Non tutto gira per il meglio, e ad un certo punto arriva bruscamente una fastidiosa sensazione, come se il film avesse raggiunto un punto morto in grado di blocca gli ingranaggi narrativi (ma forse è stata un'intenzione degli autori). C'è poi da dire che il cast funziona ad intermittenza e i riverberi di Jordan Peele sono fin troppo marcati. Tuttavia, prima di addentrarci nella recensione, ammettiamo il nostro colpo di fulmine: The Strays di Nathaniel Martello-White è una sorpresa.
Lo è, soprattutto, per il finale - che certamente non vi riveliamo - in grado di sbloccare l'impasse di una storia britannica non geo-localizzata, che tratta di famiglia, di scelte, di paure, di segreti e di un passato pronto a fare il giro (largo, molto largo) per tornare prepotentemente ad attanagliarci le nottate.
Va da sé che il paradigma del film, distribuito in streaming da Netflix, è quanto di più vicino all'horror da camera, anche se i paradigmi del genere sono solo suggeriti e mai totalmente inglobati nella sceneggiatura. Potrebbe essere un plus, essendo il film una sorta di oggetto non identificato che, caparbiamente, è in grado di catturare la nostra attenzione - fin dalla prima sequenza, girata in un falso 4:3 -, scoperchiando i meandri più pruriginosi dei nostri dubbi.
È innegabile che ogni film porti con sé un relativo strascico, e The Strays spalanca le porte ad innumerevoli quesiti. Il più marcato, naturalmente, ha a che fare con la protagonista e le sue inquietanti (e inquiete) scelte: cosa avremmo fatto, noi, al suo posto? Un ambiguità costante che si diraderà poco a poco, mantenendo una certa pressione generale, tanto sui personaggi quanto - di riflesso - sugli spettatori.
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La trama: Neve e la fuga dal passato
Scritto dallo stesso Nathaniel Martello-White, attore, sceneggiatore e anche poeta, The Strays ha per protagonista Neve (Ashley Madekwe) che, dopo un'iniziale fuga avvenuta anni prima (capiremo poi da chi...) conduce ormai una vita tranquilla in un sobborgo residenziale non troppo lontano da Londra. Ha una bella casa, una bella famiglia e lavora come vice-direttrice in una scuola privata. Qualcosa, però, non torna. Neve è nera, ma sembra rinnegare il colore dalla sua pelle: si trucca, si veste da bianca, parla come i bianchi, pensa come i bianchi, nasconde i capelli ricci sotto una parrucca. Il prurito è insopportabile, ma la donna sembra volersi mimetizzare. Costi quel che costi.
Le riuscirà bene - basta dare uno sguardo alla cornice, non ci sono neri nelle vicinanze- almeno fin quando scorge il profilo di un uomo, anch'esso nero, che pare seguirla. Appare e scompare, come un fantasma. Poco a poco, si insinua nella sua vita, ottenendo un posto come inserviente nella scuola. Come se non bastasse, c'è anche una ragazza, nera pure lei, che segue l'uomo, un passo indietro. Chi sono? Cosa vogliono da Neve? E perché Neve, dall'esistenza idilliaca, è spaventata a morte?
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The Strays e i plot twist
I rimandi a Jordan Peele e ai suoi Scappa - Get Out e Noi sono palesi e, dimostrando comunque una buona capacità di ritmo, Nathaniel Martello-White pare non voglia mimetizzarli, ma anzi spinge il film verso la direzione del thriller psicologico venato dalla più tipica atmosfera orrorifica post-moderna. Provando ad evitare la trappola degli spoiler - in The Strays ci sono almeno un paio di plot twist -, il film Netflix è una sorta di scatola cinese in cui le certezze finiranno per crollare, alzando inesorabilmente i toni del racconto che resta sospeso a mezz'aria prima di sprofondare in una terribile consapevolezza rivelata.
Un racconto che si suddivide in atti, senza mai mollare lo sguardo elettrico di Ashley Madekwe che, a tratti, sembra non reggere la pressione di essere una protagonista separata da sé stessa, forse scontando una sceneggiatura che prevede un'interazione relativa con l'incubo che sta vivendo. Del resto, per tutto il tempo, la paura di Neve è interiorizzata e ingoiata, venendo sprigionata grazie ad un razzismo latente di cui è (in)consapevole artefice, nonché vittima e spudorata carnefice.
Una trovata provocatoria, che si avvicina a Jordan Peele senza però degenerare nella violenza spinta. L'umore finirà per esplodere, ma tutto resta accennato e suggerito, almeno fino a quando si accende - letteralmente - l'ultimo atto che, a sorpresa, ribalta le prospettive e, di conseguenza, la nostra personale opinione.
Venti minuti strani, oscuri, schizzati e palesemente irreali, costruiti dal regista utilizzando tutto il materiale a disposizione (c'è un rubinetto aperto, e il sound design fa un buon lavoro facendo sì che diventi insopportabile) e, a dispetto della distribuzione casalinga (teoricamente ristretta), spalanca le immagini allargando i confini della sceneggiatura che si sofferma sulla bella casa della donna, alle prese con una sorta di funny games: il passato e il presente di Neve combaciano drammaticamente nel salotto, facendo collidere l'ambizione del film e il relativo commento sociale. Un epilogo spiazzante e dunque folgorante, suggellando la distorta e convincente sceneggiatura: le persone, anche quelle più vicine, potrebbero essere in fondo delle perfette sconosciute.
Conclusioni
Cercate un buon thriller psicologico? Eccolo: concludendo la recensione di The Strays, ci soffermiamo sull'interessante approccio narrativo e registico di Nathaniel Martello-White, tra gli omaggi a Jordan Peele, i plot twist e il senso finale di una storia sconvolgente, a metà tra dramma famigliare e critica sociale. Protagonista Ashley Madekwe che, forse soffrendo l'interiorizzazione del suo personaggio, non sempre risulta convincente.
Perché ci piace
- Il tono, tra horror e thriller psicologico.
- I plot twist.
- Il finale, davvero notevole.
Cosa non va
- Ashley Madekwe non sempre risulta convincente.
- La parte centrale sembra fermarsi, girando a vuoto.