Quindici anni fa arrivava nelle sale di tutto il mondo Spider-Man di Sam Raimi ed in qualche modo il suo enorme successo dava inizio all'epoca dei cinecomic che stiamo vivendo in questi anni e che, per il momento, non accenna certo a concludersi. Ma il film (finora) più importante di questo filone sarebbe arrivato soltanto dieci anni dopo con The Avengers, che invase le sale di tutto il mondo a partire dal 25 aprile 2012 e che si rivelò uno dei più grandi successi commerciali di sempre: oltre 1 miliardo e mezzo di dollari incassati in tutto il mondo, terzo miglior risultato di sempre (successivamente superato da Star Wars: Il risveglio della forza e Jurassic World) dopo i due soliti titanici e forse insuperabili successi firmati da James Cameron.
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Negli USA in particolare il successo del film fu qualcosa di assolutamente incredibile: primo film a superare la soglia dei 600 milioni dopo Avatar e Titanic e migliore apertura di sempre con oltre 207 milioni di dollari incassati solo nel primo weekend. La domanda che ancora oggi viene spontaneo porsi è com'è possibile che la Disney/Marvel decise di affidare questo film così importante e difficile ad un semi esordiente quale Joss Whedon, un autore il cui unico lungometraggio (Serenity) fu un vero e proprio flop?
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Icone pop in cerca di autore
Kevin Feige - produttore storico di cinecomics (ha lavorato anche ai primi tre X-Men oltre che ai precedenti film della Marvel) e dal 2007 presidente dei Marvel Studios - sapeva ovviamente di avere un grande successo tra le mani e che chiunque avesse messo a dirigere il film i grandi incassi non sarebbero certo stati in discussione. Ma sapeva anche che al Marvel Cinematic Universe serviva qualcosa di più di un semplice regista per il singolo progetto, una figura che potesse tracciare una linea ben precisa per gli anni a venire, qualcuno che fosse in grado di coordinare un gruppo di lavoro come non c'era mai stato prima al cinema e che potesse portare le proprie esperienze all'interno dell'intero progetto.
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Whedon non era stato fortunato con il suo primo film e nemmeno ha mai avuto rapporti facili con produttori e network/major (e infatti...), ma da creatore di serie televisive di successo aveva i giusti requisiti per fare questo tipo di lavoro. Ovviamente il suo background da fumettista e anche il suo passato da script doctor sono stati fondamentali per questo incarico, ma gli elementi che hanno convinto Feige sono stati certamente altri, in primis la capacità di unire umorismo ed epicità ma anche il creare/gestire con estrema naturalezza vere e proprie icone popolari - come ha fatto con Buffy - L'ammazzavampiri o Angel in TV ma anche con gli X-Men su carta - e di creare degli universi ricchi e complessi. Probabilmente anche la sua celebre visione femminista lo ha aiutato ad avere questo importante ruolo, d'altronde l'inserimento e l'evoluzione dei due (finora) più importanti personaggi femminili dell'MCU, Vedova Nera e Scarlet Witch, sono dovuti a lui, ma paradossalmente con Avengers: Age of Ultron non mancheranno (assurde) critiche di misoginia nei suoi confronti.
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Ma il grande cambiamento apportato da Whedon è proprio nell'impostazione seriale o fumettistica che è riuscito a dare a tutto il Marvel Cinematic Universe: The Avengers è il primo film che riunisce questi supereroi ma è di fatto, al tempo stesso, anche tanti sequel insieme (del film di Captain America, di Thor e di Iron Man) e quindi un unico enorme crossover. Non sarà magari la prima volta in assoluto nella storia del cinema che si tenta qualcosa del genere, ma di certo non era mai avvenuto nulla di simile a questi livelli produttivi e anche artistici. Eppure sequel e crossover difficilmente funzionano anche quando sono su carta o in TV, figuriamoci al cinema e figuriamoci quando cerchi di far stare sullo schermo personalità (fittizie e attoriali) di questa grandezza. Whedon riesce incredibilmente a trovare il giusto equilibrio sfruttando le sue armi più grandi, l'(auto)ironia e dialoghi geniali e pop, e così facendo rende giustizia al carisma di ciascuno di questi eroi ma anche al loro lato più umano. Con The Avengers Whedon crea un gruppo di eroi unito, un po' sulla falsariga delle sue celebri e amatissime "famiglie" televisive, ma al tempo stesso crea i giusti presupposti affinché ognuno di questi personaggi abbia un successivo percorso in solitaria.
