Ha dismesso gli abiti talari di Don Matteo, Terence Hill, ma anche nella nuova divisa di capo della guardia del Corpo forestale nell'incontaminato comune di San Candido (eremo verde situato nella provincia autonoma di Bolzano), continua a impersonare il ruolo di "eroe" dal temperamento rassicurante ma risoluto, che questa volta riecheggia perfino anche la figura di cowboy solitario caratteristica della sua sterminata filmografia western.
D'altronde a produrre la nuova serie tv Un passo dal cielo - in onda da domenica prossima in prima serata su Rai Uno - è di nuovo la LuxVide insieme a Rai Fiction, sempre per la rodata regia di Enrico Oldoini, che ha già decretato il successo delle avventure del celebre sacerdote investigatore, divenuto ormai un'icona del piccolo schermo. La novità di Un passo dal cielo è costituita dall'inedita ambientazione naturalistica - che viene esaltata anche dalle riprese in alta definizione, impiegate per la prima volta in una fiction italiana - e dal fatto che, dopo numerose serie televisive incentrate su poliziotti e carabinieri, questa è la prima a essere dedicata al glorioso, ma sovente dimenticato, corpo forestale.
Come hanno anche sottolineato i produttori Matilde e Luca Bernabei di LuxVide, il regista Oldoini e il direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce, Un passo dal cielo rappresenta un vero e proprio esperimento, tanto dal punto di vista produttivo - visto che si appoggia anche al sostegno della Film Commission Südtirol BLS, nonché del product placamento di investitori privati -, quanto da quello narrativo, dato che tenta un'inedita commistione tra giallo, commedia, e tematiche ambientaliste. E addirittura con un pizzico di western: Terence Hill ha infatti espressamente richiesto che il suo personaggio si spostasse a cavallo, come le iconiche figure di cowboy che ha interpretato per tanti anni...
Alla conferenza di presentazione della serie, tenutasi nell'insolito scenario dell'Ara Pacis, ha partecipato tutto il cast, che annovera tra gli altri Francesco Salvi nel ruolo del fido aiutante del protagonista, Katia Ricciarelli in quello di un'insolita "matrona" sudtirolese, Enrico Ianniello nelle vesti del commissario di polizia partenopeo catapultato improvvisamente a nord e Gaia Bermani Amaral in quelle di una graziosa veterinaria. I toni, un po' troppo formali e istituzionali, delle dichiarazioni - che hanno visto anche l'intervento dei rappresentanti del Corpo forestale nazionale e della provincia autonoma e della Film Commission Alto Adige - sono stati però sconvolti dalla presenza di un Francesco Salvi più mattatore che mai, il quale si è cimentato in un piccolo show comico, nelle vesti di surreale conferenziere.
Matilde Bernabei: Di certo in questo caso c'è un tema nuovo, che è il rispetto per la natura. Per affrontarlo siamo voluti andare in una delle location più belle del mondo. In questo periodo, in cui molte fiction vengono girate all'estero per ragioni economiche, noi invece abbiano deciso di rimanere in Italia, anche per dare un segnale nei confronti della crisi. Da questo punto di vista è stato fondamentale l'apporto della Provincia autonoma di Bolzano e della Film Commission Südtirol. Si tratta di una novità anche dal punto di vista produttivo perché è una delle prime serie, assieme a Un medico in famiglia, che ricorre al product placement, anche se abbiamo cercato di farlo in una maniera che non risultasse invasiva e che fosse integrata alla storia.
