Ones Who Live funziona proprio come The Last of Us grazie alle guest star che impreziosiscono il racconto, come il trio Nat (Matthew Jeffers), Aiden (Breeda Wool) e Bailey (Andrew Bachelor), oltre alle figure ricorrenti quasi tutte legate al CR di cui ora Rick fa parte. Jadis Stokes (Pollyanna McIntosh), già conosciuta in World Beyond ovvero il sottufficiale superiore dell'esercito della Civica Repubblica che scomparve insieme all'uomo su un elicottero; Jonathan Beale (Terry O'Quinn), per il quale Grimes nutre profondo rispetto, il maggior generale dell'esercito responsabile delle tante distruzioni di città insieme a Okafor (Craig Tate), con cui invece ha un rapporto conflittuale; infine Pearl Thorne (Lesley-Ann Brandt), sergente maggiore capo del CR, dal destino simile a quello del protagonista ma che ha rinunciato a ritrovare la propria famiglia.
Gioie e dolori di un leader
Ciò su cui si concentra The Walking Dead: The Ones Who Live è la figura del leader per la maggior parte del tempo incarnata da Rick (e in seguito anche da Michonne) nella serie madre. Due persone che sono anche genitori e amanti, devono compiere scelte difficili e imparare cosa significa davvero portare il peso del gruppo sulle proprie spalle. Una metafora dei veri mostri che non solo gli zombi bensì gli uomini, e cosa questi ultimi sono disposti a fare per sopravvivere. Con un ritmo estremamente compassato che si pregia ancora una volta del lato tecnico, per il quale il franchise era già stato lodato in svariate occasioni.
Conclusioni
The Walking Dead: The Ones Who Live è uno spin-off che si fa forza dell’affetto da parte del pubblico per i propri protagonisti, oltre che del comparto tecnico curato e d’impatto. Dopo The Last of Us, però si sente che siamo in un’epoca televisiva diversa rispetto alla prima serie. Nonostante il ritmo compassato, si tratta di un racconto epico di ritrovo dei propri affetti più cari che riflette su cosa significa essere un leader e che si chiede a quale prezzo si paghi la propria libertà.
Perché ci piace
- Andrew Lincoln e Danai Gurira.
- Il comparto tecnico degli zombi.
- La figura del leader.
- Le guest star…
Cosa non va
- …che a tratti appassionano più della storia principale.
- Il ritmo.