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Il Big Bang di Joss Whedon
Nei primi 4 anni del MCU, dal primo Iron Man a The Avengers, sono usciti 6 film, compreso quello di Whedon che conclude la cosidetta Fase 1. Nei 5 anni successivi, compreso il recentissimo Guardiani della Galassia Vol. 2, sono arrivati in sala altre 9 pellicole e altre 7 (sette!) sono già previste da qui al prossimo maggio 2019. Che l'universo cinematografico Marvel si sia in continua espansione lo sappiamo da tempo, ma che ad averla causata sia stato proprio l'enorme successo di The Avengers forse sfugge a molti, convinti che dalle parti dei Marvel Studios tutto fosse progettato fin dall'inizio nei minimi particolari. Invece fu sempre l'arrivo di Whedon, prima come regista e poi come consulente e coordinatore di tutta la Fase 2, a lasciare un'impronta importante per tutto quello che è seguito.
Se i primi film erano dedicati alle origini dei supereroi, a partire da The Avengers tutti quelli che seguono sono parte integrante di un progetto più grande e perfino i film più diversi nel tono o nel genere (si pensi al tanto bistrattato Iron Man 3 ma anche ad Ant-Man, al recente Dottor Strange o al fantastico Guardiani della Galassia) si sono dimostrati con il tempo importanti, se non fondamentali, per quell'unica grande storia che alla Marvel stanno cercando di raccontare da quasi dieci anni. In fondo non è nulla di troppo diverso da quello che succede nel mondo dei fumetti da decenni, con la grande differenza però di avere un pubblico incredibilmente più ampio e molto meno abituato ad alcuni eccessi che magari sono più facilmente accettati nelle tavole ma non sullo schermo. Soprattutto sul grande schermo, con (grandi) attori in carne ed ossa.
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Un successo "cosmico"
Eppure la traccia di tutto quello che il Marvel Cinematic Universe sta diventando, soprattutto negli ultimi tempi, era evidente fin da quel film di cinque anni fa. Con quella scena mid-credits che mostrava Thanos come vero nemico degli Avengers (e proprio il suo inserimento come big bad è stata la più importante battaglia vinta da Whedon) e che in pochi secondi allargava l'universo raccontato rendendolo praticamente infinito. In seguito sono arrivati i Guardiani della Galassia che all'inizio sembravano quasi un film stand-alone per poi invece confermarsi come qualcosa di sempre più importante, poi Doctor Strange e adesso siamo in attesa anche di Thor: Ragnarok per non parlare della vera e propria Infinity War.
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Tutto questo nasce dall'unione di quei quattro personaggi che, prima ancora di essere noti come Avengers, avevano avuto un film ciascuno e che avevano mostrato grandi potenzialità al botteghino ma non avevano ancora né il favore della critica né la necessaria forza per fare quello che è stato fatto successivamente. Ovvero la più grande saga cinematografica di tutti i tempi, un insieme di film che, quasi come fossero episodi di serie TV da 200 milioni di dollari ciascuno, hanno preso un universo esistente (quello dei fumetti) e l'hanno fatto proprio. E così facendo hanno cambiato le regole dell'industria cinematografica, le aspettative e le pretese del pubblico e l'idea di saga cinematografica. Tutto questo avveniva, più o meno sotto gli occhi di tutti, cinque anni fa. Ancora oggi nessuno è in grado di capire se è stato un bene o un male, se sia solo una moda passeggera o davvero un nuovo modo di fare cinema, ma di certo si tratta di un qualcosa che è ormai impossibile ignorare. Nel dubbio noi comunque continuiamo a preferire questi a molti altri film d'azione senza anima e spesso senza senso ma ad altissimo budget. Se blockbuster deve essere, a questo punto noi diciamo: Blockbusters... assemble!