Supacell, la recensione: supereroi (come noi) per quella che potrebbe essere la serie del momento

Un po' X-Men, un po' Top Boy e un po' Stranger Things: Supacell, sviluppata da Rapman, è una serie che convince grazie alla caratterizzazione dei personaggi. Sei puntate su Netflix.

I protagonisti di Supacell

Qualcosa si muove. Piano, ma si muove. Nell'insieme organico che è lo streaming, non tutto meriterebbe la nostra attenzione: titoli su titoli, film su film, serie su serie. L'abbiamo scritto e detto tante volte: viviamo in un'epoca in cui c'è una continua somministrazione di prodotto, spesso di scadente qualità. Per questo, quando ci si imbatte invece in un titolo mediamente interessante, torna la voglia di scoprire i cataloghi, osservandoli come fonte di sensato intrattenimento, e non solo come un passatempo distratto. Capita allora che titoli come Supacell, sviluppata da Andrew Onwubolu alias Rapman (produttore, discografico, rapper), possano farci drizzare le antenne. In fondo, è una serie oggettivamente interessante nel suo sviluppo, che ha il coraggio di affrontare un genere che più di altri, negli ultimi anni, ha catalizzato l'attenzione del pubblico.

Supacell Scena Serie Netflix
Tosin Cole è Michael in Supacell

Già perché Supacell, arrivata su Netflix, ha per protagonista un gruppo di supereroi. O meglio, un gruppo di ragazzi neri che, volenti o nolenti, si ritrovano addosso (letteralmente) dei superpoteri. Prima di scendere nei dettagli, è bene sottolineare che lo show, diviso in sei puntate (45-50 minuti, forse troppo lunghe), offre il giusto e lecito livello di spettacolo, con una dinamicità calcolata su più livelli, e non per forza legata all'elemento action, pur presente ma mai scalzante rispetto ai cinque protagonisti (sì, una sorta di team), alle prese con un'identità umana prima che fantastica.

Supacell: supereroi per caso

Supacell Netflix Scena Serie Londra
Se Londra è in pericolo

La serie, dopo un violento incipit, ci porta a Sud di Londra. Al centro, la storia incrociata dei protagonisti: Michael, Tazer, Sabrina, Andre e Rod (interpretati da Tosin Cole, Josh Tedeku, Nadine Mills, Eric Kofi Abrefa, Calvin Demba). Non si conoscono, ma i loro percorsi si accavallano quando ognuno di loro scopre - all'improvviso - di avere un potere. Diversissimi tra loro, i cinque conducono una vita in totale resistenza rispetto ad un mondo complicato e poco accondiscendente: un'infermiera, uno spacciatore, un papà single, il leader di una gang, un placido corriere, che altro non vuole se non sposare la sua fidanzata Dionne (Adelayo Adedayo). Dunque, un corollario molto variegato, che poi rispecchia la dimensione periferica di una metropoli come Londra (e se ci mettiamo la crisi contemporanea, la serie può essere considerata anche politica).

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Tosin Cole, Josh Tedeku, Nadine Mills, Eric Kofi Abrefa, Calvin Demba sono i supereroi di Supacell

Quest'ultimo, Michael, avrà in qualche modo l'onere di portare avanti il disegno stabilito: capace di guardare nel futuro, scopre una terribile minaccia che sta per abbattersi su Londra. Dovrà accettare i poteri (così come dovranno farlo gli altri), e provare ad anticipare l'imminente pericolo (accollandosi in toto lo stilema del classico supereroe stile Marvel). Intanto, sempre nella City, "un picco di persone scomparse" tiene impegnata la polizia. Dietro sembra esserci un disegno più grande, un complotto (magari con la solita associazione segreta, introdotta fugacemente già nell'incipit), che porta Supacell a confrontarsi con un'atmosfera un po' alla Stranger Things e un po' alla X-Men, con un pizzico di Top Boy.

Se gli eroi non sono mai stati così quotidiani

Anche per questo, nella sua verbosità urbana (il contesto cittadino è fondamentale in Supacell, facendoci calare per quanto possibile nella street culture legata all'identità black dei protagonisti), la serie di Rapman ha le sue peculiarità quando punta l'attenzione sulla normalità stravolta da un cambiamento inaspettato, che travolge l'esistenza dei personaggi. Dietro l'evoluzione di uno script ambizioso e fresco, che guarda all'esplorazione di una storia tecnicamente aperta ad ulteriori sviluppi, c'è una serie tv ferma nella sua sostanza e nella sua struttura: è proprio il cambiamento il tema centrale che accompagna gli episodi, rendendo umani i superpoteri e non viceversa.

Supacell Scena Serie Netflix Protagonisti
Nadine Mills, tra le protagoniste della serie Netflix

Se di contesto parlavamo, i poteri indotti ai personaggi - c'è chi vola, chi ha una forza bruta, chi è velocissimo, chi è invisibile - andranno ad arricchire il senso della serie nell'ottica nobile di esplorare un gruppo di individui portati al limite, divertendo ed emozionando quando gli inattesi superpoteri andranno a scontrarsi con la realtà quotidiana che vivono, alterando una società impassibile e pronta ad affossare ogni principio di libertà ed individualità (su questa strada la scrittura di Rapman è molto più europea che americana: gli eroi non cambiano per via dei poteri, ma cambiano per via delle conseguenze relative ai poteri stessi).

Il resto di Supacell è serialità abbastanza canonica, sia che la divoriate in binge-watching sia che l'assaporiate sporadicamente: la struttura segue un flusso stabilito, ogni puntata illumina un protagonista portandoci al gran finale che chiude (aprendo?) il cerchio. Ciò che resta però è la caratterizzazione e la personalità degli eroi per caso, accessibili e diretti nei loro problemi e nelle loro difficoltà. Ed è questo che differenzia Supacell da altri show supereroistici: partire dalla realtà e dalla riconoscibilità per raccontare una storia di persone alle prese con un marcato cambiamento.

Conclusioni

Chissà, Supacell sviluppata da Rapman potrebbe essere la serie del momento: una buona caratterizzazione dei personaggi, una geografia umana e urbana che funziona, e poi il fattore supereroistico che guarda alla quotidianità e non alla fantascienza. Un mix interessante che tiene focalizzata una storia di appartenenza, resistenza e coraggio, capace di intrattenere a dovere, nonostante la lunghezza delle puntate (quasi un'ora) e la poca lucidità scenica nei momenti action.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • La caratterizzazione dei personaggi.
  • Il panorama metropolitano.
  • Una buona regia.
  • La storia tiene il ritmo.

Cosa non va

  • Le puntate durano troppo.
  • I momenti action hanno poca lucidità.