The Bad Guy è una delle eccellenze della serialità italiana: magnificamente diretta, scritta e interpretata, è uno di quei prodotti di cui andare fieri. E da importare all'estero. Se ve la siete persa dovete assolutamente recuperarla, perché - ora è certezza - c'è anche una seconda stagione, appena arrivata in streaming su Prime Video.
The Bad Guy 2, dei registi Giuseppe G. Stasi e Giancarlo Fontana, riprende esattamente da dove l'avevamo lasciata: Nino Scotellaro (Luigi Lo Cascio), magistrato che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia, pur di stanare il boss latitante Mariano Suro (Antonio Catania), responsabile di più di 200 omicidi, si è sottoposto a un'operazione chirurgica per farsi cambiare i connotati, diventando così il criminale Balduccio Remora. Questa cosa del fare l'infiltrato però gli ha dato alla testa: assaporare il lato oscuro è un'esperienza che ha amato più del previsto.
Unitosi al clan dei Tracina, rivali dei Suro, Nino/Balduccio è in cerca della sua vendetta ed è a un passo dall'uccidere Mariano. Nel frattempo tutti, da Luvi Bray (Claudia Pandolfi), avvocata e moglie di Nino, Leonarda (Selene Caramazza), carabiniera e sorella del protagonista, stanno cercando l'archivio di Suro: anni di registrazioni tra il boss e figure importanti dello Stato. A loro si aggiunge anche un nuovo personaggio: Stefano Testanuda, agente dei servizi segreti interpretato da Stefano Accorsi. Nella nostra intervista l'attore ci ha confessato di essere un grandissimo fan della serie, di cui ha voluto fortemente fare parte.
The Bad Guy 2: intervista a Stefano Accorsi, Luigi Lo Cascio e Claudia Pandolfi
In The Bad Guy 2 il personaggio di Luigi Lo Cascio ha un momento alla Tony Stark/Iron Man: rivela al boss la sua vera identità dicendogli: "Io sono Nino Scotellaro!". Potremmo definirlo quindi l'Iron Man della serialità italiana?
Lo Cascio: "Per fortuna ci sono i figli e la sapienza sulla Marvel mi arriva da loro! Sì, ha qualcosa dei supereroi. Almeno lui crede di esserlo. Nella prima stagione questa cosa era detta molto anche dagli altri personaggi: descrivevano Nino Scotellaro come un mitomane, uno che crede di avere sempre ragione. Ci sono volute sei puntate per distruggere questi suoi giudizi troppo affrettati su se stesso. E in questa seconda stagione, mentre si sta costruendo una nuova identità, gli arrivano degli uragani di male dalla vita. Quindi in questo momento, più che megalomane, è una misera cosa. Sta cercando di riconnettere dei pezzi grazie al suo passato. Non è più Iron Man ma ruggine!".
Alla scoperta di Stefano Testanuda
Il personaggio di Stefano Accorsi, Stefano Testanuda, ha una grande entrata in scena: si cala da un elicottero e ha l'atteggiamento di chi è arrivato lì per risolvere problemi. È un Mr. Wolf all'italiana? L'attore: "È quello che vorrebbe essere! Ci prova con tutto se stesso. Solo che ha i suoi limiti". In ogni caso è un ruolo che gli ha dato molta soddisfazione: "Interpretare uno dei servizi, che si muove in quella zona di ambiguità, che arriva con l'elicottero di notte, è bellissimo. Quel pronto intervento che ci piace immaginare in modo diverso! Ma sbagliamo a volerlo immaginare diverso: è molto più vero il mio Testanuda di tanti altri che ci immaginiamo. Se uno legge veramente le trascrizioni di certi dialoghi scopre un misto di alto, basso, quotidiano, banale... Ed è questa la bellezza: sono tutti esseri umani".
Anche perché Accorsi ha fortemente voluto far parte dell'universo di The Bad Guy: "Sono super fan della serie: quando finivano gli episodi dicevo ma perché, bocca mia, non sai parlare siciliano?! Ero proprio disperato. Volevo stare anche io in quell'atmosfera".
The Bad Guy 2, recensione: poche serie in Italia sono girate così bene
Uno specchio sull'Italia contemporanea
Accanto a tanto intrattenimento (e divertimento), la serie Prime Video fa anche delle riflessioni amare sull'Italia. A un certo punto c'è una scena in cui un poliziotto riconosce il boss Suro ma, invece di arrestarlo, gli chiede un selfie. Un modo brillante per ragionare su come figure quali Matteo Messina Denaro siano riuscite a rimanere latitanti per decenni. A questo proposito Claudia Pandolfi dice: "La vanità è stata il punto debole di tanti latitanti, che hanno interrotto il loro necessario rimanere nascosti perché non sopportavano l'idea che nessuno riconoscesse il valore del loro male, che comunque, in qualche modo, secondo loro, va riconosciuto. Ci si aspetta sempre che ci venga riconosciuto qualcosa, nel bene e nel male. Quindi oggi un latitante si fa beccare perché si fa un selfie, a meno che non ci sia un contesto che lo protegge. È un mondo deviato. E noi lo rappresentiamo in maniera assai divertente. Però a volte la realtà supera l'immaginazione in maniera spietata".