Thank You for Juno
Sfrontato e sbruffone, sfacciatamente divertente e unico come la sua protagonista, Juno vince la seconda Festa del cinema di Roma e conquista letteralmente il cuore del pubblico.
Il racconto, diretto da Jason Reitman (al suo secondo film dopo l'esilarante Thank You for Smoking) con un linguaggio originale figlio di una sceneggiatura fuori da ogni regola tradizionale, riesce ad affrontare con tagliente ironia un tema difficile e impegnativo.
Mai banale o ipocrita, Juno porta sullo schermo la vicenda di una sedicenne incinta che sceglie di affrontare la gravidanza e dare il bambino in adozione. Un personaggio stravagante che oltrepassa i luoghi comuni con la sua adorabile insolenza. Una ragazzina spudorata, ma non per questo priva di quella tenera debolezza che lascia affezionare e commuovere il pubblico.
Juno MacGuff (una bravissima Ellen Page) è diversa dagli altri, legge il mondo con l'occhio ruvido di chi non ama le cose scontate. Sicura di sé e brutalmente onesta è come una piccola rockstar senza pubblico, padrona indiscussa del proprio mondo. Non è però sola o isolata - il film evade anche in questo i cliché evitando l'immagine dell'adolescente speciale e incompreso - ma ha semplicemente una dote di indifferenza verso il prossimo che la eleva ad uno spavaldo anticonformismo. Juno non è una snob, vuole frequentare persone autentiche prive dell'inutile scorza del perbenismo, ma non fa differenze di categoria rispetto all'appartenenza a particolari gruppi giovanili (cosa solitamente mostrata nei racconti sui teenager suddivisi in clan di nerd e giocatori di football). La sua migliore amica Leah (Olivia Thirlby) è un cinguettante cheerleader, ma con una personalità eccentrica che si sposa perfettamente a quella della bizzarra protagonista. Il ragazzo con cui ha fatto sesso e che le farà scoprire l'amore è Bleeker (Michael Cera), un timido e strampalato corridore dai pantaloncini dorati en pendant con un'antiestetica fascia in testa, che suona la chitarra e mangia continuamente tic-tac all'arancio.
Juno vive con un padre moderno e inaspettatamente comprensivo (un buffo ed esilarante J. K. Simmons), una matrigna che - al contrario dell'abitudinaria rappresentazione di questo ruolo - è gentile e divertente (Allison Janney) e la loro piccola figlia vestita da angioletto rosa shocking.
La notizia della gravidanza sconvolge la famiglia solo in un primo momento, da subito i genitori si attivano per aiutare la ragazza che con spirito adulto ha già deciso di portare a termine i nove mesi e ha già trovato la famiglia perfetta a cui affidare il bambino.
La coppia che aspetta l'adozione, scelta da un catalogo di annunci tra "vendesi uccello canterino" e "cercasi incontro a luci rosse", è composta da Mark (Jason Bateman) e Vanessa Loring (Jennifer Garner, famosa protagonista della serie Alias), benestanti con casa lussuosa e rapporto apparentemente immacolato. Lui compositore musicale per spot pubblicitari ma ex rockettaro, lei precisa e misurata donna di casa che vede la maternità come la sua missione di vita.
Mentre la pancia di Juno cresce, gli sguardi indiscreti e le prese in giro, come gli ingombranti chili in più, sono un peso sempre difficile da portarsi dietro. L'immagine di un varco che si crea in mezzo al corridoio della scuola al passaggio di lei rappresenta senza parole il disagio di un'adolescente che sfida pregiudizi e convenzioni. Purtroppo, a livello umano, ma per fortuna, per la coerenza della storia e la ricchezza del personaggio, Juno ne soffre e svela una fragilità nascosta che dona fibra alla sua caratterizzazione emotiva e placa la sua esuberanza con un'infinita dolcezza.
"Sono un pianeta!", "mi dicono che sono Junonica!", urla all'impacciato Bleeker piena di rabbia e gelosia, quando viene a sapere che sarebbe andato al ballo di fine anno con un'altra ragazza che tra l'altro non fa per lui e odora di minestra.
La maturità di Juno illumina con schiettezza la forza e il coraggio di prendere decisioni e di assumersi la responsabilità della propria vita, senza l'ombra di una morale o il sentore di una predica. Il messaggio sguscia dal sottotesto senza cadere nella retorica, la franchezza di un impudente cinismo sviscera un realismo che non può non conquistare.