The Walking Dead, Robert Kirkman a Lucca: "Il fumetto potrebbe durare altri 15 anni"

L'intervista al creatore di The Walking Dead, Robert Kirkman, che per il secondo anno consecutivo è ospite del Lucca Comics.

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Nel suo The Walking Dead il termine zombie non viene usato mai. Succede per due motivi. Perché i morti che camminano non sono gli erranti, ma gli esseri umani, costretti a sopravvivere in una realtà imbastardita. Succede perché Robert Kirkman è uno attento alle parole, un autore attento e sagace che dà peso e valore a ogni cosa che dice. L'anno scorso è stata la sua prima volta al Lucca Comics & Games 2018, luna park a cielo aperto che, in quanto a scene di massa, non avrebbe nulla da invidiare al suo fumetto brulicante di walkers.

Un'esperienza di passione viscerale talmente coinvolgente, da aver convinto il creatore di The Walking Dead. una delle migliori serie tv degli ultimi tempi, a tornare tra le mura toscane per parlare anche delle sue storie che vanno oltre le vicende di Rick Grimes e compagni. Sì, perché, Robert Kirkman è l'incontrastato Re Mida dell'intrattenimento, fonte inesauribile di idee, personaggi e immaginari che spaziano dal post-apocalittico ai supereroi (qualcuno ha detto Invincible?) , passando per la fantascienza (il nuovo Oblivion Song) e il dramma familiare travestito da esorcismo (Outcast). Kirkman è stato uno dei primi a capire che i prodotti devono essere transmediali perché noi siamo diventati transmediali.

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The Walking Dead 9: Andrew Lincoln in una foto dell'episodio The Bridge

Nessuno legge solo fumetti, guarda solo film e si ciba soltanto di serie tv. Tutti leggiamo e vediamo il più possibile, un vortice vorace di storie di cui abbuffarci. Questa cosa l'ha capita da decenni anche il Lucca Comics & Games, ed è per questo che Kirkman qui non può che sentirsi a casa. Così, per il secondo anno consecutivo, abbiamo avuto la possibilità di bere un caffè in sua compagnia. Ecco cosa ci ha raccontato.

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Nelle pieghe di The Walking Dead: tra fumetto e serie tv

Nel prossimi episodi di The Walking Dead, Rick Grimes lascerà lo show. Hai mai immaginato anche il fumetto senza Rick?

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Certo che sì. Anzi, posso dirti che è molto probabile che Rick faccia una brutta fine anche nel fumetto. E se lo farà, accadrà in modo completamente diverso dal suo addio che vedremo nella serie tv. Mi stimola molto togliere il focus della storia da Rick, perché The Walking Dead è sempre stata e resterà qualcosa di corale.

Quando scrivi il fumetto ti senti in qualche modo influenzato dalla serie tv?

No, direi di no, perché li ho sempre concepiti come due prodotti connessi ma profondamente indipendenti e con percorsi tutti loro. La serie ha tante differenze dal fumetto, è vero, ma nonostante queste variazioni è sempre lui a influenzare la serie tv. Nei fumetti ci sono dei cicli narrativi che sul piccolo schermo vengono in qualche modo rievocati attraverso le figure centrali degli antagonisti (il Governatore, Negan, i Sussurratori, etc.)

Negan è un personaggio complesso. Nonostante sia crudele, dimostra spesso la sua umanità e in alcuni punti si dimostra persino più razionale di Rick. Che rapporto hai con questo personaggio? E ci sono dei personaggi che odi o li ami tutti?

The Walking Dead: Jeffrey Dean Morgan è Negan in L'ultimo giorno sulla Terra
The Walking Dead: Jeffrey Dean Morgan è Negan in L'ultimo giorno sulla Terra

Devo ammettere che sono empatico con tutti loro. Se ci pensate, sia nella serie che nel fumetto, ognuno dei protagonisti prima o poi fa qualcosa di terribile, ma è proprio questo a renderli interessanti agli occhi delle persone. La cosa fondamentale per me durante il processo di scrittura è riuscire a entrare nella loro prospettiva: bisogna capire chi sono quelle persone e quali motivazioni li spingano a compiere determinate azioni. Per quanto riguarda Negan, ovviamente, è un grande piacere scriverlo.

