The Sweet East, la recensione: Sean Price Williams e un surreale film sulla fine del sogno americano

Presentato alla Quinzaine di Cannes, il film è uno svampito e colorato esordio, in bilico tra satira politica e smaccata allegoria sociale. Protagonista, la rising star Talia Ryder. Dal 12 dicembre al cinema.

Un dettaglio del poster di The Sweet East

L'East Coast degli Stati Uniti, Alice nel Paese delle Meraviglie, e uno spaccato sghembo e colorato di una generazione curiosa, spregiudicata e sperduta. C'è un fare strano, e per questo efficace nonostante l'idea svagata (definita "picaresca"), dietro The Sweet East di Sean Price Williams, passato alla Quinzaine di Cannes del 2023, e dopo un lungo giro, arrivato anche in Italia (con estremo ritardo, ma tant'è).

The Sweet East
Una scena di The Sweet East

Un esordio a tutti gli effetti, che mette in mostra il talento cinematografico di Williams, già (grande) autore della fotografia per i Safdie Bros, per Alex Ross Perry e Abel Ferrara. Va da sé, che proprio la fotografia, e il comparto estetico, arricchiscono e scaldano un'opera volutamente minuta, che tramite il senso del viaggio affronta - con umorismo e indolenza - lo spaccato degli Stati Uniti post (e diremmo pure pre) Donald Trump.

The Sweet East, un grande cast: da Talia Ryder a Simon Rex e Ayo Edebiri

Talia Ryder The Sweet East
Talia Ryder è Lillian in The Sweet East

Il soggetto è firmato da Nick Pinkerton, e racconta di Lillian (Talia Ryder, vera e propria rising star), all'ultimo anno di liceo, che durante una gita a Washington, si allontana dal gruppo seguendo Caleb (Earl Cave), attivista politico anarchico. Da qui in poi, Lillian incontrerà varie figure: Lawrence (Simon Rex), professore suprematista e ardente repubblicano, che la porterà con sé a New York. Finirà poi per entrare nel cast di un film in produzione, scritturata da Molly e Matthew (Ayo Edebiri e Jeremy O. Harris), venendo paparazzata sul set insieme al divo Ian (Jacob Elordi), prima che la produzione salti per aria in seguito ad un sanguinoso attacco di un gruppo di skinhead. Lillian, sfuggita all'attacco, si ritrova in un monastero, prima di far distrattamente ritorno a casa.

The Sweet East, Simon Rex: "Ora mi godo il silenzio"

La fine del sogno americano

The Sweet East Ayo Edebiri Scena Film
Ayo Edebiri e Jeremy O. Harris

In poche righe, abbiamo provata descrivere l'ellissi di The Sweet East, riassumendo i tratti nevralgici di un percorso strampalato e, ripensandoci, anche un filo fuori fuoco. Del resto, nel film di Sean Price Williams c'è un costante senso di "racconto", agganciato ad un'evoluzione narrativa costante e inarrestabile: gli eventi si legano l'uno con l'altro, alterando l'umore e il panorama, in un'insieme di tracciati umani e geografici che, secondo la sceneggiatura, dovrebbero e vorrebbero avvicinarsi ad un corollario satirico che possa definire l'inesorabile decadenza del sogno americano. Rifacendosi al percorso di Alice nel Paese delle Meraviglie, il regista mette in piedi un'opera fortemente allegorica e surreale, colma e carica (a volte fin troppo) di quei elementi che sentenzierebbero la visione ammaccata degli Stati Uniti rispetto ai propri scaduti ideali.

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Talia Ryder e Simon Rex

La forza del film, in questo senso, oltre all'ardimentoso cammino di Lillian, perfetta incarnazione della Gen Z (e perfetta la scelta di casting ricaduta su Talia Ryder), è proprio la sua svampita confusione di situazioni e figure (avallata dall'iconografia tipica della East Coast), in un accavallamento generale che riesce ad essere inaspettatamente coerente fino al rivelatorio finale. In The Sweet East, infatti, viene enfatizzata e l'adiacenza delle nuove generazioni rispetto ad un mondo contemporaneo e inospitale, per un adattamento che passa attraverso l'assaggio e la scoperta. Del resto, oltre che all'Alice di Lews Carroll, Lillian sembra più vicina ad un Odisseo moderno. Sorniona e inesplicabile, affacciata su quelle fiamme che bruciano un mondo sull'orlo della pazzia.

Conclusioni

La caricatura della fine del sogno americano secondo Sean Price Williams, all'esordio alla regia in The Sweet East. Un film picaresco, a volte troppo carico, che segue un'estetica dalla grana grossa per affrontare un rivelatorio viaggio che punta alla costante allegoria. Ottimo il cast, da Talia Ryder a Simon Rex fino ad Ayo Edebiri.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • La scelta del cast, da Talia Ryder a Simon Rex.
  • Il finale.
  • L'estetica, grezza e granulosa.
  • Le costanti allegorie.

Cosa non va

  • Forse, un film troppo situazionista.
  • E forse, un po' troppo caricato.