Lo scorso fine settimana, un clown ha dominato il box-office statunitense solo che non si è trattato di quello di [Joaquin Phoenix in Joker: Folie à Deux, ma quello di David Howard Thornton in Terrifier 3.
Con un budget di appena 2 milioni di dollari e un incasso nordamericano che ha già toccato quota 21,5 milioni (di cui 18,9 nella tre giorni 11-13 ottobre), il terzo capitolo della saga di Damien Leone ha avuto una performance più simile a quella di un horror prodotto o distribuito da una major, citiamo a caso l'esempio dei 22,6 milioni di dollari di Smile nel 2022 durante il primo week-end in sala, rispetto a quelle abituali di film horror in salsa "indie punk".
Terrifier 3 ha sconvolto il sistema americano di classificazione dei film
Dicevamo: un trionfo sorprendente quello di Terrifier 3, ma, in realtà, scritto nelle stelle. Distribuito nelle sale dalla Cineverse di Chris McGurk con delle spese di promozione e marketing non proprio pari a zero, ma quasi, questa terza iterazione cinematografica di Art il Clown merita di essere osservata con attenzione poiché emblematica di un contesto figlio di una crisi seguita a un'altra crisi.
Dopo le chiusure e le riaperture a capacità ridotta dei cinema americani (e non solo) causate dall'emergenza sanitaria del nuovo Coronavirus, le ferite del mercato theatrical si sono, lentamente, rimarginate grazie alle positive prove dei vari lungometraggi horror che, via via, sono arrivati nelle sale, ma, soprattutto, grazie all'afflusso costante di blockbuster di richiamo. Una corrente cominciata con Top Gun: Maverick e deflagrata poi con il ciclone Barbenheimer.
Un trend positivo che è stato drasticamente interrotto dal doppio sciopero del 2023, quello degli sceneggiatori e degli attori, che ha portato al rinvio o all'interruzione della lavorazione di svariate pellicole (e serie TV) in produzione e allo slittamento dell'uscita d'importanti blockbuster come Dune 2 dato che, nel bel mezzo del picchetto, nessuna star avrebbe potuto partecipare alle attività promozionali. Tutto questo ha portato a un 2024 commercialmente in sordina rispetto al 2023 che ha visto gli esercenti americani decisamente ben disposti verso una pellicola come quella di Damien Leone nonostante il suo essere sprovvista di classificazione da parte della MPAA, l'associazione americana che, fra le altre cose, si occupa di stabilire il "visto censura" dei vari lungometraggi in arrivo.
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Un successo "senza censura"
Prima della pandemia, sarebbero state poche le sale propense a proporre un film sprovvisto di classificazione della MPAA perché i film di questo tipo sono soggetti a svariate limitazioni, in primis quelle relative alla pubblicità televisiva. Ma il Covid ha stravolto le carte in tavola per tutti tanto che Terrifier 3, come afferma in forma anonima sulle pagine dell'Hollywood Reporter il responsabile marketing di uno studio, "è finito per essere il film che i fan volevano fosse Joker 2".
Ed è così che Terrifier 3 è finito per ottenere una distrubuzione "monstre" in 2513 cinema diventando il secondo film senza classificazione ad aver debuttato al primo posto dopo Renaissance: A Film by Beyoncé, con un'apertura da 21,8 milioni di dollari all'inizio di dicembre 2023 e un totale di 33,9 milioni alla fine della corsa nel mercato nordamericano. Un progetto, quello della cantante di fama planetaria, profondamente differente dall'opera di Leone per via della sua natura ibrida di documentario e concerto, ma, soprattutto, del suo appeal decisamente più "family friendly".
Terrifier 3 gioca fuori dagli schemi e dalle regole di Hollywood
Ed ecco che Terrifier 3 non è dovuto sottostare ad alcuna regola perché la Cineverse ha potuto permettersi un iter distributivo impensabile per le major classiche che fanno parte della MPAA e devono sottostare a determinate condizioni e regolamenti. Se avesse ricevuto il ben noto NC-17 avrebbe significato che, in nessun caso, spettatori e spettatrici di età pari o inferiore ai 17 anni avrebbe potuto acquistare un biglietto per vederlo.
L'Hollywood Reporter spiega che le tre principali catene cinematografiche statunitensi, AMC, Cinemark e Regal, stanno in ogni caso cercando di "maneggiare" l'horror come se fosse un film vietato ai minori non accompagnati, ma, sempre secondo la testata, la cosa a portato al verificarsi di un fenomeno inatteso. A quanto pare, nel fine settimana di uscita dell'horror, Il robot selvaggio, il film animato di DreamWorks Animation, avrebbe registrato un "insolito" aumento degli incassi. L'ipotesi è che molto adolescenti e pre-adolescenti americani abbiano acquistato dei biglietti per il cartoon per poi... intrufolarsi nelle sale a vedere le truculente peripezie di Art il Clown!
Una risposta all'ansia dei nostri giorni
Le performance economiche della saga di Terrifier sono andate aumentando in maniera esponenziale e, per quanto si trattasse comunque di una "bestia atipica", le prevendite e il tam-tam social avevano fatto capire che il terzo episodio sarebbe andato bene. E c'è di più: data l'ambientazione natalizia, si pensa già a degli eventi organizzati a ridosso delle festività che potrebbero regalargli una coda estremamente lunga. Non male per un lungometraggio per cui la Cineverse ha speso, in promozione, solo 500.000 dollari che però, dati i risultati, hanno avuto un media value equiparabile a una cifra compresa fra i 5 e i 10 milioni di dollari.
Chris McGurk commenta così l'exploit:
Non ho mai avuto a che fare con un film dove il rapporto tra le spese di marketing effettive e gli incassi al botteghino fosse a questi livelli. Si deve a un approccio diverso per trovare il pubblico che ha sfruttato tutto tranne i media nazionali (...) Sapevamo che sarebbe andato bene, ma non immaginavamo che avrebbe ottenuto questi risultati. Abbiamo a che fare con un animale sconosciuto, perché le persone non avevano mai visto un film senza classificazione ottenere questi numeri.
Il finale di Terrifier 3 è all'insegna del cliffhanger e il regista Damien Leone ha già espresso il suo desiderio di continuare la saga. McGurk, da parte sua, evita di commentare circa eventuali piani per un quarto film sottolineando come la popolarità del lungometraggio è anche una risposta alle ansie del periodo storico che stiamo vivendo:
In questo momento c'è indubbiamente qualcosa che sta avvenendo a livello mondiale, con tutte le guerre in corso e la confusione riguardo le elezioni in America. I film horror generalmente vanno molto bene in periodi come questo perché la gente vuole solo andare al cinema e fuggire da tutto.