Masters of the Air è arrivata su Apple TV+ come il capitolo finale che non sapevamo ci mancasse della trilogia ideale iniziata 20 anni fa con Band of Brothers e The Pacific su HBO. Stesso team produttivo, cast di giovani attori emergenti lanciati verso il successo, proprio come i membri di quello squadrone dell'aviazione americana vennero mandati a combattere e vennero lanciati letteralmente in aria contro i tedeschi e i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale per sferrare l'attacco decisivo. Un successo incredibile di critica e pubblico che ora si appresta ad arrivare a conclusione e il servizio streaming della Casa di Cupertino raddoppia proponendo anche un documentario realizzato per l'occasione. Dietro le quinte sempre Steven Spielberg, Tom Hanks e Gary Goetzman per far luce sulla storia vera che ha ispirato la miniserie.
Tratto da una storia (drammaticamente) vera
La recensione di The Bloody Hundredth non può che iniziare dalla trama che va a braccetto con quella di Masters of the Air. Non è un caso che il documentario esca alla fine e non all'inizio della messa in onda della serie, poiché crea molta più empatia ed emozione nello spettatore andare a scoprire i veri volti e le vere voci dietro la finzione che hanno appena seguito per settimane, proprio come accadeva in Band of Brothers e The Pacific con gli interventi dei soldati originari. Prodotto da Playtone-Amblin e narrato da Tom Hanks, il film vede tra gli intervistati oltre a storici, studiosi e ai veri piloti del 100° Bomb Group anche Steven Spielberg. Il doc. war movie vuole sostanzialmente andare a ripercorrere le tappe principali della creazione, sviluppo e ascesa dell'Ottava Forza Aerea dell'Esercito degli Stati Uniti - alias il 100° Gruppo Bombardieri, il cosiddetto "Bloody Hundredth" a bordo dei B-17. Da qui il titolo del documentario per la nomea di ribelli con il più alto tasso di vittime sanguinolenti che si fossero visti durante il conflitto.
Masters of the Air, la recensione: se la tensione vola ad alta quota
Tra finzione e realtà
Questa è la testimonianza più frequente durante il doc, della durata di un'ora, da parte degli intervistati, ovvero quanto il "primato" che si fecero durante la guerra fosse il loro più grande dolore e peso, per le tante vittime che dovettero lasciare in aria. Si intervallano le interviste ai diretti interessati, le più puntuali ed emozionanti, ad una ricostruzione cronologica della Storia con la S maiuscola e ad immagini di repertorio che documentavano proprio le imprese di questi soldati considerati eroi. A dare una doppia valenza al documentario è l'intervista a Steven Spielberg, per raccontare il proprio punto di vista e coinvolgimento nella vicenda - non solo la sua esperienza in Salvate il Soldato Ryan ma anche quella del padre, che combatté per gli Stati Uniti - e la voce narrante di Tom Hanks - perfetta, calma e accogliente, già utilizzata in The Pacific. Non si tratta solamente di un classico war movie o war documentary ma di un film che diviene meta-testuale, anche grazie alla regia di Mark Herzog e da Laurent Bouzereau, collaboratore di lunga data di Spielberg, per passare dal resoconto storico alle cabine di pilotaggio fino ai ricordi più o meno drammatici di quegli anni, dando una valenza anche cinematografica a quanto stiamo vedendo sullo schermo.
Masters of the Air è la chiusura perfetta della trilogia di Band of Brothers e The Pacific
L'utopia della guerra
Ciò che vuole rilevare The Bloody Hundredth, come già fatto da altre pellicole come Niente di nuovo sul fronte occidentale è l'utopia della guerra e la responsabilità e la pressione che vennero messe sulle spalle di questi giovani americani quando il loro Paese e il mondo dissero di aver più bisogno di loro.
Tra gli aviatori che conosciamo nel doc. ci sono gli alter ego reali di Gale Cleven (il sempre più talentuoso Austin Butler) e John Egan (interpretato in Masters of the Air da Callum Turner), ovvero Buck e Bucky divenuti celebri anche per i loro soprannomi "in coppia", e ancora Harry Crosby (Anthony Boyle, che potete vedere sulla piattaforma anche in Manhunt), Robert "Rosie" Rosenthal (interpretato da Nate Mann), Frank Murphy (Jonas Moore), Alexander Jefferson (col volto di Brandon Cook), Richard Macon (interpretato da Josiah Cross). Appaiono anche aviatori che non si vedono nelle puntate, come John "Lucky" Luckadoo e Robert Wolf. Dallo shock di Pearl Harbor alla gioia del V-E Day, si tratta di un documentario imperdibile per gli appassionati di storia e del lavoro della premiata ditta Hanks/Spielberg, pur nella classicità della sua messa in scena.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di The Bloody Hundredth testimoniando come si tratti di un documentario con una doppia valenza: quella storiografica di conoscere le testimonianze dei veri soldati e di ciò che hanno dovuto affrontare, in stile Band of Brothers, e quella meta-cinematografica di andare a scoprire i veri volti dietro quelli a cui ci siamo affezionati per settimane su Apple TV+. Merito del coinvolgimento in prima persona di Tom Hanks (perfetto narratore, come in The Pacific) e Steven Spielberg (fondamentale tra gli intervistati). Il vero cuore, pur nell’impianto classico del doc. tra interventi, immagini di repertorio e ricostruzioni, rimangono comunque loro: i giovani americani del eroi 100° Bomb Group.
Perché ci piace
- Il doppio significato che il doc. si porta dietro alla fine di Masters of the Air.
- L’intervento di Tom Hanks e Steven Spielberg.
- Le interviste ai diretti interessati, sempre preziose e autentiche.
Cosa non va
- La struttura del doc. è molto classica da war movie.
- Forse avrebbero potuto utilizzare nel montaggio alcune scene ed interpreti della serie.