A pochi giorni dal finale della serie in USA, arriva anche su Sky Atlantic per il pubblico italiano la terza ed ultima stagione di The Leftovers, la serie di HBO firmata da Damon Lindelof e Tom Perrotta e tratta dal romanzo Svaniti nel nulla, dello stesso Perrotta. Con i suoi otto episodi, la terza stagione dello show ha l'onere di concludere un percorso sofferto ed emozionante, che, prendendo le mosse dalla storia del romanzo di Perrotta, ha preso una strada autonoma e complessa, inforcando direzioni anche coraggiose con una struttura narrativa originale e sorprendente.
Dopo l'avvio della storia a Mapleton e lo spostamento dell'azione a Miracle nella seconda stagione, un nuovo cambiamento è in vista in un ultimo blocco di episodi che fa un salto temporale in avanti con un ulteriore cambio di location, portandoci in Australia per conoscere l'evoluzione di uno dei suoi protagonisti, il Kevin di Justin Theroux, e le conseguenze di quanto abbiamo visto accadere nella seconda parte della stagione precedente. Proprio di questa evoluzione ci siamo fatti raccontare dal suo interprete, chiedendogli di come l'ha vissuta e come si è preparato ad affrontarla.
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Storia di Kevin
Kevin si trova a subire una notevole pressione in questo nuovo ciclo di episodi, con l'aspettativa che sia addirittura il Messia. Come pensi che reagirà a questo tipo di pressioni?
Ancora prima di finire di leggere gli script immaginavo che si sarebbe comportato un po' da ateo in merito alla questione, l'avrebbe fatto arrabbiare ritrovarsi questa responsabilità sulle spalle. Perché non penso che quegli anni (raccontati nel libro) siano un periodo della sua vita che vuole rivisitare o di cui vuole che si racconti. Penso che in fondo lui sia fondamentalmente ateo.
Ma sembra destinato ad essere meno riluttante nei confronti di questo ruolo con il procedere degli episodi, diresti che è così?
Si, penso che si renda conto che può essere di aiuto se ha dei poteri speciali. In un certo senso, diventa stranamente impavido. Pensa "Ok, ci provo se proprio devo". E funziona. Va di nuovo dall'altra parte, dove è in grado di comunicare certe idee a persone che vogliono che queste idee siano espresse.
Questa sua audacia è interessante. È così impenetrabile a livello emotivo per Nora, e sembra che sia concretamente spaventato dall'idea di mostrarsi vulnerabile, ma sembra che l'idea di poter morire non lo sfiori. Come spieghi questa dicotomia nel suo carattere?
È qualcosa che risale alla prima stagione. Sta male quando rimane a casa, pur affermando che la sua famiglia è la cosa a cui tiene di più, ma come poliziotto è molto bravo, e se la cava meglio con il mondo esterno. È la vulnerabilità della sua vita privata che non riesce a gestire. Penso abbia a che fare con il dare e ricevere amore. Questo è quello che ha in comune con Nora, continuano ad avere segreti tra loro fino a quando non li svelano all'improvviso e si accorgono che entrambi accettano questo modo di pensare. C'è questa scena nella seconda stagione in cui lui confessa che si sta vedendo con Patty e lei gli risponde:"Beh, io pago delle prostitute perche mi sparino al petto". Stranamente è questo il loro modo di interagire al meglio. In questa nuova stagione sono diventati una specie di coinquilini ed è questo il motivo per cui, penso, lui si mette sacchetti di plastica in testa, sta cercando di sentire nuovamente qualcosa.
Il suo rapporto con i figli è molto tenero però, è un padre molto sensibile e non è distante da loro emotivamente parlando.
Penso che sia perché li ha perduti una volta e non vuole perderli più. In ogni stagione lui sta cercando di riavere una parvenza di famiglia di cui potersi fidare. Al termine della prima stagione c'è questa strana forma di famiglia: questo bimbo sulla soglia, Nora, sua figlia che ha appena salvato dalle fiamme e il suo cane. Nella seconda è più o meno lo stesso ma in maniera allargata, ha questa enorme famiglia davanti a lui. Tutti quei momenti di speranza, quegli scorci di felicità sono duramente guadagnati alla fine della stagione.
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Dall'America all'Australia
Quanto tempo fa hai saputo che saresti andato in Australia per la terza stagione?
Al termine delle riprese della seconda. Damon Lindelof non era sicuro, pensava che forse potevamo lasciarla lì, ma io pensavo che ci fossero ancora storie da raccontare. Poi mi portò a pranzo e mi disse "Voglio andare in Australia, ti va bene?" e io gli dissi che andava benissimo e che ero d'accordo con tutto quello che voleva fare. Così lui rispose: "Ok, fatti crescere la barba" e così ho fatto.
