C'era l'atmosfera rarefatta e c'era l'orrore puro. La tensione sottile e il ribrezzo raccapricciante. L'esorcista mostrò al mondo ogni declinazione del male, sia evocando ansia nella nebbia che martoriando una bambina e ogni spettatore grazie alla maschera stravolta di Linda Blair. I suoi occhi spalancati, le sue contorsioni innaturali, i suoi spasmi, sono e rimarranno impossibili da estirpare dalla storia del cinema. E allora come caricare un peso simile sulle spalle di una nuova serie tv? Come non sembrare blasfemi dinanzi a questa sacralità cinematografica? The Exorcist decide di non seguire le orme dell'enorme predecessore per seguire altre vie, altri personaggi alle prese con altri turbamenti.
Così il fiato sul collo dello storico cult di William Friedkin viene spazzato via da due brevi momenti, due omaggi messi in scena in apertura e in chiusura dell'episodio pilota, prima di 13 puntate in onda su Fox a partire dal 31 ottobre. Si parte dall'immagine-simbolo di un'ombra immersa nella foschia, di un esorcista solitario (con tanto di cappello) che si addentra in un'ambientazione notturna, e si conclude con le note di Tubular Bells, subito evocative, a portata di pelle d'oca. Nel mezzo c'è una serie che sembra quasi trascurare l'horror più puro per soffermarsi su personaggi in bilico, con una particolare attenzione agli uomini di fede, perennemente intenti a porsi delle domande. La ricerca delle risposte sarà la molla per seguirne i passi incerti.
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Nel nome del padre
Un punto di riferimento per la comunità, una guida per i fedeli, una figura pubblica che dispensa perdono, consigli, e anche qualche utile interrogativo. Padre Tomas non è diverso da qualsiasi prete, infatti è a lui che Angela Rance si rivolge per confessare le sue inquietudini. La sua famiglia è strana, scossa da un marito malato e da una figlia cambiata, forse afflitta da un lutto, sicuramente in combutta con la figura materna. Ma il problema non è solo in loro, perché è la loro casa a covare del male: sedie spostate, muri che sussurrano, scaffali stravolti. Tutto sembra portare ad esplorare nuovi orrori domestici, semmai rievocando un vecchio rapporto tra madre e figlia (un articolo di giornale cita la famiglia MacNeil).
Eppure "il caso" che dà il via a The Exorcist passa subito in secondo piano, non favorito da una Geena Davis monocorde e da un nucleo familiare non (ancora) esplorato a dovere. La serie punta altrove, punta su Padre Tomas e Padre Marcus (perseguitato da un vecchio esorcismo), due personaggi subito carismatici. Uno aitante, con lettere proibite (?) nel cassetto e in giubbotto di pelle, l'altro rancoroso, oscuro, persino capace di impugnare pistole prima che crocefissi. Come due detective alla ricerca di se stessi, Tomas e Marcus sono legati da qualcosa di ancora indefinibile, forse un trauma comune, sicuramente il bisogno di interrogarsi.
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Liberaci dal dubbio
Ogni esorcista segue un rituale, risponde ad un metodo ben preciso per estirpare il male dalle anime in pena. Ma non sempre le cose sono così semplici, facili da risolvere con antiche certezze. I preti sono uomini e in quanto tali non sono risparmiati da quella "creatura" destabilizzante e corrosiva chiamata "dubbio". Se la fede è domanda incessante, ricerca continua, il dubbio potrebbe farla vacillare. The Exorcist parte e si sofferma qui, sul filo sottile tra il bisogno di combattere il bene e la necessità di accogliere tante perplessità. Cosa ci ha avvicinati a Dio?
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Da dove viene la mia vocazione? Sono capace di combattere il male? È presto per capire come la serie esplorerà questi anfratti dell'animo umano, ma di sicuro questo strazio personale è l'aspetto più interessante di un episodio pilota che non fa paura e inciampa in qualche caduta di stile quando tenta di inquietare con occhi sgranati e animali insanguinati. Dopo Outcast, sembra che Fox ci tenga a mettersi dalla parte dei "risolutori", di chi è chiamato a impugnare il bene per arginare il maligno, con tutte le inquietudini che questo comporta: domande, paure, risentimenti. E allora, forse, la paura non è che un punto interrogativo.
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Movieplayer.it
2.5/5