The Flash, il disastroso cinecomic a cui è impossibile volere male

Il film di Andy Muschietti, è arrivato in streaming su Netflix dove sta trovando una "seconda giovinezza" dopo il flop al botteghino nel 2023.

Il banner di The Flash

Siamo ormai abituati a vedere come Netflix riesca a dare nuova vita a film che, come The Flash di Andy Muschietti, non hanno brillato particolarmente (a voler essere gentili) al botteghino. Per certi versi, ha preso effettivamente il posto di quello che un tempo era il mercato home video grazie al quale una pellicola col bilancio in rosso poteva recuperare parecchi soldi con i noleggi e la vendita. Oggi queste dinamiche hanno trovato una nuova casa grazie ai cataloghi delle piattaforme streaming, con la N rossa a guidare il tutto.

Una major produce un film che, nonostante la visibilità data dall'eventuale IP e dal battage pubblicitario, va malino, ma che poi in ogni caso può essere venduto per un po' a un'entità terza che potrà quindi proporlo a tutti i suoi abbonati. Le cifre relative a queste operazioni non vengono svelate praticamente mai, ma è altamente probabile che se uno studio come la Warner decide di cedere i diritti di sfruttamento streaming di The Flash a Netflix lo abbia fatto in cambio di un considerevole quantitativo di dollari.

Ezra Miller The Flash 2023
Ezra Miller è il protagonista di The Flash

Il motivo è semplice. Per quanto insuccesso possa aver avuto un cinecomic come questo in sala, è matematicamente certo che una volta piazzato nel catalogo della piattaforma, otterrà delle interessanti performance in quanto a visualizzazioni. Porta con sé il bagaglio di una proprietà intellettuale molto conosciuta che fa, a sua volta, parte di una saga fatta di alterne fortune come il DC Extended Universe possedendo anche quel fascino da film da cinema ad alto budget. Netflix, per dire, può spendere tutti i soldi di questo pianeta per produrre e promuovere un The Electric State che nonostante le varie premiere faraoniche organizzate qua e là per il globo, resterà sempre "mutilato" sotto questo fronte anche rispetto al più flop fra i flop.

E, per questo, non dobbiamo stupirci se proprio The Flash, approdato su Netflix qualche giorno fa, abbia conquistato la seconda posizione dei lungometraggi più visti in Italia alle spalle solo del - pessimo - Netflix Original La lista dei miei desideri.

Speed Force

The Flash è un film talmente tribolato che risulta quasi impossibile volergli male. È un fulgido esponente di quello che sul grande schermo si può fare in materia di cinecomic? Assolutamente no. E su questo aspetto torneremo poi. Diciamo che a colpire è anche la testardaggine - condita da un elevatissimo quantitativo di sfortuna - con cui la Warner ha voluto portarlo sul grande schermo.

The Flash Trailer 6
Ben Affleck è Bruce Wayne nel film

Chi ha qualche anno in più sul groppone ricorderà che, all'inizio degli anni '90, dalle nostre parti, su Italia 1 nello specifico, venne proposta la serie TV di The Flash con John Wesley Shipp** nei panni di Barry Allen. Ecco, il o la pre-adolescente standard di quell'epoca, probabilmente ignorava che, negli anni ottanta, in quel di Hollywood la Warner aveva già tentato di portare il Velocista Scarlatto della DC Comics sul grande schermo. Se Superman prima e Batman poi ce l'avevano fatta, perché non tentare il tris?

Poi tutto rimase nel limbo e di un film di Flash si tornò a discutere nel 2004 quando la major, impressionata da quello che David Goyer aveva ideato per la sceneggiatura di Batman Begins, gli aveva affidato di dirigere, scrivere e produrre un film basato sul personaggio. A vestire i suoi panni doveva essere Ryan Reynolds. Avrete già capito che se stiamo qua a parlare di un blockbuster che è stato poi diretto dal regista di IT capitolo 1 e 2 e interpretato da Ezra Miller, il meccanismo azionato 21 anni fa si è poi inceppato restando bloccato per parecchio tempo.

The Flash Trailer 3
Michael Keaton torna a essere Batman

E difatti così è stato. Flash si è ritrovato a vivere in un develompment hell vittima, oltretutto, di tutti gli sconvolgimenti creativi e dirigenziali di una major che, in materia di cinecomic, non ha mai avuto una direzione chiara. Non ci dilungheremo ulteriormente perché per raccontare cosa sia accaduto in casa Warner negli ultimi quindici anni più che un articolo su un sito web verticale sul mondo dell'intrattenimento, vi ritrovereste davanti a un tomo dell'Enciclopedia britannica.

