The Bikeriders è ispirato al libro fotografico di Danny Lyon, pubblicato nel 1968, in cui sono pubblicate foto e testimonianze dei membri di un gruppo di motociclisti, gli Outlaws MC. Quelle immagini e quelle parole prendono ora vita in un film di Jeff Nichols in cui sembra di sentire l'odore del cuoio, benzina e sudore.
Il regista si concentra particolarmente su tre figure: Johnny (Tom Hardy), il fondatore del club Vandals MC, Benny (Austin Butler), il suo membro più giovane e ribelle, e Kathy (Jodie Comer), la nostra guida in questo mondo di moto, birra e risse. È lei che si innamora prima vista di Benny, ribaltando le dinamiche tra lui e il capo.
Jeff Nichols e Austin Butler sono venuti a Roma per parlare di The Bikeriders, nelle sale italiane dal 19 giugno. E nella nostra intervista ci parlano di come il senso di rifiuto sia una parte importante di questa storia e perché non c'è un bacio tra Tom Hardy e Austin Butler.
The Bikeriders: intervista Austin Butler e Jeff Nichols
Nel film c'è un monologo molto toccante di Michael Shannon: è Zipco, uno dei Vandals, e racconta com'è andata la sua visita per il militare. Anche se ha superato le prove fisiche, gli è stato detto che è una persona indesiderabile e l'esercito americano non lo voleva. Il rifiuto da parte della società è uno dei motivi per cui i Vandals si sono uniti. Ma è anche una parte importante del lavoro di chi fa cinema.
Perché Nichols e Butler hanno deciso di basare la propria vita su un lavoro che porta tanti rifiuti? Il regista: "Scherzo sempre sul fatto che sono abbastanza di insuccesso da avere la carriera che ho, di cui sono molto orgoglioso. Penso che se avessi avuto successi più grandi, forse sarei stato risucchiato in un sistema per cui non ero pronto. In questo modo ho avuto la possibilità di scegliere e avere il tempo di sviluppare una voce e un punto di vista. Che è una cosa molto difficile in questo business, perché i film sono costosi. Quindi posso guardarti negli occhi e dirti sinceramente che questi film sono parte di me, dicono qualcosa di me stesso. Quindi nel mio caso il rifiuto è una cosa positiva".
Per Butler invece: "Ho subito moltissimi rifiuti nella mia vita. Come attore gran parte della mia carriera è stata, fino a sei anni fa, fatta di tanti no. Faccio questo lavoro da 20 anni, quindi l'ho sentito davvero tante volte. All'inizio mi dicevano che prima di ottenere un ruolo avrei dovuto fare almeno 100 audizioni. All'inizio ti dicono di no in continuazione. E adesso mi sento fortunato per le opportunità che ho. E adesso cerco sempre di ricordarmi che l'opinione degli altri si divide in chi dice le cose più belle su di te e chi dice cose tremende. Se ti lasci condizionare possono sembrare entrambe molto vere, ma quelle negative spesso pungono al punto che finisci per pensarci di più. Quindi cerco di ricordarmi che è tutto solo rumore. Sono le interazioni che hai a contare davvero".
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Austin Butler è Benny: come si interpreta un'idea?
Vediamo presto che Johnny e Kathy si contendono l'amore di Benny. Ognuno lo vuole per sé. E in questo senso il ragazzo è più un'idea che una persona: di giovinezza, avventura, infinite possibilità. Come si fa a interpretare un'idea?
Per Butler: "Non l'ho vista in questo modo. Abbiamo cercato di comprendere il mito di Benny. E del fatto che il suo viso nel libro non si veda. È una specie di figura mitica. Ma io non riesco a pensare a lui come un mito. Allo stesso modo in cui non ho potuto pensare a Elvis come a una figura mitica. Ma come a un essere umano con dei traumi, amore, gioia, cuore spezzato e tutto il resto. È uno di noi. Benny è la stessa cosa. Anche lui ha delle cose che lo animano: ha avuto un'infanzia. E come è stata? Io ho scavato in tutto questo. E nessuno lo saprà mai. Mi piace che chi guarda da fuori non lo sappia. Allo stesso modo in cui io non lo so guardando le immagini. Ma per interpretarlo io dovevo sapere com'era dentro. Dovevo sapere chi è la persona che interpreto in questo film. Ma in realtà è come lo riprende Jeff che lo definisce. Scegliere di riprendere il momento del biliardo in slow motion, rende tutto molto più mitico. A definirlo sono Jeff e Adam Stone, il direttore della fotografia".
Perché non c'è un bacio tra Johnny e Benny?
In The Bikeriers c'è una scena molto intensa in cui Johnny e Benny si appartano e hanno un confronto importante. Tom Hardy si avvicina moltissimo al collega. Viene quasi da pensare che potrebbe baciarlo. L'idea è stata mai sul piatto? Il regista: "Forse sono limitato. Penso che si debba dare credito a Tom Hardy in questo momento. Ho scritto quella scena pensando a due uomini uno di fronte all'altro e uno vuole offrire qualcosa di molto importante per lui. Ho appena fatto delle interviste con Tom l'altro giorno e ho potuto sentirlo parlare di quella scena. Ha usato una parola a cui non avevo pensato: cospiratorio. Gli ho chiesto cosa intendesse e mi ha detto: lui vuole offrire a quest'altro tipo il club, quindi mi devo avvicinare. Ho bisogno di avvicinarmi. Non l'avevo scritto così: quella parola non mi aveva mai sfiorato il cervello per la scena. Ma è questa la parte affascinante della scrittura: pensi che una scena sia piuttosto buona, poi arrivano gli attori e ne danno la loro interpretazione. Non cambiano le parole, ma le rendono grandi. È così che è arrivato quel momento. Si avvicina così tanto che a un certo punto succedono un sacco di cose. Cose che non avrei mai immaginato. È sensuale, seduttivo, mette a disagio, è pericoloso. Forse è anche un po' eccitato".