Michel Hazanavicius decide di fare il grande passo e utilizzare la sua passione per il disegno per dare vita al suo primo lungometraggio in animazione. Nasce così The Most Precious of Cargoes (La plus précieuse des marchandises) film tratto dall'omonimo romanzo di Jean-Claude Grumberg, una storia cupa e drammatica come il rigido inverno in cui è ambientata. Il regista tratta questa storia come un fiaba: in un'intervista, rilasciata proprio al festival, ammette infatti di aver percepito il libro da cui è tratta fin da subito come un classico della letteratura, una storia che, prima di parlare di olocausto, è una narrazione profonda e malinconica.
Ed in effetti lo è: in poco meno di un'ora e mezza Hazanavicius ci mostra l'orrore e la speranza che scaturiscono da un mondo di miseria, violenza e profonda ignoranza. Forse significativo, quindi, che questa pellicola sia stata scelta come ultima dei film in concorso di questa 77ª edizione del Festival del Cinema di Cannes, un'edizione particolarmente attenta alle tematiche sociali in un momento dove la guerra imperversa nel mondo con rinnovata ferocia, male antico ma sempre attuale.
Un racconto tra fiaba e storia
"C'era una volta un taglialegna e sua moglie che vivevano in una grande foresta." È così che il film esordisce, proprio come una fiaba, ed in effetti, per come ci viene presentata l'ambientazione iniziale, sembra di trovarsi in un racconto dei fratelli Grimm. Sono descritti così i due personaggi determinanti di questa storia: due coniugi che vivono in una casa nel bosco e che dal bosco traggono la maggior parte del loro sostentamento.
Un giorno, mentre la moglie è a raccogliere legna al limite dell'area verde, vicino ad una ferrovia, sente il pianto straziante di un'infante, probabilmente gettato fuori da uno dei vegani del treno appena passato, proprio quel treno che trasporta gli ebrei verso i campi. La donna che desidera tanto un figlio decide di prendersi cura della piccola, una neonata infreddolita ma in salute, anche contro il parere del taglialegna che, inizialmente, si dimostra contrario a sfamare un'altra bocca, specialmente se appartenente a quelli che vengono definiti i senza cuore.
L'atroce racconto storico
La storia che ci viene presentata in tono fiabesco ha però ben poco degli elementi che contraddistinguono questo genere narrativo: ogni elemento raccontato finisce, infatti, per aderire alla realtà storica seppure la maggior parte delle vicende messe in scena siano di finzione. La segregazione razziale, le deportazioni e la conseguente disumanizzazione degli individui sono parte centrale di un racconto che indugia fortemente su questo aspetto e lo utilizza come elemento cardine della storia.
Più volte sentiamo dire dai personaggi in scena frasi che ribadiscono come gli individui trasportati dai treni non siano come loro, fino al giungere della rivelazione più grande a cui vanno incontro i protagonisti: la piccola bimba ha un cuore che batte e dopo averlo scoperto nulla può essere più come prima. A fronte di una storia ben raccontata, però, c'è la scelta di doppiare The Most Precious of Cargoes interamente in francese che purtroppo appiattisce un po' la narrazione. Nonostante i luoghi non siano mai specificati espressamente le parti in gioco sono ben riconoscibili e sentirle parlare tutte la stessa lingua è quasi straniante.
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L'assonanza tra stile visivo e storia
Degno di nota è l'aspetto tecnico: il tratto spesso e austero, infatti, ben si addice alla storia e alle sue ambientazioni. Ed è proprio quel tratto così rigido che vediamo deformarsi in immagini d'orrore quando, per alcuni momenti, la narrazione si sposta per ritrarre la vita nei campi e le sue atroci conseguenze. Un lavoro attento è stato compiuto anche sul sonoro, elemento particolarmente riuscito e ricercato utilizzato come efficace rafforzativo dei concetti principali espressi. Dopotutto questa storia urla forte di non dimenticare, perché non importa chi siano le parti coinvolte, certe atrocità possono ripetersi e per questo vanno viste, vissute attraverso l'arte e i racconti e riconosciute.
Conclusioni
Michel Hazanavicius è regista e art director di The Most Precious of Cargoes, film animato che racconta l’olocausto e l’amore genitoriale con un tratto austero che però ben si addice alle atmosfere e ad una storia fatta di dolore, violenza e speranza. Nell’adattare l’omonimo romanzo il film usa il linguaggio della fiaba per raccontare delle vicende di finzione che però affondano ben salde le radici nella storia, compiendo l’unico passo falso di appiattire la narrazione scegliendo un’unica lingua per tutte le parti coinvolte. Ottimo il lavoro sul sonoro, efficace rafforzativo dell’intera vicenda.
Perché ci piace
- Il tratto, rigido e austero che ben si adatta alla storia.
- Il racconto che usa il linguaggio della fiaba per poi affondare le radici nella realtà storica.
- Il sonoro, anch’esso elemento narrativo efficace.
Cosa non va
- L’utilizzo della sola lingua francese per tutti i personaggi su schermo che appiattisce la narrazione storica.