Nel nostro ultimo articolo sullo show di Nick Wauters avevamo sottolineato come il crollo di ascolti dalla premiere in poi potesse mettere in pericolo il destino di The Event, ma evidentemente alla NBC possono bastare i sei milioni di spettatori su cui la serie si è stabilizzata, in congiunzione con la buona vendita all'estero (in Italia è Joi di Mediaset Premium a mandare in onda The Event in contemporanea con la messa in onda originale), perchè è notizia degli ultimi giorni la conferma per l'intera prima stagione.
Se, quindi, la serie ci terrà compagnia almeno fino al prossimo Maggio, ci sembra naturale che la trama prenda pieghe più articolate di quella che abbiamo visto fin qui, rendendo giustizia ad una mitologia di fondo che a tratti traspare e che può essere approfondita sempre di più. Ci sembra indicativo in tal senso il sesto episodio Loyalty, capace di allargare il campo d'azione della serie, ma allo stesso tempo di approfondire uno dei personaggi fin qui secondari ed aggiungendo un ulteriore tassello alla missione di Sean, seppur trattata in secondo piano rispetto agli episodi precedenti.
Il poco spazio è dovuto all'aver vovuto seguire in parallelo anche la situazione relativa a Leila ed all'imboscata preparata a Sean, ma anche questa storyline avrebbe guadagnato da qualche sequenza in più per giustificare e chiarire dei passaggi, in particolare quelli relativi a Vicky ed al suo obbligato cambio di fronte.
E' l'altra faccia della medaglia di una scelta comunque apprezzabile: ovvero quella di non indugiare troppo sui vari snodi narrativi che compongono la stagione, evitando di dare l'impressione di stallo che altre serie similari hanno dato in momenti diversi della loro vita (inutile citare Lost e meteora FlashForward). Loyalty è efficace proprio in questo. La liberazione di Sophia è il punto di partenza di un momento diverso di The Event: Sean e Leila si ritirano in secondo piano e la loro storia procede senza risultare troppo invadente (interessante scoprire come il padre di lei fosse ben più informato di quanto avremmo supposto riguardo l'intera situazione dei prigionieri), mentre l'attenzione si sposta sul personaggio di Laura Innes, sui tentativi del governo di seguirne gli spostamenti dopo la liberazione e quelli, ben più efficaci, dei suoi alleati nel farla sparire, mescolandola alla folla. Ma soprattutto ci appare efficace la scelta di approfondire il personaggio di Simon Lee (Ian Anthony Dale) cominciando a dare maggior spessore alle figure di contorno: il flashback che lo vede protagonista prende le mosse dalla storia d'amore con una certa Violet (Holland Roden) che sembrerebbe fine a sè stessa, ma che alla fine riesce a completare il quadro emotivo del personaggio, fornendo alcune motivazioni sul suo comportamento e le sue scelte, in modo non dissimile da quanto fatto dalla già citata Lost in ogni episodio. A parte questo espediente, che ci aspettiamo ripetuto nei prossimi episodi per altri personaggi non ancora approfonditi, merita una menzione la regia di Jeffrey Reiner nella drammatica sequenza d'azione che chiude l'episodio, nuova dimostrazione dei poteri degli alieni.
Restano alcuni sviluppi poco credibili, alcuni passaggi che richiedono una sospensione dell'incredulità piuttosto marcata, ma risulta positiva la voglia di far progredire la storia e di andare avanti nel mostrare il complesso mondo che gli autori hanno immagino e che, per ora, si intravede a sprazzi dietro l'intreccio di The Event.