The Balconettes, recensione: Noémie Merlant e un film sudato, chiacchierone e splendidamente femminista

La recensione di The Balconettes: il cinema spregiudicato di Noémie Merlant diventa una brillante e colorata insurrezione femminile. Presentato a Cannes 77.

Sanda Codreanu, Souheila Yacoub e Noémie Merlant

Che grande giocattolo narrativo che è The Balconettes di Noémie Merlant. Espressivo e inaspettato, oscillante, divertito e divertente nella sua stravaganza e nelle sue svolte, affrontando un femminismo che non è solo didascalia (era ora!). Bensì è coscienza, consapevolezza, profondità, sfumatura. E sì, è anche vendetta, comunque correlata alla mascolinità calcolatrice. È cinema che si rifà ad un altro cinema ancora, ma che ha una sua identità chiara e strutturata, focale nelle scelte narrative ed estetiche (come dimostra il piano sequenza iniziale, sospeso tra due palazzine dirimpettaie che si rimpalleranno le scene).

The Balconettes
Sanda Codreanu, Souheila Yacoub e Noémie Merlant: le ragazze del balcone!

Funziona, The Balconettes (titolo originale Les Femmes au balcon, con cui è stato presentato a Cannes 77), e funziona perché la confusione cercata dalla regista è calcolata al millimetro: disordinate, scoordinate e imprevedibile, le donne al balcone della Merlant sono un cosmo nel cosmo, nonché la visuale libera e pura di quel femminismo senza sovrastrutture. In un'epoca di dogmi e regole, di spot e di hashtag, The Balconettes torna ad una dimensione pura, accessibile, istintiva. Nelle freschissime scelte cinematografiche di Noémie Merlant (lo scriviamo in apertura: grande attrice e grande regista), e nelle scelte che poi affiderà alle sue tre splendide protagoniste, c'è un'alternanza di luce e di oscurità, di distrazione ma anche di rabbia, pronta ad esplodere in un primo piano che anticipa un finale liberatorio, orgoglioso e feroce.

Le ragazze del balcone

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The Balconettes: una foto del film

Come scritto nel titolo della nostra recensione, The Balconettes, parte con un lungo piano sequenza, con la macchina da presa che sembra sospesa nel vuoto. Sotto, la colonna sonora di Uele Lamore, dai sensuali toni jazz, che si sovrappone al gracchiare della televisione, che ripete quanto le temperature siano torride. Poco a poco, dopo averci introdotto ad una location in qualche modo protagonista (siamo a Marsiglia, ma potremmo essere ovunque), la camera si poggia su di un balcone: una donna è riversa a terra, coperta da lividi, spronata a rialzarsi da un marito che le rimprovera di essere "esageratamente drammatica".

Quella che dovrebbe essere una horror comedy è, invece, tutt'altro (piccoli inciso: finiamola con le etichette, i generi non esistono più). Dopodiché, ecco entrare in scena le tre protagoniste: Nicole (Sanda Codreanu), che fa la scrittrice, fantasticando sull'aitante inquilino del palazzo di fronte (ci torneremo); Ruby (Souheila Yacoub), che fa la cam-girl "per piacere e vocazione"; ed Elisa (Noémie Merlant), attrice (di film brutti) appena tornata da Parigi per allontanarsi da un marito inetto e prepotente. Ecco, di maschilità inetta e prepotente, il film ne è pieno. E alla lista, guarda caso, si aggiunge proprio il prestante vicino di casa.

Sudore, chiacchiere, sangue

Del resto, il film è colmo di guizzi che non ti aspetti, un po' come la camera della regista, a tratti schizofrenica, fuori centro, ma comunque vitale come sono vitali le tre protagoniste, disinvolte e scoppiettanti nel loro essere a proprio agio con i rispettivi corpi, le rispettive identità, le rispettive paure. Nonché a proprio agio con una nudità che non ammicca, ma che anzi è manifesto, orgoglio, dignità. Sarà questo poi il punto su cui la regista insisterà maggiormente: per esempio, Elisa entra in scena vestita da Marilyn Monroe (simbolo di un riflesso maschile idealizzato e manipolato), invece Nicole subirà indirettamente un senso di colpa persuaso dal calcolo maschile, attraverso visioni che, però, preferiamo non rivelare. Dosando ritmo e inclinazione, The Balconettes è spaccato in due, implodendo in quello che diventerà un bagno (metaforico e cinematico) di chiacchiere, sudore e sangue.

The Balconettes
Sangue, sudore, chiacciere

Nulla però è lasciato al caso, e nulla accade senza un motivo (grande confidenza con il mezzo, Merlant al secondo film ha già le sue peculiarità). In questo caso è importante sottolineare che la scrittura di Noémie Merlant è stata in qualche modo supportata dalla penna di Celine Sciamma (le due avevano lavorato insieme in uno dei film più belli degli ultimi anni, Ritratto della giovane in fiamme), "prestandole" per così dire, anche il montaggio di Julien Lacheray, essenziale nella costruzione climatica che prenderà respiro solo a metà della durata (quando l'umore si calma, respirando prima del convulso ending). Ciò che resterà, alla fine, è infatti la naturalezza e la vivacità di un cinema che sorprende per l'umore con cui affronta il mastodontico tema dell'abuso e del sopruso di genere, ribellandosi con spregiudicatezza e sagacia alle intimidazioni di un mascolinità tossica da affrontare, in qualunque luogo e con qualunque mezzo. Come ha fatto Noémie Merlant, scegliendo il cinema come atto di una brillante insurrezione.

Conclusioni

Colorato, spregiudicato, libero e orgoglioso. Divertimento che diventa riflessione, azione che diventa reazione. The Balconettes di Noémie Merlant gioca d'effetto, facendo cambiare costantemente umore ad un film che mantiene altissima l'attenzione verso i suoi focus. Un film femminista, femminile, di rivoluzioni e di rivolte, che affronta in modo divertito la maschilità prepotente e violenta.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Noémie Merlant dimostra di essere un'ottima regista.
  • Il cast in generale.
  • La fotografia, la musica, l'umore.
  • L'insurrezione femminista.

Cosa non va

  • C'è un momento di respiro, che pur funzionale, potrebbe allentare troppo la tensione.