Nove premi Oscar in tre, film e ruoli leggendari alle spalle, carriere che non hanno bisogno di presentazioni: Steven Spielberg, Meryl Streep e Tom Hanks sono il gotha del cinema americano. Trovarseli tutti e tre davanti è come trovarsi al cospetto di Hollywood: il tris di stelle si è riunito grazie a The Post, nelle sale italiane dal primo febbraio, ultima fatica di Spielberg realizzata in appena nove mesi.
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Per la prima volta insieme sullo schermo, Streep ed Hanks interpretano rispettivamente Kay Graham e Ben Bradlee, proprietaria e direttore del The Washington Post, quotidiano che nel 1971, seguendo l'esempio del The New York Times, pubblicò estratti di quelli che sono stati chiamati i "Pentagon Papers", 7mila pagine di segreti di stato in cui è testimoniato come il governo avesse mentito sulla guerra del Vietnam. La decisione di Graham di pubblicare le carte ha innescato la reazione a catena che ha portato al Watergate e alle dimissioni di Nixon.
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Girato con una maestria impeccabile da Spielberg, che si muove sinuosamente in spazi chiusi pieni di persone e oggetti, tanto da far dire a Paul Thomas Anderson quanto abbia "ancora molto da imparare" dal collega, The Post è un film che parla sì di libertà e dell'importanza della stampa, ma anche delle donne, del loro ruolo fondamentale nella società e di come fare la cosa giusta richieda spesso una buona dose di coraggio e follia.
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Nominato a due premi Oscar, miglior film e attrice protagonista (Meryl Streep tocca così la bellezza di ventuno candidature ai premi cinematografici più famosi al mondo), The Post è un film praticamente perfetto, che riesce a rendere emozionante perfino la stampa di un giornale, quasi come si trattasse di un film d'azione. Tra Hanks e Streep, a una delle prove migliori della carriera, c'è una chimica palpabile, come abbiamo potuto vedere di persona a Milano, dove gli attori e Spielberg hanno presentato il film.
Rischiare la carriera a ogni film
Sul red carpet di The Post abbiamo chiesto a Spielberg, Streep ed Hanks se rischierebbero la loro carriera come fa Kat nel film e se sono felici di far parte di "una piccola ribellione", come definisce l'impresa del Post il personaggio interpretato da Bob Odenkirk: "Io, Meryl e Tom rischiamo la nostra carriera a ogni film che facciamo" ha ammesso il regista, continuando: "Questo è stato un buon rischio: è una storia che racconta il nostro tempo e quell'epoca. Ci sono 50 anni di distanza ma le somiglianze sono sconvolgenti".
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D'accordo Hanks: "Da professionisti dello spettacolo siamo devastati quando il nostro lavoro è fatto con indifferenza: magari lavoriamo per un anno e non riusciamo a catturare lo spirito dell'epoca, non c'è autenticità. È straordinario essere riusciti a immortalare il 1971 rendendolo attuale. Solo quando la gente vede i film e dice: non avevo idea che succedesse, vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro".
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Per Streep invece: "Abbiamo cominciato a fare questo film 6 giorni prima delle elezioni: Amy Pascal, la produttrice, ha comprato la sceneggiatura da una giovane donna, è la sua prima sceneggiatura prodotta. Pensavamo sarebbe diventato uno sguardo nostalgico su come erano le cosa una volta e che adesso avremmo avuto una presidente donna. Le cose non sono andate così: purtroppo questa amministrazione, con tutta la sua prevaricazione e la tendenza a manipolare la stampa e insabbiare la verità, ha reso questo film ancora più rilevante visti i tempi che corrono. E ovviamente, con tutto quello che sta accadendo alle donne e ai loro diritti, sono molto orgogliosa che questo film esca ora, perché parla di tutti questi temi".