L'evento di questa edizione della Mostra di Venezia è Suburra. A dimostrarlo è il fermento della stampa intorno alla prima serie italiana targata Netflix. Venezia ha mostrato in anteprima i primi due episodi dello show, che sarà disponibile sulla piattaforma streaming il 6 ottobre. Suburra, co-prodotta da Cattleya e Rai Fiction, sarà un prequel del film che approfondirà le vicende di alcuni personaggi già visti in precedenza, in particolare Numero 8 (Alessandro Borghi), Spadino (Giacomo Ferrara) e Lele (Eduardo Valdarnini). Intorno a loro una ridda di figure che andranno a rappresentare le varie anime della capitale divisa tra i poteri forti della mafia e del Vaticano.
Come nasce l'idea del prequel? È la sceneggiatrice Barbara Petronio a spiegarlo: "Abbiamo deciso di ambientare Suburra in una zona franca. L'idea del prequel nasce dalla voglia di essere liberi di raccontare quello che ritenevamo importante. Volevamo lavorare con personaggi che fossero un po' più giovani, che avessero maggiori energie. Abbiamo ritenuto giusto sfruttarli nella loro forza, ad esempio abbiamo messo lo Zingaro contro il suo peggior nemico, un personaggio di Ostia. Aspiravamo a realizzare un racconto di formazione dominato dalla fame di conquista".
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Placido capostipite del trend crime con Romanzo criminale
A dirigere i dieci episodi della prima stagione di Suburra sono stati chiamati Andrea Molaioli, Giuseppe Capotondi e Michele Placido. E proprio Placido non nasconde il merito di essere stato tra i primi a intuire la portata del crime movie all'italiana facendo da apripista con Romanzo criminale. "Ho raccolto immediatamente la sfida di dirigere alcuni episodi di Suburra. Essere a Venezia mi ricorda che proprio qui sono stato preso a pomodorate con Ovunque sei. Il giorno dopo ho accettato di girare Romanzo criminale. E' una fortuna che Ovunque sei sia andato male, così abbiamo avuto un'intuizione che ha aperto una nuova strada. La serialità oggi ci insegna che servono meno autori e più partecipazione a grandi soggetti. La Rai sta cambiando, ha scelto di collaborare a un progetto forte. Dobbiamo cambiare noi e avere persone che lavorino in modo nuovo".
Il produttore Riccardo Tozzi si sofferma sulla specificità di lavorare per Netflix. In cosa si differenzia la strategia della piattaforma streaming rispetto alla committenza più tradizionale? "Prima di tutto a fare queste nuove serie ci si diverte tantissimo. Ogni committente è diverso, lo specifico di Netflix è il suo essere globale. Netflix richiede prodotti forti e autentici, che possiedano una potenza narrativa e siano radicati in un contesto locale, ma che sappiano parlare a tutto il mondo".
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Tra criminalità e politica, una Roma da paura
Una delle novità di Suburra è la presenza di Claudia Gerini in un ruolo inedito, quello di una donna di potere che opera in Vaticano. Parlando del suo personaggio, l'attrice spiega: "Ho combattutto per avere questo ruolo che è diverso da tutto quello che ho fatto. Sara Monaschi è una donna ambiziosa, è il revisore dei conti in Vaticano. Una donna in Vaticano è qualcosa di molto raro, lei è vicina al presidente della commissione del patrimonio immobiliare della Santa Sede. E' una donna capace nella sue relazioni, fa parte della Roma che conta, quella dei salotti, conosce i segreti della Santa Sede e di un elemento corrotto della chiesa, il monsignore con cui lavora. Suburra è un crime drama action forte e ironico dotato di un linguaggio nuovo e irriverente. Sono orgogliosa di far parte di questo cast e aver lavorato con due registi così importanti". Alessandro Borghi, padrino della Mostra di Venezia, racconta in cosa sarà diverso rispetto alla versione vista al cinema: "Liberarsi del numero 8 è stata una grande possibilità perché ho potuto creare un personaggio che avesse molta meno consapevolezza del potere, un personaggio che ha una famiglia ed è coinvolto nelle sue dinamiche. Vuole trovare un posto nel mondo e per farlo si interfaccia con mondi a cui non era affatto abituato".
Dai primi episodi, Suburra sembra contenere un alto tasso di sesso e violenza. Sesso, droga e bunga bunga è il ritratto dell'Italia che trapela dallo show. Riguardo i legami con la realtà, lo scrittore Giancarlo De Cataldo, autore del romanzo da cui è tratta Suburra, mette le mani avanti: "Questa è una Roma che possiede elementi di realismo, ma è soprattutto la Roma del racconto. Non volevo scrivere un saggio sulla corruzione di Roma o non l'avrei intitolato Suburra. Un racconto è un'interpretazione, quindi è sempre fiction". Al di là delle precisazioni, i legami della serie tv con la cronaca politica sono palesi perciò viene spontaneo chiedere se nel futuro Suburra si accosterà più a Gomorra o ad House of Cards. "Suburra sarà Suburra" risponde Barbara Petronio. "E' la Roma come la interpretano i registi e gli attori. La politica la studiamo e la leggiamo, ma poi la mettiamo al servizio del racconto. Ci spaventa come cittadini, non come scrittori".