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Come ti spieghi il calo di ascolti che ha colpito The Walking Dead?

The Walking Dead: Andrew Lincoln nell'episodio Wrath
The Walking Dead: Andrew Lincoln nell'episodio Wrath

Beh, su questo aspetto bisogna dire che la televisione è cambiata. E in fretta. La tv di oggi non è quella di sei, sette o otto anni fa, quando The Walking Dead macinava record di ascolti. Adesso il pubblico è più segmentato, e ci sono meno persone che guardano la tv via cavo. È vero, non ci sono più gli apici toccati dalla terza stagione, ma è un'emorragia di ascolti che ha colpito molti show. Però, se andate a vedere i numeri, è ancora tra le serie via cavo più viste, il che resta un grande pregio per noi. Onestamente questo calo di ascolti di The Walking Dead è stato un po' frustrante, ma credo sia qualcosa di fisiologico.

Pensi mai a mettere un punto al fumetto?

Certo che no. Il fumetto va avanti da quindici anni, e nei miei piani ci sono altri 15 anni di storie. Come ormai avrete capito e notato, a me piace molto seminare colpi di scena sconvolgenti ovunque. E questo dà sempre nuova linfa a The Walking Dead. Ci sono grossi eventi all'orizzonte di cui non posso ancora parlare. Vi chiedo solo di fidarvi di me.

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Oltre gli zombie: Invincible e Outcast

Dopo 15 anni, la tua serie Invincibile è giunta al capolinea. Che sensazione hai provato quando hai capito che stavi per chiudere un fumetto tanto amato?

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Un senso di soddisfazione e di orgoglio, perché andare avanti per quindici anni non è certo facile o scontato. Quello a Invincible è stato un saluto dolce e amaro, pieno anche di tristezza. Però, ammetto che ora adesso sento anche meno tensione, meno pressione e più libertà, perché posso dedicarmi anche ad altro. Sai cosa mi ha turbato davvero? Arrivare alla fine avendo in testa ancora altre trame e sottotrame. Tutto altro materiale che è stata dura da cestinare.

Cosa puoi dirci del film e della serie tratti da Invincible?

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È qualcosa di folle e unico, perché stanno partendo due progetti paralleli contemporaneamente. Da una parte c'è la serie Amazon che sarà animata, dall'altra un film che sto scrivendo assieme a Seth Rogen. Non posso rivelarvi ancora molto a riguardo, ma vi anticipo che non posso certo comprimere 144 albi in un solo film, per cui la vocazione seriale ci sarà anche al cinema. La speranza, quindi, è quella di dare il via a una saga di film, ma ovviamente tutto dipenderà da come verrà recepito il primo. Dai, se siamo fortunati, ce ne saranno solo cinque (ride).

Da questi prodotti dobbiamo aspettarci gli stessi toni splatter e gore come del fumetto?

Non c'è alcuna intenzione di diluire o alterare il tono di Invincible, perché è il suo tratto distintivo e sarebbe un grave errore cambiarlo. Sia la Universal che Amazon che sono interessati alla natura autentica del fumetto. Quelle derive di cui parli saranno presenti sia nella serie che nel film, e forse saranno anche più spinte. Mi ha sempre divertito che la mia serie zombie sia meno violenta di quella dei supereroi. E ci tengo che questa coerenza venga rispettata anche negli adattamenti.

Perché la serie tv di Outcast è stata cancellata?

