Dire che fosse una delle serie più attese dell'anno è quasi un eufemismo. Ora finalmente The Last of Us è tornata in contemporanea con gli Stati Uniti, in esclusiva su Sky Atlantic e in streaming su NOW, con il secondo ciclo di episodi che prende a piene mani dalla Parte II del videogioco omonimo, sviluppato da Neil Druckmann con Naughty Dog per PlayStation, adattandola insieme a Craig Mazin (Chernobyl).

Un ritorno carico di pathos per una stagione che riserverà non poche sorprese e che seguiremo con voi ogni settimana, come abbiamo fatto con Daredevil: Rinascita, cercando di mantenerci sempre in zona spoiler free ma allo stesso tempo consigliando la lettura solo dopo aver visto la puntata in questione.
The Last of Us 2: coloro che sono rimasti, nell'avamposto
C'è un importante salto temporale che caratterizza l'incipit della seconda stagione della serie HBO. Dopo aver rimarcato lo scorso finale - ovvero con la decisione di Joel di eliminare tutte le persone presenti in ospedale per impedire loro di uccidere Ellie, unica immune al mondo, per poter trovare una cura dal morbo - passiamo dall'altra parte della barricata. Ci viene presentata la new entry principale di questa stagione, ovvero Abby (una sempre ottima Kaitlyn Dever) e le sue ragioni per mettersi alla ricerca dell'uomo, insieme al proprio gruppo di amici.
A questo punto saltiamo in avanti, cinque anni dopo. Joel ed Ellie - Pedro Pascal e Bella Ramsey confermano la propria chimica - oramai si sono sistemati a Jackson, nella città-avamposto - capiamo che ce ne sono altre nel mondo là fuori - gestita dal fratello di lui, Tommy (Gabriel Luna) e la compagna Maria (Rutina Wesley). Ci sono regole da rispettare per la sopravvivenza, come eliminare all'istante chiunque venga morso oppure mostri anche solo i primissimi sintomi della malattia. C'è un consiglio cittadino a cui far riferimento per qualsiasi decisione da prendere alle riunioni organizzate in massa. La ricerca di un certo ordine nel caos: un sistema che Ellie, che ha 19 anni, non riesce a digerire, in preda ad una rabbia che sembra provare nei confronti del padre acquisito.
Guida alla sopravvivenza nella survival series

Il mondo di The Last of Us 2 appare più cupo ma anche più corale. Tante le new entry che conosciamo anche all'interno dell'avamposto: Jesse (Young Mazino) vorrebbe prendere un giorno il posto di Tommy a capo di Jackson, è ligio e un po' rigido; Dina (Isabela Merced) è molto leale ed empatca, ha con lui un tira e molla ma è anche molto amica di Ellie; infine Gail (una fantastica Catherine O'Hara), l'unica terapista nell'avamposto rimasta vedova del marito Eugene, alcolizzata e dipendente dalla marijuana eppure profondamente lucida e attenta a ciò che accade intorno a lei. Tanto da fare delle sedute settimanali con Joel per riuscire a capire il perché del deterioramento nel suo rapporto con Ellie. Proprio il frangersi del loro legame è l'elemento centrale della premiere di stagione, lasciando lo spettatore sbigottito e attonito (soprattutto se non ha giocato al videogioco).

La regia dell'episodio, scritto e diretto da Craig Mazin stesso, è immersiva ma soprattutto attenta a sguardi e dettagli. Un'ora intrisa di parole e dialoghi ma caratterizzata soprattutto dai silenzi che tagliano l'aria e l'inquadratura come lame, molto più della armi dei cittadini oppure dei morsi degli infetti. Joel ha un atteggiamento sempre più paterno nei confronti della città, ma rimane un lupo solitario non sentendosi accettato fino in fondo; Ellie, dal canto suo, ha lo sguardo sempre più indurito dalla vita e un atteggiamento ribelle praticamente verso chiunque. Forse l'unica a comprenderla davvero ed essere sintonizzata sulla sua frequenza è Dina, con la quale ha un rapporto di mutuo scambio, mentre per contraltare Abby ci viene presentata per molti versi simile a lei. Eppure...
Conclusioni
Il primo episodio di The Last of Us 2 è decisamente introduttivo, complice il salto temporale che affronta, e serve a presentare al pubblico il nuovo status quo in cui vivono i protagonisti, oltre alle new entry che vanno a rendere più corale il racconto. C’è più amarezza nell’aria, e molti più silenzi, a parte dal rapporto deteriorato tra Joel ed Ellie. Le conseguenze del loro comportamento si preannunciano disastrose mentre cerchiamo di entrare a contatto con la quotidianità della comunità di Jackson.
Perché ci piace
- La ricostruzione scenica di Jackson.
- I silenzi che contraddistinguono l’episodio, al posto dei dialoghi.
- Joel ed Ellie…
Cosa non va
- …anche se vederli così distanti fa male al cuore.
- Può sembrare una presentazione statica, ma è anche fisiologica in questo caso.