Andare dal quell'adorabile paese dello stato di New York, poi in Texas e infine in Australia sarà stato molto fruttuoso in termini di narrativa per far progredire la vostra ricerca.
Si, è stato molto efficace per lo show avere quella costante incertezza, venire sradicati ogni volta e diventare alienati... è disorientante ma in un modo positivo. Nel nostro show essere destabilizzati è quello che facciamo, la nostra comfort zone è l'estremo sconforto.
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La Bibbia e il simbolismo
Ci sono molti dettagli biblici in questa stagione (il diluvio, il vascello, il Libro), quale parte è surreale e quale parte è legata alla Bibbia secondo te in questa stagione?
È uno show decisamente surreale. Lo stabiliamo nei primi trenta secondi che nel nostro show tutto è possibile, compreso l'impossibile. Damon ama giocare con il simbolismo e cosa la gente fa quando attribuisce un significato alle cose, alle persone. Nella prima stagione vedo costantemente un cervo ovunque e c'era questa discussione sul suo significato. Forse è soltanto un cervo, o forse si riferisce al fatto che Kevin ha sparato a un cervo prima che il mondo finisse, forse è il suo senso di colpa. E poi ci sono tutte quelle cose che riguardano gli uccelli. Questo è essenzialmente ciò di cui consiste il credo religioso. È accettare qualcuno che magari era semplicemente un uomo di nome Gesù che era tranquillo e pacifico e magari aveva delle idee eccentriche, oppure costruirci sopra una religione vecchia di 2000 anni. Quindi perché non credere a Miracle, dove nessuno è svanito e dove sono stato ucciso un paio di volte e sono resuscitato? Quando ci pensi le idee che presentiamo nella serie non sono poi così bizzarre.
In questa stagione l'idea di falsi profeti fa pensare molto al quadro politico attuale. È stato strano girare tutto questo mentre erano in corso le elezioni?
Naturalmente sì. Il fatto che abbiamo questo Presidente degli Stati Uniti con il dito sul pulsante nucleare mi fa pensare "Oh Dio...", ma mentre stavamo girando erano ancora in corso le primarie e tutti pensavamo che si sarebbe trattato di Hilary e Jeb, quindi si, è stato incredibilmente presciente.
Hai mai espresso dei dubbi sul personaggio di Kevin a Damon e Tom?
No. Ho fatto un paio di film con David Lynch e conosco i benefici del simbolismo e delle sequenze oniriche. Ho avuto domande di tipo pratico, per esempio nell'episodio dell'Assassino Internazionale ho chiesto dove mi trovavo ("Sono morto, sono all'inferno?") e Damon mi rispose no, sei in un albergo. Se chiedete a Damon adesso vi direbbe che Patty era reale anche se nessuno poteva vederla. Kevin lo dice molte volte durante la stagione: "No, non l'ho vista". Io personalmente credo che lui sia in un sogno, per via di mancanza di ossigeno o per un veleno o per altro e ha visto una sorta di portale sulla vita di Patty. Ed era un sogno molto specifico, aveva un lavoro da fare che era accompagnare questa donna al termine della sua vita per eliminare la persona che continuava a tormentarlo. C'è questa bellissima simmetria in questa stagione dove lei mi porta alla fine del mio viaggio spirituale.
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Damon Lindelof, Tom Perrotta e uno show dalle molteplici connessioni
Durante tutta la stagione ci sono dei dettagli, delle interazioni e scenari che sembrano rispondere a domande di episodi precedenti, o relative a eventi passati...
Si, Damon e Tom hanno creato qualcosa di brillante: hanno costruito questa "casa" molto bene, con tutte le prese e connessioni e così ogni volta che vogliono possono semplicemente collegarsi a una presa e creare una nuova connessione. Lo hanno fatto molte volte, ci sono molti temi legati che conducono a un obiettivo più grande, che è quello di dirti cosa è importante, la famiglia, l'amore, dei temi semplici. Ma i personaggi dovranno attraversare l'inferno per avere queste risposte. Lo show risponde a molte domande facendone di nuove. Prima di cominciare a girare questa stagione ho riguardato le prime due e ho notato cose che non avevo percepito la prima volta.
Senza spoilerare troppo, nell'episodio sette interpreti due versioni diverse di te stesso in una scena molto potente. Com'è stato girarla?
Non è stato tanto difficile quanto pensav,o perché abbiamo provato molto. Fortunatamente avevamo la barba che ci ha aiutato in maniera effettiva. Logisticamente abbiamo dovuto girare prima le scene con me con la barba e poi quelle con me rasato. Avevamo questo meraviglioso attore australiano che ha girato la scena con me. Non ha soltanto letto le battute, le ha recitate cercando di imitare quello che facevo. Abbiamo girato in maniera contigua con solo la pausa pranzo nel mezzo, e questo ha aiutato.