Outcast: Patrick Fugit in una scena della serie
Outcast: Patrick Fugit in una scena della serie

È una cosa che mi dispiace molto, perché Outcast piaceva anche a me e ha avuto buoni riscontri di critica e pubblico. Il che ha reso la cancellazione piuttosto frustrante. In realtà il motivo va ricercare nella ristrutturazione interna del network che produceva la serie, ovvero la Cinemax. Questo ci ha fatto perdere molto tempo, infatti sono passati due anni tra le seconda e la presunta terza stagione che non è più andata in porto. Questo ha reso praticamente impossibile riassemblare i membri del cast che nel frattempo avevano preso altri impegni. Mi dispiace dire che sia colpa della Cinemax, ma è stata colpa della Cinemax (ride).

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Lucca, i cinecomic, la scrittura... e la pizza

Questo è il tuo secondo Lucca Comics consecutivo. Che ne pensi di questa manifestazione?

Lucca 2017: uno scatto di Robert Kirkman all'incontro con la stampa
Lucca 2017: uno scatto di Robert Kirkman all'incontro con la stampa

Sì, l'anno scorso è stata la prima volta a Lucca, ma anche in Italia, ed è stata anche una delle volte che ho passato più tempo fuori dagli Stati Uniti. Beh, è molto divertente camminare per una cittadina antica presa letteralmente d'assalto da migliaia di appassionati. È una tipologia di evento completamente diversa dallo stampo americano, il che la rende molto affascinante ai miei occhi. Sto mangiando un sacco di pizza e sono sorpreso da quante tipologie di pasta vendano nei negozi. Scusate, lo so che vi sto descrivendo per stereotipi, ma non offendetevi, perché è vero che amo il vostro cibo. Penso che continuerò a ingozzarmi di pasta. Ah...dimenticavo. Venire in Italia è anche un'ottima scusa per rivedere Lorenzo De Felici e Annalisa Leoni, disegnatore e colorista di Oblivion Song. Amo lavorare con loro.

Cosa conosci del fumetto italiano?

A parte i vari artisti che lavorano in America, non molto, lo ammetto. Gli unici personaggi che conosco bene sono Dylan Dog e Tex. C'è un fumetto che si chiama Tex, vero? (ride).

Qual è il tuo rapporto con i cinecomic?

Ant-Man and the Wasp: Evangeline Lilly e Paul Rudd in una scena del film
Ant-Man and the Wasp: Evangeline Lilly e Paul Rudd in una scena del film

Beh... quelli Marvel sono fantastici, mentre quelli DC sono ok (ride sarcastico). È bello vedere quanto budget viene speso per raccontare queste storie, anche se va detto che il concetto di cinecomic negli ultimi vent'anni è cambiato tantissimo.
Al momento non vedo l'ora di vedere Aquaman che mi sembra fantastico, e ho appena rivisto Ant-Man and the Wasp che mi è piaciuto un sacco. In generale mi ritengo un fan dei cinecomic. Tranne Venom (ride).

Qual è la giornata tipo di Robert Kirman quando scrive?

The Walking Dead: una tavola del fumetto di Robert Kirkman
The Walking Dead: una tavola del fumetto di Robert Kirkman

Ecco, io mi impongo degli orari quasi da ufficio. Inizio alle nove del mattino e alle sei del pomeriggio stacco. Sapete, ho anche una famiglia a cui badare. Il lavoro di scrittura è incostante e imprevedibile, perché tutto dipende dall'ispirazione del momento. In media scrivo dalle zero alle venti tavole al giorno. I giorni non sono tutti uguali anche perché ci sono scene più o meno complicate e personaggi più o meno complessi. Dalle nove alle sei. Dovete sapere che sono un giudice molto severo verso me stesso, perché mentre scrivo sono molto ma molto critico. Poi, magari rileggo tutto e mi dico: dai, non è poi così male. Sapete cosa vorrei fare davvero? Diventare un autore unico. Saper scrivere e disegnare le mie storie. Ho sempre invidiato chi lo fa, come Frank Miller, perché così ogni fumetto ha davvero una voce unica. E poi, quanto sarebbe bello non dipendere da quei maledetti disegnatori?