Giovani costretti a crescere il prima possibile, ragazzi che devono affrontare in maniera drastica le tappe imposte da un'adolescenza fatta di scoperte per lo più sconvolgenti, di contrasti e scelte scomode da affrontare. Racconti di formazione spesso sofferti, capaci di intercettare le problematiche di una precisa età (quella dell'addio alla spensieratezza) ma allo stesso tempo di incontrare il gusto del grande pubblico. Subito dopo l'apripista Harry Potter, le saghe young adult hanno invaso la cinematografia contemporanea, proponendo declinazioni sempre diverse all'interno di altri generi, intercettando così fasce di pubblico molto differenti, ma sempre attraverso una narrazione seriale.
Dopo il fantasy magico di J.K. Rowling, si è passati alla love story in salsa vampiresca della saga di Twilight per poi assistere alle ambientazioni pseudo-mitologiche di Percy Jackson. Inibite da incassi deludenti, dovuti ad una discutibile resa artistica, molte altre serie (come l'urban fantasy Shadowhunters - Città di ossa e il più fiabesco Beautiful Creatures - La sedicesima luna) sono già a rischio chiusura dopo il loro primo capitolo filmico, in attesa di capire anche il futuro di The Host, nuovo progetto transmediale della scrittrice Stephenie Meyer.
All'interno di questo vasto panorama di imprese giovanili, il filone dello young adult distopico si è imposto come sotto-categoria più credibile e sfaccettata, incoraggiata e trainata dal grande successo di Hunger Games, il suo più riuscito capostipite. Così, assieme agli spietati giochi di Katniss, abbiamo conosciuto anche l'ordinata società di Divergent, le imposizioni di The Giver - Il mondo di Jonas e le prove massacranti di Maze Runner - Il labirinto. Una serie di avventure scandite dalla messa in discussione di un ordine prestabilito, forse non così perfetto e per questo necessario da scardinare con il coraggio e la spregiudicatezza della gioventù. E allora, proviamo a capire le regole (non scritte) di questo genere con il quale il cinema ha ormai deciso di mettersi in gioco.
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1. Film "sopra le righe"
Esistono libri magici anche fuori dalle mura di Hogwarts, testi da cui germogliano miriadi di fan e nascono ambiziosi progetti cinematografici. Infatti, quasi tutte le saghe young adult approdate al cinema hanno alle spalle milioni di copie cartacee vendute, best seller che hanno raccolto grandi riscontri e costruito una solida fanbase grazie a storie avvincenti che hanno convinto produttori e grandi major a tradurle in pellicole, rassicurati proprio da questo successo di lettorato. In attesa di una saga che affronti il genere con uno spunto puramente cinematografico, le pagine restano un terreno di ispirazione necessario.
2. Girl power
Se prima generi come l'avventura e l'azione erano un'esclusiva del pubblico maschile, le nuove derive dello young adult vedono un netto predominio del genere femminile, a partire dalla mente che dà vita al racconto. Sull'onda lunga sollevata da J.K. Rowling, i successi di Hunger Games, Divergent e Twilight sono firmati da scrittrici (Suzanne Collins, Veronica Roth e Stephenie Meyer), talvolta parte attiva nel lavoro di sceneggiatura filmica. Alle loro idee si deve quindi anche un netto cambio nell'immaginario cinematografico che negli ultimi anni ha adottato tante nuove protagoniste, eroine forti, non più donne in cerca di salvezza, ma lottatrici, portatrici autonome di virtù e speranze collettive.
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3. Cuori triangolari
Non c'è due senza tre. No, non ci riferiamo soltanto alla moda di suddividere molte di queste storie in trilogie, ma ad una rappresentazione piuttosto ripetitiva dei rapporti di "coppia". In un film per adolescenti prescindere dalle vicende amorose è un'impresa titanica, così, in linea con questa consolidata abitudine, anche lo young adult ha dato spazio alle ragioni del cuore con situazioni sentimentali che si sono spesso risolte in un triangolo al cui vertice c'era una ragazza indecisa sul "lato" maschile da scegliere. Se in Harry Potter si poteva parlare di piccole gelosie legate ad un rapporto di amicizia a tre (poi sfociato in un rapporto di coppia duraturo tra Ron ed Hermione), in Twilight il dilemma si è fatto più drammatico e straziante, legato sia alla sintonia mentale che all'attrazione fisica. Se Bella era molto contesa, in Hunger Games, invece, la questione sentimentale passa in secondo piano e Katniss è totalmente autonoma nella sua ripetuta incertezza tra il tenero Peeta e il possente Gale.
4. Regole da rispettare. O forse no.
Prima di narrare le vicende dei loro personaggi, molti di questi film descrivono dei mondi, realtà, città pulsanti, dotati di personalità propria, che condizionano inevitabilmente le vicende dei protagonisti. Il contesto influenza il testo attraverso continui rituali sociali (gli Hunger Games), rapporti diplomatici (vampiri contro licantropi), usi e costumi inalterabili. Per questo la maggior parte dei giovani eroi assomigliano tanto a pedine che vengono mosse dagli adulti all'interno di un enorme tabellone da gioco di società. Ed è proprio nell'atto liberatorio che denuncia e nega l'obbligo imposto dagli altri che risiede, forse, la grande forza empatica di questi film, vicini al desiderio di autonomia che caratterizza l'adolescenza. Così, quelli che sembrano essere semplici marionette che si muovono dentro giochi televisivi e labirinti, adesso si trasformano in dame, autonome e libere. Katniss e Triss ne sono la migliore dimostrazione.
