Sulla scena del delitto: il killer di Times Square, la recensione: omicidi nella New York a luci rosse

La recensione di Sulla scena del delitto: il killer di Times Square, il documentario Netflix che racconta una serie di omicidi avvenuti a New York tra gli anni Settanta e Ottanta.

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Sulla scena del delitto: Il killer di Times Square: un'immagine della docu-serie

Il catalogo true crime di Netflix è certamente uno dei meglio forniti tra quelli delle varie piattaforme streaming: documentari e docuserie ci trasportano in mondi oscuri, vicini e lontani, sia geograficamente che nel tempo. Tra le location più calde in cui sono avvenute le terribili storie che ci vengono raccontate c'è senza dubbio New York, nel periodo degli anni Settanta e Ottanta. Come vedremo in questa recensione di Sulla scena del delitto: il killer di Times Square, Joe Berlinger, già autore di Sulla scena del delitto: Il caso del Cecil Hotel ci porta nella Grande Mela per raccontarci il caso di un serial killer che, come molti altri prima e dopo di lui, sceglieva le sue vittime predilette tra le prostitute, donne senza alcuna protezione e in balia della violenza di mostri assassini ma anche di polizia, papponi e clienti.

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Sulla scena del delitto: Il killer di Times Square: un'immagine della docu-serie

Nel raccontarci questa storia Joe Berlinger ci parla anche della New York a luci rosse, della quarantaduesima strada dell'epoca, dove le persone si affollavano nei locali di scambisti, nei cinema porno e negli angoli frequentati dalle prostitute. Una Times Square completamente diversa dalla mecca del turismo di oggi, che è stata ripulita dopo i fatti che vengono narrati nei tre episodi del documentario e tanti altri simili. L'elemento quindi più interessante di questa storia, oltre al caso del cosiddetto "The Torso Killer", come venne poi soprannominato il colpevole Richard Cottingham, è l'analisi di come l'ambiente socio-culturale in cui l'omicida cercava le sue vittime ne facilitasse indubbiamente l'operato. Fu poi anche grazie all'insorgere dei movimenti femministi, che chiesero a gran voce sempre più rispetto per le donne, che fossero prostitute o vittime di stupro, a dare il via ad un grande cambiamento e a portare poi alla cattura di Cottingham e di tanti carnefici come lui.

The Torso Killer

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Sulla scena del delitto: Il killer di Times Square: un'immagine tratta dalla docu-serie

Il 2 dicembre 1979 in un hotel della quarantaduesima strada vengono trovate due donne, violentate, torturate e a cui, dopo essere state uccise, sono state tagliate testa e mani. Ai corpi così ridotti, poi, è stato dato fuoco. Una delle due - la seconda non verrà, purtroppo, mai identificata - è Deedeh Goodarzi, una prostituta che lavorava a Times Square. Questo primo terribile massacro viene poi seguito da casi simili, in cui spesso le vittime non perdono la vita ma vengono comunque violentate e ferocemente torturate: il sospettato viene subito cercato tra i frequentatori nella New York dei locali a luci rosse, in cui la prostituzione dilagava. Le vittime del "The Torso Killer" sono infatti quasi esclusivamente prostitute, donne che non vengono protette da nessuno: se denunciassero la violenza subita, invece che tutelate e protette, verrebbero quasi certamente condannate per svolgere un'attività illegale.

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Sulla scena del delitto: Il killer di Times Square: un'immagine della docu-serie

Il fatto che le prostitute vengano considerate vittime di serie b, oltre ad una scarsa comunicazione tra distretti di polizia (casi simili stavano infatti accadendo anche nel New Jersey, ma i detective che si occupavano del caso ne erano allo oscuro), faranno si che il colpevole, Richard Cottingham, venga arrestato solo il 22 maggio 1980, dopo aver colpito indisturbato per molti mesi. Trattandosi di un uomo bianco, con una famiglia normale e con un buon lavoro, il suo profilo era stato infatti scartato dalla polizia, che non credeva avesse le giuste caratteristiche per essere un serial killer.

Le vittime predilette del killer

Quella narrata da Sulla scena del delitto: il killer di Times Square è una storia ricca di sfaccettature, a cui prendono parte numerosissime voci: i poliziotti che parteciparono alle indagini, i familiari delle vittime, i giornalisti che si occuparono del caso, alcune prostitute dell'epoca e coloro che frequentavano la New York a luci rosse. Quella di Richard Cottingham è una vicenda che si tenta di raccontare nel modo più approfondito possibile, cercando al tempo stesso di mettere in evidenza come le donne che ha ucciso fossero anche, e sopratutto, vittime di una società che non le tutelava e che a malapena le considerava esseri umani. Sarebbe risultato ancor più interessante, forse, cercare di fare parallelismi con altri casi dell'epoca - che vengono solo accennati - in cui i killer concentravano la propria furia su queste donne, approfondendo come la società in cui vivevano ne facilitasse l'operato.

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Detto questo, comunque, Sulla scena del delitto è un buon prodotto di genere crime, interessante e ben strutturato, ricchissimo di documenti di repertorio che lo rendono una testimonianza ancor più preziosa dei fatti e capace di catturare e coinvolgere sia chi ama questo tipo di documentari sia chi raramente vi si approccia.

Conclusioni

Al termine della nostra recensione di Sulla scena del delitto sottolineiamo come questo documentario sia un buon prodotto di genere true crime, interessante, ben strutturato e ricchissimo di documenti di repertorio che lo rendono una testimonianza preziosa dei fatti.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.2/5

Perché ci piace

  • La storia è interessante e ben strutturata.
  • È un prodotto ricchissimo di documenti di repertorio e di testimonianze.

Cosa non va

  • Sarebbe stata interessante una maggiore ricerca di parallelismi con casi simili dell'epoca.