Non è sicuramente facile creare un evento ogni settimana, mettere in piedi uno show che susciti attesa negli spettatori, che li spinga a cambiare canale per poter seguire la storia che si vuole raccontare e che li convinca a tornare dopo sette giorni per nuovi dettagli, per sapere di più, per soddisfare la propria curiosità. Non è facile e lo dimostra The Event, che sembra nascere proprio con l'intenzione di ottenere questo scopo, vantando una costruzione simile ad un puzzle, che pezzo dopo pezzo compone la sua complessa immagine. E' ancor meno semplice proprio perchè l'intenzione dichiarata di far ciò rende il pubblico più esigente, lo mette nella condizione di voler essere stupito in ogni sequenza, di aspettarsi un twist in ogni dialogo.
E' forse questo che sta danneggiando la nuova serie NBC: se infatti sulla nostrana Joi i risultati sono positivi, gli spettatori americani diminuiscono di settimana in settimana con una progressione che da "calo" comincia a diventare "crollo", perchè di questo si tratta quando si passa da oltre 11 milioni a meno di sette nel giro di quattro episodi.
E' un peccato perchè The Event, nonostante alcuni difetti ed ingenuità, appare ben costruita nella stesura dell'intreccio, riuscendo veramente ad offrire una sorpresa al suo pubblico ogni settimana. Nel scrivere la nostra analisi, inevitabilmente sveleremo alcune delle rivelazioni ricevute fino al quarto episodio, quindi vi invitiamo a non proseguire se preferite non rovinare la visione.
Quello che in particolare non ci aveva convinti nei primi episodi era l'eccessivo ricorso a salti temporali nella stesura dello script ed è per questo che abbiamo accolto con entusiasmo il terzo episodio Proteggerli dalla verità, che, con David H. Goodman e James Wong alla sceneggiatura, fa ricorso ai flashback in misura più limitata e sempre per ampliare o approfondire quanto accade nel presente della storia. Mentre la ricerca di Sean fa passi avanti, è la parte relativa al prigionieri offre i maggiori spunti, mostrandoci i tentativi del Presidente e del suo staff di ottenere maggiori informazioni su di loro, con relative reazioni degli stessi. L'intreccio funziona e sa tenere l'attenzione fino al suggestivo finale che ancora una volta sa spiazzare lo spettatore, lasciandolo con la giusta dose di curiosità fino alla settimana successiva.
Meno convincente, a parer nostro, il quarto episodio Questione di vita o di morte, che fa un passo indietro sul piano della linearità. Con John Badham alla regia al posto di Jeffrey Reiner che ha diretto le prime tre puntate, il ritmo si fa più alto e non mancano i momenti più puramente d'azione, dallo scontro a fuoco iniziale alla fuga di Leila, che nell'immancabile twist finale ci viene mostrata in chiave diversa, sottolineando un altro aspetto di The Event, ovvero che nulla è come potrebbe apparire a prima vista.
Entrambe le linee narrative ci fanno capire di essere più complesse di quanto percepito fin qui, con Sean e l'agente Collier sempre più vicini a Leila e la sua rapitrice Vicky, ma soprattutto con una nuova dimostrazione di potere dei prigionieri e la loro richiesta/ricatto: se il dirottamento del volo non fosse bastato a far capire le capacità di cui dispongono, ne sono stati ulteriori prove sia l'averne uccisi i passeggeri sia l'averli riportati in vita in Questione di vita o di morte. Dimostrazioni di forza che mirano al raggiungimento di uno scopo, cioè la liberazione dei prigionieri. La natura e l'estensione dei poteri degli alieni è uno degli aspetti che più incuriosisce, considerando che hanno impedito loro di liberare direttamente i propri simili per tanti anni, ma non è l'unico motivo di interesse della serie che anche questa volta riesce a mettere a segno un paio di colpi efficaci sul piano dei twist che animano l'intreccio.Come accennato, quello che ci appare meno efficace nell'ultimo episodio andato in onda è l'uso dei flashback, in questo caso (apparentemente) fine a sè stessi o meglio dedicati al solo approfondimento dei personaggi. Aggiungiamo "apparentemente" perchè immaginiamo ci sia un motivo se gli autori hanno scelto di mostrarci la prima visita di Sean a casa dei genitori di Leila, così come potrebbe avere un significato il soffermarsi sull'etichetta del whiskey che il padre della ragazza gli offre, ma al momento quello che trapela è il senso di una porzione di episodio che non fa quello che la serie promette: non sorprende, non stupisce e non contribuisce a creare quell'evento settimanale che ci sembra esserci promesso.