Flash: No Way Home

Con un budget spropositato ben superiore ai 200 milioni di dollari e un protagonista "non star" come Ezra Miller che peraltro, durante la lavorazione del blockbuster, ha avuto qualche problemino con la legge per via di alcune sue "intemperanze comportamentali", The Flash ha clamorosamente mancato il bersaglio incassando appena 271 milioni di dollari. Da una parte ha avuto l'oggettiva sfortuna di arrivare nelle sale in un periodo in cui la tanto temuta stanchezza da film di supereroi cominciava a materializzarsi, dall'altro ha cercato goffamente di ripetere una formula che invece con Spider-Man: No Way Home aveva funzionato perfettamente: quella dell'effetto nostalgia.

Spider Man No Way Home 11
L'effetto nostalgia di Spider-man: No Way Home è ben dosato

Il problema è che per per far sì che si crei un collegamento emotivo del genere con il pubblico, deve esserci una situazione pregressa. Che con il Dc Extended Universe non si è mai davvero venuta a creare. C'è un motivo se, al netto dell'assunto assurdo dell'incantesimo richiesto da Peter Parker a Doctor Strange, il terzo Uomo Ragno di Jon Watts funziona: perché gioca sia con la memoria di chi con i film dell'Arrampicamuri c'è cresciuto in un momento della storia del cinema in cui vedere cinefumetti ben riusciti non era scontato, sia con l'affetto nutrito verso Tom Holland e il Marvel Cinematic Universe dalla prole avuta nel mentre da tutta quella gente che quando Sam Raimi dirigeva il primo Spider-Man aveva diciotto o vent'anni. Un dialogo che veniva fatto con coerenza andando anche a chiudere dei percorsi narrativi rimasti in sospeso, come con i due tentpole con Andrew Garfield che non si sono mai trasformati in trilogia e che, a loro modo, sono stati comunque amati dal pubblico.

The Flash fa la stessa cosa con un personaggio sul quale le persone non potevano avere lo stesso investimento emotivo perché non c'era stato materialmente il tempo per farlo. Così come, in senso lato ed esteso, è successo con tutto il DCEU e la storia stessa dei cinecomic DC. Con la differenza sostanziale che se in No Way Home fai comparire anche Willem Dafoe col suo Norman Osborn, non c'è bisogno di spiegare il perché alle persone. Se in The Flash monti un crescendo emozionale finale in cui compare anche un fantoccio digitale di Nicolas Cage nei panni di Superman il 99% della gente finisce per domandarsi "Ma che cavolo ho appena visto e perché?".

La carta Batman

Normalmente nel mondo della DC Comics, è il Joker a essere il jolly, ma in The Flash invece è Batman, l'icona più nota e amata fra quelle dell'eterna rivale della Marvel. Di Batman in The Flash ce ne stanno tre. Nello specifico i due più memati della storia, Ben Affleck e George Clooney con un telefonatissimo cameo finale, e quello forse più amato, Michael Keaton.

E non è che abbiano mai nascosto la cosa, anzi. Sì è spinto in ogni modo sulla presenza di più Uomini Pipistrello, in primis quello leggendario di Michael Keaton dei due capolavori di Tim Burton. Solo che la torta è riuscita senza il buco. Quando The Flash uscito c'è chi ha sostenuto che il Bruce Wayne di Keaton non fosse quello dei cinecomic di Burton o, più semplicemente, che si trattasse di un'apparizione del tutto "fuori fuoco". Ognuno può avere la sua opinione, ma a restare è un fatto: che non ha venduto altrettanto bene come Tobey Maguire e Andrew Garfield con No Way Home.

The Flash Trailer 1
Una scena da The Flash

Il film di Andy Muschietti paga anche lo scotto di una post-produzione che si fa notare. Non nel senso che lascia esterrefatti per via della sua realizzazione, ma proprio nel senso letterale del termine. Si fa notare per quanto è tragicamente posticcia. Eppure lo ribadiamo. The Flash è un film così tanto sgangherato che è impossibile volergli davvero male**. Non si prende mai troppo sul serio cosa che, quando si ha a che fare con un supereroe dal metabolismo accelerato che può viaggiare nel tempo, non guasta mai. Ezra Miller moltiplicato per due - prescindendo da ogni valutazione su quanto accadutogli fuori dal set - è davvero godibile.

Ma soprattutto perché nonostante Zod, nonostante Supergirl e nonostante delle retcon superflue a un universo cinefumettistico già decomposto nei giorni in cui il film arrivava nelle sale, tutto resta principalmente ancorato alla storia di un figlio che vuole bene a sua madre. Una dimensione piccola, intima che riesce a colpire più dei tanti superflui ammiccamenti a questo o quello.