Il 30 maggio scorso, dopo sei anni di menzogne quotidiane, di doppie identità, di missioni segrete e di bizzarri travestimenti, abbiamo dovuto congedarci una volta per tutte dalla famiglia Jennings. I sei anni trascorsi in compagnia di Philip ed Elizabeth, alias Mischa e Nadezhda, spie dell'Unione Sovietica infiltrate negli Stati Uniti e nascoste dietro l'apparenza di una tipica famiglia americana, ci hanno fatto appassionare ad una serie in cui le complesse dinamiche familiari si intrecciano con l'ambiguo scenario politico dell'ultimo decennio della Guerra Fredda.
Sarà difficile dire addio a The Americans: la spy story creata per la FX da Joe Weisberg, ex agente della CIA, ha costituito davvero una delle punte di diamante della serialità contemporanea, e speriamo che questa sesta, magnifica stagione, attualmente in onda in Italia su Fox, possa essere adeguatamente ricompensata alla prossima edizione degli Emmy, dopo aver già raccolto l'entusiasmo della critica e dei fan di lungo corso. Nel frattempo, per ravvivare ulteriormente la nostra nostalgia di Philip, Elizabeth e degli altri personaggi, oggi vogliamo ripercorrere alcuni dei momenti più belli e significativi nella storia di The Americans: momenti scanditi da una selezione di intramontabili brani d'epoca che, da un episodio all'altro, hanno accompagnato le imprese dei Jennings.
Uno dei tratti distintivi della serie risiede infatti nell'utilizzo della sua ricchissima selezione musicale: le canzoni incluse nelle varie puntate sono adoperate in maniera formidabile, diventando quasi sempre non un mero sottofondo, ma un vero e proprio elemento narrativo, che riflettano le emozioni dei protagonisti o siano usate al contrario in maniera contrastiva. Di seguito, abbiamo provato a elaborare quindi un'ideale soundtrack, in ordine cronologico, composta da dieci fra i "momenti musicali" più memorabili di The Americans, grazie al loro connubio fra melodia e immagini. Numerose purtroppo le omissioni, ma vale la pena ricordare che alla grandezza di questa serie hanno contribuito anche pezzi come In the Air Tonight di Phil Collins, Siamese Twins dei Cure, Vienna degli Ultravox, Under Pressure dei Queen e David Bowie, That's Good dei Devo, More Than This dei Roxy Music, Slave dei Rolling Stones, Slippery People dei Talking Heads, Dance Me to the End of Love di Leonard Cohen, Broken Flag di Patti Smith e Brothers in Arms dei Dire Straits. Buona lettura, dunque, e buon ascolto!
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1. Fleetwood Mac, Tusk
È innegabile il legame fra The Americans e i mitici Fleetwood Mac: un legame che la serie ha instaurato fin dell'episodio pilota, Missione. In una delle primissime scene, Philip Jennings (Matthew Rhys) si lancia all'inseguimento di un agente voltagabbana del KGB, lo cattura e quindi fugge in auto insieme a Elizabeth (Keri Russell). L'intera, adrenalinica macrosequenza si svolge all'incalzante ritmo tribale dei tamburi di Tusk, uno dei brani più celebri della rockband, title track dell'omonimo album del 1979. In una perfetta chiusura circolare, la melodia di Tusk sarà usata anche al termine dell'episodio, nella scena in cui Stan Beeman (Noah Emmerich) ispezione nottetempo il gararge dei suoi nuovi vicini di casa.
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Why don't you tell me what's going on?/ Why don't you tell me who's on the phone?
2. Peter Gabriel, Games Without Frontiers
Ancor più dei Fleetwood Mac, un altro artista che ha più volte trovato posto nelle colonne sonore di The Americans è Peter Gabriel. Ne Il colonnello, l'ultimo episodio della prima stagione, è proprio un brano del grande cantautore inglese a inaugurare una tradizione di quasi tutti i season finale della serie: la presenza di una canzone a corredare il montaggio delle scene conclusive. Il pezzo in questione, ne Il colonnello, è uno dei cavalli di battaglia di Gabriel, la trascinante Games Without Frontiers, tratta dal suo terzo album da solista datato 1980: una canzone arricchita dalla partecipazione di Kate Bush e i cui versi, dedicati ai "giochi senza frontiere" della politica internazionale, appaiono quanto mai emblematici. Nelle stagioni a venire, dal repertorio di Peter Gabriel saranno pescati altri tre titoli: Here Comes the Flood, Lay Your Hands on Me e We Do What We're Told (Milgram's 37).
If looks could kill, they probably will/ In games without frontiers, war without tears
3. Yazoo, Only You
Passiamo alla quarta puntata della terza stagione, Guerra fredda in famiglia, nel corso della quale Philip, sotto falsa identità, ha il compito di catturare l'attenzione dell'adolescente Kimberly Breland (Julia Garner), figlia di un membro della CIA. Durante l'episodio un ruolo importante è giocato dalla musica degli Yazoo, duo britannico di synthpop che ha dominato brevemente le classifiche europee all'inizio degli anni Ottanta: prima una tesa sequenza al ritmo di uno dei loro pezzi più noti, Don't Go, e poi, al termine della puntata, un momento di confidenza e di tenerezza tra Philip e Kimberly sulle note della dolce ballata Only You, interpretata dalla poderosa voce di Alison Moyet.