5. Fazioni, distretti, classi
Questa visione rigida della realtà è confermata anche dall'organizzazione sociale descritta in queste saghe, suddivisa in compartimenti stagni. Un ordine necessario per una presunta pace, una suddivisone inflessibile che alimenta il senso di appartenenza di tanti cittadini. Se in Hunger Games assistiamo ad una disposizione gerarchica dei vari distretti, in Maze Runner e Divergent la popolazione è suddivisa per abilità (radurai e velocisti) o in singole fazioni, tutte caratterizzate da predisposizioni fisiche e caratteriali (Eruditi, Pacifici, Intrepidi, Candidi e Abneganti). I tempi di Serpeverde e Grifondoro sono lontani, ma essere parte di una classe è un destino che accomuna tutti, protagonisti e giovani spettatori.
6. Addestrati per combattere
Dalla parola magica all'atto fisico. Si potrebbe sintetizzare così il cambiamento a cui abbiamo assistito nell'ultimo decennio nel confronto-scontro tra adolescenti. I tempi dei "Wingardium Leviòsa" potteriani sono stati sostituiti da atti fisici violenti, naturale conseguenza di una visione piuttosto cinica e spietata dei rapporti interpersonali. Dunque per adeguarsi all'obbligo del duello estremo, tutti gli eroi degli young adult affrontano la tappa dell'addestramento. Non c'è semplice studio, ma vero e proprio addestramento militare. Si impara a sparare, a lottare, a correre, a sopraffare i propri coetanei pur di sopravvivere.
7. Struttura a livelli
Più che i pop corn, sembra di avere in mano un joypad. Più che a un film, sembra di assistere ad un videogioco. Questo perché una delle dinamiche narrative più ricorrenti nel genere è senza dubbio quella della composizione "a livelli". Molti young adult sono scanditi da prove di difficoltà crescente, con modalità che guardano molto da vicino alle meccaniche videoludiche. Non a caso ricorre la presenza di voti, punteggi, classifiche che determinano la crescita del protagonista. Che sia uscire da un labirinto, superare l'addestramento o vincere un cruento reality/talent show, l'importante è sopravvivere, procedere verso il film successivo ed evitare il fatidico game over.
8. Distopia canaglia
Molte di queste pellicole sono figlie del Grande Fratello. Le atmosfere orwelliane di 1984 ricorrono con una certa costanza, seppur in forma rivisitata, adattate ad un racconto di formazione. Quello che è rimasto intatto del celebre filone letterario (a cui appartiene anche l'altro caposaldo Fahrenheit 451 di Ray Bradbury) è una visione molto cinica e pessimista della socialità umana. La concezione distopica della realtà è confermata da un'umanità che si autodefinisce progredita, si impone regole disumane e si ritiene perfetta grazie al mantenimento dello status quo. Se Hunger Games segue la scia dell'apocalittica visione del progresso mediatico già immaginato da George Orwell, anche Divergent, Maze Runner e The Giver rivendicano l'importanza di una società equilibrata che rispetti sempre la propria storia.
9. Fabbriche di talenti
Per convincere i vecchi lettori e conquistare il cuore di nuovi spettatori, la solidità narrativa di una storia non basta. Infatti, al di là di un comparto visivo mediamente ben curato (regia, fotografia, scenografia), la qualità artistica di un film young adult trova negli interpreti il suo punto forte. Se da una parte ci si è soffermati sul lato estetico, cercando di lanciare nuovi sex symbol maschili come Robert Pattinson, Taylor Lautner (nella saga di Twilight), Brenton Thwaites (The Giver) e Dylan O'Brien (Maze Runner), dall'altra ci si è affidati a giovani interpreti già esperte, garanzia di intensità e ottima presenza scenica. Sia Jennifer Lawrence che Shailene Woodley provenivano da notevoli prove nel cinema indipendente americano (Un gelido inverno e Paradiso amaro), dimostrando di sapersi prestare alle prove fisiche del cinema commerciale senza rinunciare ai toni più intimi di quello d'autore. Poi ci sono casi come quelli di Miles Teller, solo una scommessa ai tempi di Divergent, rivelatasi vinta a suon di sudore e sangue nello splendido Whiplash.
10. La benedizione delle guest star
A confermare quanto appena detto, l'aspetto recitativo di queste serie è stato più volte impreziosito dalla presenza di stimati attori di primissimo piano, utilizzati in piccoli ruoli marginali eppure funzionali a fornire profondità anche ai comprimari. Grandi interpreti che non hanno solo elevato il livello artistico dei film, ma sono serviti da traino per un pubblico più adulto, che poteva essere quasi rincuorato da un grande attore-garante della maturità dell'opera. Nella saga di Hunger Games, oltre ad un perfetto villain come Donald Sutherland sono apparsi anche Woody Harrelson, Stanley Tucci, Julianne Moore e Philip Seymour Hoffman, in Divergent troviamo un'algida Kate Winslet, in The Giver un'autoritaria Meryl Streep e un ambiguo Jeff Bridges, mentre in Percy Jackson neanche la presenza di Uma Thurman, Sean Bean e Rosario Dawson è riuscita a rendere la saga degna dell'Olimpo filmico.