A poche ore dall'inizio del RomaFictionFest che aprirà ufficialmente i battenti domani con Lea, il film diretto da Marco Tullio Giordana, questa mattina è stato presentato nella Capitale il programma dell'ultimo festival cinematografico nostrano dell'anno: il Torino Film Festival. Alla guida la sempre energica Emanuela Martini, al timone dal 2013 dopo la direzione di Paolo Virzì che lo scorso anno figurò come Guest Director presentando la sezione Diritti & Rovesci. Un programma ricco, variegato, denso, scaturito dalla visione di oltre 4000 film visionati tra corti, medi e lungometraggi che ha portato alla selezione di 47 pellicole, tra opere prime e seconde, 50 anteprime mondiali, 20 internazionali, 8 europee e ben 71 anteprime italiane. Numeri importanti che denotano il lavoro certosino e rodato che guida il Festival da oltre trent'anni, quest'anno dedicato alla memoria cinematografica del grande Orson Welles. Una rassegna ricca di pellicole, dunque, ma anche di nomi importanti come il regista di Drive, Nicolas Winding Refn, che presenterà la versione restaurata di Terrore nello spazio di Mario Bava, Valerio Mastandrea protagonista in La felicità è un sistema complesso, il britannico Terence Davies con il suo ultimo lavoro, Sunset Song, nonché vincitore del Gran Premio Torino o ancora Francesca Comencini, vincitrice del Premio Cipputi alla carriera e Hadas Yaron, la giovane e brillante interprete de La sposa promessa.
"Questa edizione segue le linee degli anni passati con la solita attenzione alle opere prime e seconde, ai film indipendenti di autori giovani rivolti al pubblico che è la vera anima del Festival. Ringrazio ogni anno il cielo che ci sia sempre un pubblico così straordinario, presente anche l'anno scorso con delle sale in meno per un'improvviso taglio di buget. Quello del Festival è un pubblico composto da molte anime, tra addetti ai lavori, cinefili e torinesi affezionati e l'intento della rassegna è quello di cercare di andare dietro a tutti" ha esordito Emanuela Martini ad inizio conferenza, sottolineando come lo spirito del Festival cerchi di rimanere fedele a sé stesso il più possibile con un'attenzione, però, verso i mutamenti esterni, aggiungendo: "Quest'anno in concorso, tra i quindici film presenti svincolati da qualsiasi linea comune, abbiamo quattro film italiani, Colpa di Comunismo, Mia madre fa l'attrice, I racconti dell'orso e Lo Scambio, il primo film di finzione del documentarista Salvo Cuccia. Si tratta di tutte opere prime, seconde o terze. È il trend del momento. A Cannes c'erano cinque film francesi e a Venezia tre italiani. Noi ne siamo riusciti ad inserire quattro forse perché guardiamo in quelle aree dove i grandi festival non si addentrano."
Concorso, Festa Mobile e Doc
Tra lungometraggi, documentari, concorso e ricchissime sezioni parallele, quest'edizione del Torino Film Festival non sembra affatto deludere le aspettative di chi, tra giornalisti e affezionati, era curioso di scoprire quali titoli avrebbero riempito le varie realtà di una rassegna che quest'anno, tra le novità, vanta anche After Hours, sezione dedicata prevalentemente all'horror con titoli come February, esordio alla regia di Osgood Perkins, figlio di Anthony Perkins, The Final Girls, pellicola metacinematografica di Todd Strauss-Schulson o The Girl In The Photographs, ultimo lavoro come produttore esecutivo di Wes Craven, creatore della saga di Scream, recentemente scomparso, che "tingeranno di rosso le notti del Torino Film Festival" assicura la Martini. Con un'apertura assegnata ad uno dei film di punta della sezione Festa Mobile, Suffragette di Sarah Gavron, presente a Torino insieme alla sceneggiatrice Abi Morgan, primo film dedicato, senza scadere nella macchietta, alle protagoniste del movimento femminista di inizio secolo, ed una pre-preapertura affidata a Bella e perduta di Pietro Marcello, scorrendo i titoli di questa 33ª edizione ci s'imbatte in pellicole diversissime per generi ed autori, da Brooklyn di John Crowley a The Dressmaker di Jocelyn Moorhouse, passando per The Lady in the Van di Nicholas Hytner o Quel fantastico peggior anno della mia vita di Alfonso Gomez-Rejon senza dimenticare la sezione documentari presieduta da Davide Oberto e composta da tre aree, due delle quali - Internazionale.doc e Italiana.doc - competitive, più un focus dedicato quest'anno ad una parola chiave "Mediterraneo" "capace di racchiudere l'attualità ma anche un senso di vivacità artistica grazie anche alla presenza di esperti, filosofi, attori e registi con i quali costruire una discussione attiva" a detta dello stesso Oberto.
Tra omaggi e Guest Director rock
Ad animare con suo piglio rock le giornate del Festival, Julien Temple, il regista britannico tanto caro alla rassegna torinese che quest'anno vestirà il ruolo di Guest Director con tanto di nuova sezione inaugurata ad hoc per l'occasione: Questione di vita o di morte. Un'idea nata dalla realizzazione del suo ultimo film, The Ecstasy of Wilko Johnson, documentario incentrato sulla figura del chitarrista rock al quale fu diagnosticato un cancro apparentemente incurabile che portò Johnson ad intraprendere un tour d'addio, per poi guarire contro ogni possibile previsione medica. Tra i vari appuntamenti immancabili dell'imminente edizione impossibile non citare l'omaggio all'immenso Orson Welles con la proiezione di capolavori come Quarto potere e Rapporto confidenziale, la retrospettiva Cose che verranno (La Terra vista dal cinema) dedicata al cinema di fantascienza fino alla proiezione, nella sezione Palcoscenico, di Hamlet, la tragedia di William Shakespeare presentata nella nuova versione del National Theatre di Londra con protagonista Benedict Cumberbatch.