Che tipo di sforzo produttivo ha richiesto Un passo dal cielo? Luca Bernabei: Questa serie ha parecchi primati. Anzitutto si tratta della prima fiction ad alta definizione che viene filmata in Italia e trasmessa dalla Rai anche nel suo canale dedicato 501. Inoltre, è il primo telefilm di casa nostra a essere girato in montagna e che ha al centro il tema naturalistico. Si tratta di un tema, fra l'altro, molto caro a Terence, ed è anche per questa ragione che ha accettato subito il ruolo del protagonista. Abbiamo tentato una commistione molto particolare tra giallo e commedia, cercando di appassionare sia il pubblico tradizionale, sia quello più giovane. Il tentativo è stato quello di mettere in risalto la natura non solo attraverso le immagini, ma anche dal punto di vista sonoro, ricorrendo a un processo elaborato di sound engineering con lo scopo di catturare la vera musica naturale dei boschi.Girare in montagna è molto più difficile e costoso rispetto ai set normali, inoltre questa serie richiede delle riprese in esterni molto maggiori rispetto alla media. Per queste ragioni, per la realizzazione è stato necessario il supporto finanziario di altri soggetti, come appunto la BLS Film - Südtirol, e degli investitori privati.
Com'è stata integrata l'ambientazione naturale allo sviluppo delle storie? Enrico Oldoini: L'ambiente non è stato assolutamente un peso, semmai ha costituito un vero e proprio arricchimento per le storie, e credo che si sia integrato alla perfezione negli intrecci ideati dagli sceneggiatori. Anche dal punto di vista delle riprese ha rappresentato un valore aggiunto. In questo caso è proprio vero il vecchio detto usato spesso al cinema, che "la macchinina da presa dove cascava, cascava bene", perché le inquadrature in quei paesaggi incontaminati riescono sempre in maniera molto suggestiva. Inoltre, ho potuto contare sull'apporto non indifferente di tutto il cast, che con la sua professionalità ha agevolato enormemente il mio lavoro.
Terence, il tuo personaggio rappresenta un ritorno al western? Terence Hill: Come è stato già detto dagli autori, questa serie rappresenta una totale novità. Di antico, forse, c'è rimasto solo questo background da cowboy nel protagonista, che sono stato io a chiedere espressamente. Ma non si tratta di un semplice sfizio personale, perché penso sia un elemento funzionale alla descrizione del personaggio e anche al racconto. Il progetto mi ha entusiasmato fin dall'inizio proprio perché mi permetteva di rivivere, dopo tanti anni, di nuovo dei luoghi che trasmettono epicità e avventura.Alla fine il suo personaggio è una sorta di eroe solitario... Terence Hill: Si potrebbe dire così, anche se lui si confronta costantemente con la gente, e cerca di interagire soprattutto con coloro i quali non mostrano il dovuto rispetto per la natura. La figura dell'eroe solitario è qualcosa che mi porto dietro da quando ho realizzato i primi western e mi ci trovo molto bene ancora oggi.
Hai sempre dichiarato che quello che ti affascinava di Don Matteo era anche il contenuto morale del personaggio. Anche in questo nuovo protagonista c'è qualcosa di simile. Terence Hill: Riguardo a Don Matteo, non ho mai usato il termine "morale" e non penso che lo farò mai. Piuttosto ho sempre detto che nella serie sono spesso presenti alcuni momenti in grado di rinfrancare lo spettatore. Anche per questa fiction vale lo stesso discorso. Certamente uno dei motivi per cui ho deciso di calarmi nel ruolo è che si potevano valorizzare alcuni temi poco approfonditi, come la tutela dell'ambiente, ma anche il riconoscimento del lavoro del Corpo forestale.
Katia Ricciarelli, come ti sei trovata a vivere questa serie? Katia Ricciarelli: Adoro l'Alto Adige. Il set si trovava a poche ore da casa mia, e questi sono luoghi che amo tantissimo. Inoltre il mio battesimo in televisione è avvenuto con Terence, dato che la prima volta che ho recitato in una fiction è stato proprio in Don Matteo. Allora mi emozionai moltissimo a lavorare con Terence e, dunque, questa volta speravo almeno che il mio personaggio potesse intrecciare una storia d'amore con il suo; ma non ho avuto fortuna, perché nella serie interpreto purtroppo una donna senza spasimanti...Alla mia età non pensavo di dover sostenere ancora un provino, ma ringrazio davvero tanto Enrico che mi ha fatto sentire a mio agio, consentendomi di improvvisare. Senza il supporto di tutti i colleghi di set non ce l'avrei fatta.
