Il film che farà più discutere la critica veneziana è The Palace, il nuovo lavoro di Roman Polanski, che spiazza completamente per visione e contenuto. A 90 anni compiuti Polanski accantona dramma e thriller per concentrarsi su una satira di costume boccaccesca, che racconta il Capodanno del 2000 per prendere di mira le ossessioni del presente. In un lussuoso hotel sulle Alpi svizzere si ritrova una fauna disparata di ricconi russi, svizzeri, francesi e americani, le cui richieste improbabili mettono a dura prova il personale dell'hotel.
A raccontare il film al Lido e il produttore Luca Barbareschi, che nel film si ritaglia anche il ruolo di una ex pornostar vagamente ispirata a Rocco Siffredi, quantomeno riguardo a dimensioni. "The Palace è un film di attori straordinari" esordisce Barbareschi. "Roman Polanski ha voluto creare un affresco di cos'è diventato questo mondo oggi. Nella co-produzione manca la Francia, ogni film con Roman è un'avventura come potrete immaginare, produrre i suoi lavori non è facile. Questo film è più che una commedia, ed è pieno di riferimento legati alla sua vita. Dopo L'ufficiale e la spia voleva fare un film divertente, una commedia umana, e si è circondato id collaboratori eccezionali, tra cui Alexandre Desplat, che ha curato le musiche".
Parlando della collaborazione col maestro polacco, Barbareschi aggiunge: "Roman Polanski mi ha insegnato che l'età anagrafica non esiste. Vederlo correre su e giù sul set ad aggiustare la goccia di sangue che ha mescolato lui stesso poco prima o a spazzare via la polvere dal pavimento è un'esperienza impagabile. 'Dio è nei dettagli' ama ripetere".
Un cast variopinto per una commedia corale
Cosa prova un attore a essere diretto da Roman Polanski? Luca Barbareschi esordisce spiegando che il maestro polacco "ha sempre ragione. Lavorando con lui si ride tanto, ma in pochi secondi torna a essere un leader. Nel documentario su di lui che ho prodotto, Home Town, Bongo è il nome della compagnia di pompe funebri che porta la bara del padre di Roman. Mi piaceva usare il personaggio come metafora di questo secolo, l'egocentrismo di oggi si condensa nel selfie e lui è un uomo selfie. Bongo pensa solo all'enorme bagaglio che ha portato tutta la vita, ma invecchiando lo riconoscono solo gli anziani erotomani, tutto è morto e finito".
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Interviene Fanny Ardant, che in The Palace, interpreta la Marchesa: "Conoscevo Roman, mi ha diretto a teatro. Ho ritrovato la gioia di lavorare con un uomo appassionato, che cura ogni singolo particolare. Essere su un set con lui è un privilegio, sento di dover dare il meglio di me perché questo tempo potrebbe non tornare mai". Ardant ammette di non aver mai interpretato un personaggio come quello della Marchesa prima d'ora: "Mi ha divertito molto la stupidità, la follia, il suo amore per il cane, ma anche per gli uomini, è un condensato di vita ed energia".
Oliver Masucci è l'infaticabile direttore dell'hotel, ma confessa di aver dovuto lottare per il ruolo: "Roman non mi voleva come protagonista perché voleva affidare il personaggio a Christoph Waltz, e poi era convinto che fossi troppo alto. Alla fine l'ho spuntata perché Waltz era impegnato con una serie e lavorare con lui sul set è stato come essere a teatro". Fortunato Cerlino, interprete di Tonino, braccio destro del direttore dell'hotel, chiosa: "Lavorare con un maestro straordinario come Polanski è un grande onore. Sui set internazionali riconoscono a noi italiani una grande qualità, mi piace associare ciò che abbiamo fatto alla Commedia dell'Arte. Tutti i personaggi mi ricordano maschere grottesche, si ride delle loro piccole tragedie".
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L'indipendenza dell'arte
La scelta della Francia di non produrre The Palace va di pari passo con la mancata distribuzione del film in Francia, almeno per adesso, nonostante la presenza della diva Fanny Ardant. Barbareschi spiega che L'ufficiale e la spia non è ancora stato venduto nei paesi anglosassoni e denuncia l'ostracismo nei confronti di un regista che ormai è considerato un personaggio scomodo: "Quando Alberto Barbera ha preso 'L'ufficiale e la spia' è stato molto coraggioso, stavolta ancora di più perché ha preso i film di Polanski e Woody Allen, che non sono artisti comodi. Non c'è un giudizio morale sull'arte, altrimenti dovremmo buttar giù la Cappella Sistina. Ma io mi chiedo perché le piattaforme streaming oggi non producano i film di Polanski anche se hanno in catalogo i suoi lavori precedenti. Aspetto ancora qualcuno che mi dia una risposta convincente".