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All I needed was the love you gave/ All I needed for another day/ And all I ever knew, only you
4. Fleetwood Mac, The Chain
Fra le innumerevoli scene musicali nella storia di The Americans, poche possono vantare la precisione millimetrica e la capacità di coinvolgimento dei minuti finali di Walter Taffet, settimo, eccezionale episodio della terza stagione: un'adrenalinica macrosequenza nel corso della quale Philip ed Elizabeth, opportunamente mascherati, devono effettuare un sequestro che rischierà fino all'ultimo di andare storto. E la potenza di questa scena al cardiopalma deriva in gran parte dalla perfetta corrispondenza fra l'azione narrata sullo schermo e le note di The Chain, epico brano dei Fleetwood Mac, tratto dal loro album capolavoro del 1977, Rumours.
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I can still hear you saying/ You would never break the chain
5. Soft Cell, Tainted Love
Un'altra scena ad altissimo livello di suspense, e in cui una canzone funge da esemplare accompagnamento alle immagini, arriva nel secondo episodio della quarta stagione, Il pastore Tim: in questo caso Philip, durante un incontro segreto con un pilota d'aereo a bordo di una navetta, si trova in difficoltà a causa dell'arrivo improvviso di un addetto alla sicurezza. La reazione di Philip è drastica e inesorabile: strangolare la guardia lì sul posto... e nel frattempo l'unica, potenziale testimone dell'omicidio, una ragazza seduta a bordo del veicolo, non si accorge di nulla perché dalle cuffie del walkman risuona a tutto volume Tainted Love, gigantesco successo in chiave synthpop realizzato dal duo inglese dei Soft Cell nel 1981.
I give you all a boy could give you/ Take my tears and that's not nearly all/ Tainted love
6. Peter Schilling, Major Tom (Coming Home)
È un montaggio alternato da manuale quello che, verso il finale di Occhio per occhio, nono episodio della quarta stagione, intreccia due diversi momenti del racconto: mentre Philip dà lezioni di guida alla figlia Paige (Holly Taylor), Elizabeth, dopo aver drogato Don Seong (Rob Yang), lo stende nel letto accanto a sé e simula un rapporto sessuale, in modo da ottenere un modo per ricattarlo. Due aspetti diametralmente opposti nell'esistenza dei Jennings, per i quali a servire da raccordo è la canzone che scandisce questa duplice narrazione: l'irresistibile Major Tom (Coming Home) di Peter Schilling, un classico della new wave tedesca del 1983 che, nel testo, rende omaggio al protagonista di A Space Oddity di David Bowie.
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Earth below us drifting, falling/ Floating weightless calling, calling home
7. Bauhaus, Slice of Life
È uno dei momenti chiavi della quinta stagione quello che chiude il decimo episodio, Camera oscura: un titolo che fa riferimento alla tenebrosa cantina in cui i Jennings sviluppano le foto 'rubate' al diario del pastore Tim (Kelly AuCoin), l'uomo a conoscenza del loro segreto. "Sono dei mostri? Non lo so", recitano le scritte nelle fotografie; "Ma ciò che hanno fatto alla loro figlia dovrei definirlo mostruoso". L'angoscia e, probabilmente, il senso di orrore e di colpa dipinto sui volti di Paige e dei suoi genitori in questa sequenza si sposano a meraviglia alle cupe sonorità gotiche di Slice of Life, il brano dei Bahaus del 1983 su cui si dipana l'intera scena.
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Clear up what you are, burn out these eyes/ Rip up this place and scream/ "I am your slice of life"
8. Elton John, Goodbye Yellow Brick Road
È un epilogo malinconico e carico di incertezze quello che ne La divisione sovietica, tredicesimo e ultimo episodio della quinta stagione, ci mostra alcuni frammenti delle vite di Philip, Elizabeth e Paige Jennings, accomunati dal gravoso segreto di un'inconfessabile doppiezza. Un epilogo che, come da regola per la serie, fa calare il sipario sulla stagione tramite un emozionante sottofondo musicale: Goodbye Yellow Brick Road, celebre brano che dà il titolo allo storico album pubblicato da Elton John nel 1973. E i versi della ballata del leggendario cantautore britannico sembrano riflettere proprio il senso di smarrimento dei personaggi di The Americans.
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Oh, I've finally decided my future lies/ Beyond the yellow brick road
9. Crowded House, Don't Dream It's Over
Se la quinta stagione si chiudeva con Elton John, la sesta stagione è inaugurata invece, nell'episodio Il summit, da una lunga sequenza musicale in qualche modo analoga, ma ambientata a tre anni di distanza: un collage delle esistenze dei Jennings nel 1987, con Philip che ormai si dedica esclusivamente alle normali attività di un qualunque padre di famiglia mentre Elizabeth continua a impegnarsi in una logorante doppia vita. La canzone scelta, in questo caso, è una hit celeberrima del 1986: Don't Dream It's Over, romantica ballata del gruppo australiano dei Crowded House, con il suo inevitabile effetto nostalgia.
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They come, they come to build a wall between us/ We know they won't win
10. U2, With or Without You
Della tragica bellezza di un season finale quale START abbiamo già avuto occasione di parlare diffusamente, così come delle due canzoni che segnano alcuni fra i momenti più struggenti dell'episodio: prima la dolente Brothers in Arms dei Dire Straits e poi, in una macrosequenza a dir poco mozzafiato, il più grande successo nella carriera degli U2, With or Without You, tratta dal loro album del 1987 The Joshua Tree. La melodia del brano e la voce di Bono si sovrappongono al viaggio in treno di Philip, Elizabeth e Paige: una fuga che, dopo un rischioso controllo dei documenti in grado di tenerci con il fiato sospeso, proseguirà con un terribile colpo di scena. Perché d'ora in poi, ascoltando il ritornello di With or Without You, sarà difficile non ripensare al silenzioso addio di Paige e ai volti sgomenti dei suoi genitori, mentre quel treno li separa per sempre dal loro passato...
I can't live with or without you/ And you give yourself away