Gaia, in che modo ti sei calata nel ruolo della veterinaria? Gaia Bermani Amaral: Come è stato già detto dagli altri membri del cast, il tema preponderante della serie è quello ambientalista, e in particolare io svolgo la parte della veterinaria che si batte per i diritti degli animali, ruolo cui mi sono sentita particolarmente legata. Tuttavia, il mio personaggio è anche al centro di una girandola amorosa con quello dell'ispettore Vincenzo, e credo che gli spettatori apprezzeranno anche gli elementi da commedia romantica presenti nella fiction. Sul set sono stata assistita da un'addestratrice per imparare a trattare con i cavalli. Inoltre, siccome in alcune puntate sono presenti animali esotici, come un boa e un lemure, ci siamo serviti di personale specializzato durante le riprese.
Enrico, puoi descriverci il tuo personaggio? Enrico Iannello: Interpreto un commissario napoletano, abituato a fare inseguimenti negli stretti vicoli dei quartieri spagnoli. Trasferito nella foresta di San Candido, dove i malviventi scappano con la jeep o spiccano il volo su un elicottero, si sente ovviamente sbalestrato. Anche perché al posto del motorino qui c'è il cavallo. Comunque devo dire che anche il mitico Terence le prime volte in cui si è messo in sella ha avuto un momento di incertezza... All'inizio infatti cercava il pedale del freno... Devo dire però che anche i cavalli si sono zittiti non appena lo hanno visto: evidentemente lo hanno riconosciuto pure loro!Francesco Salvi, che voto ti dai nel ruolo di Roccia?
Francesco Salvi: Il voto di castità. Sapete, vivendo isolati in montagna... Anche se devo dire che nella serie ci sono molte bellissime ragazze, come Katia, che è una donna non solo di grande tenore, ma oserei dire anche di grande soprano. In realtà si è dimostrata una persona molto alla mano, tanto è vero che nella festa organizzata alla fine della lavorazione e si è messa a cantare per noi e non la finiva più! Prima delle riprese non conoscevo nessuno dei membri del cast, ma ci siamo trovati benissimo, e ogni sera cenavamo tutti insieme, solo che io non ho mai pagato...
Terence, invece, l'ho temuto. Voi lo vedete sullo schermo così mistico, ma in realtà vi garantisco che è un pazzo totale! Insisteva per cimentarsi in prima persona in tutte le scene più pericolose, senza ricorrere agli stuntman, e si è anche destreggiato con un serpente boa. Per fortuna che c'era con me questo mio amico, il grandissimo comico Gianmarco Pozzoli, che è l'unico uomo al mondo che tartaglia inceppandosi non con le consonanti, bensì con le vocali. Una volta abbiamo interrotto le riprese per andare a mangiare e quando siamo tornati stava ancora lì a finire la frase...
Paul Zipperle: In quanto rappresentante del corpo autonomo della Provincia di Bolzano devo dire che ci siamo ritrovati nelle storie della fiction, che rappresentano molto bene il nostro vissuto quotidiano, dedicato alla protezione dell'ambiente, ma anche al contatto giornaliero con le persone. Sul set sono stati impiegati i nostri mezzi e le nostre mappe geografiche e gli attori erano talmente calati nella parte che a un certo punto non riuscivo più a distinguerli dai veri agenti...
Quanto riscontro di pubblico auspicate per la serie?
Fabrizio Del Noce: Difficile da valutare, anche perché ormai gli ascolti sono molto influenzati dalla serata in cui si va in onda, dovendo tenere in considerazione non solo il competitor diretto di Mediaset, ma anche ad esempio la concorrenza di una rete come Rai Due, che sta diventando sempre più importante per quanto riguarda la fiction.
Inoltre la domenica si subisce la concorrenza delle partite di calcio, e bisogna considerare che con la bella stagione ci sono meno persone di fronte al teleschermo. Detto questo, le fiction forti riescono imporsi contro tutto, basta pensare al successo di Montalbano. Penso che anche Un passo dal cielo abbia le qualità per imporsi.